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S. Alfonso Maria de Liguori
Novena de' Morti

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Introduzione

Il culto delle anime del purgatorio era abbastanza vivo nel ‘700 tra il popolo napoletano, che prediligeva le più derelitte "pezzentelle". Sant'Alfonso nei suoi libri colse l'occasione per fomentarlo, forse anche perché circolavano voci che lo screditavano.

Il vener. suo discepolo p. Gennaro Sarnelli lo precedette inserendo nel Mondo riformato (Napoli 1739) due lezioni: X Devozione alle anime del purgatorio; XI Pratiche per suffragare le anime del purgatorio. Pubblicando nel 1743 Il cristiano illuminato, ammaestrato e diretto, promise nel frontespizio l'aggiunta d'un trattato meditativo per la novena e ottava de' morti; non avendola inclusa nel volume, appose al termine del medesimo un avviso per notificare ai devoti che avrebbe preparato un libro a parte intitolato: "La pietà premiata nel tempo e nell'eterno con in fine le pratiche per ciascun giorno della novena e ottava della commemorazione de' fedeli defunti".

L'opera non venne alla luce.

Sant'Alfonso c'informa che restò incompleta: "Designava egli poi di fare altre opere, delle quali ne avea cominciate alcune a stampare come un trattato del soccorso delle anime del purgatorio... ma poi prevenuto dalla morte (1744) le ha lasciate imperfette" (1). Il manoscritto con le bozze di stampa è andato perduto; né sinora è stato scoperto alcun vestigio. Può essere che sant'Alfonso l'abbia utilizzato: è difficile però stabilire se vi abbia attinto e sino a qual punto; ogni ipotesi rimane nel caso campata in aria senza il sussidio di prove concrete. Non dovettero sfuggirgli le due lezioni sopraddette.

Il santo Dottore nella preghiera iniziale della Visita al SS. Sacramento (Napoli 1745) pose il seguente pensiero: "Vi raccomando le anime del purgatorio specialmente le più divote del SS. Sacramento e di Maria Santissima".

Nell'Apparecchio e ringraziamento alla Messa (Napoli 1758) aggiunse un lungo "Memento" per facilitare ai celebranti il ricordo delle varie categorie dei defunti. Nel I capitolo del Gran mezzo della preghiera (Napoli 1759) illustrò l'opportunità del ricorso alle anime purganti e il dovere dei suffragi; nel § 3 del cap. XII della Vera sposa di G. Cristo (Napoli 1760) dedicò il n. 6 alle preghiere per le anime del purgatorio, consigliandole alle suore quale atto squisito di carità verso il prossimo.

Nel 1769 tornando, sempre incidentalmente, sull'argomento consacrò nell'Opera dogmatica la III disputa per commentare il decreto tridentino sul purgatorio.

Sino a questo anno il Santo non aveva reso pubblico alcun libretto specifico intorno alle anime dei trapassati. Ciò spiega perché il p. Tannoia, poco dopo il 1770 come arguiamo non senza qualche plausibile indizio, sollecitasse il pio scrittore a comporre un'operetta su tale tema: "Gli scritti, avendo io della divozione per le anime purganti, che avendo fatte tante belle opere in onore di vari santi, non aveva fatto cosa particolare per le anime del purgatorio; tanto bastò per tesserne una breve Novena. Promuovere la divozione, ed aiuta i fedeli a suffragarle" (2).

Il biografo non segnala la data, ma induce a credere che la composizione risalga agli ultimi anni dell'episcopato, e precisamente alla dimora in Arienzo, mentre le mette insieme con gli ultimi trattatelli alfonsiani.

Dalla fonte dei processi può dedursi che la stesura avvenne durante il periodo episcopale: il segretario Felice Verzella rammenta che il Santo, stampata la Novena de' morti, ne inviò copie ai parroci per incoraggiarne il culto (3). Il fatto è confermato anche dal teste G. Petrone (4); Michele D'Abruzzo dichiara: "Io so che il servo di Dio ebbe molta divozione per le anime che sono in purgatorio.... Tutto ciò mi consta per esservi stato di persona, come altresì mi consta che compose un libercolo col titolo di Novena de' morti per suffragare le anime del purgatorio " (5).

Le ripetute testimonianze canoniche coincidono con quanto asserisce il p. Tannoia: la Novena de' morti è un libretto del santo vescovo, ed l'unico del genere. Lo scritto apparve in una brochure di 24 paginette con la intestazione: Novena de' morti. Esercizio divoto per gli nove giorni precedenti al giorno della commemorazione de' morti. In suffragio delle anime sante del purgatorio. L'esemplare settecentesco pervenutoci manca dell'anno e del luogo di pubblicazione. Contiene un preludio, 9 considerazioni e preghiere con una strofetta. L'autore poi la collocò in appendice delle Vittorie dei Martiri (Napoli 1775, Paci, pp. 583-592). Riapparve nel 1777 a Bassano presso Remondini (pp. 197-205), e nuovamente a Napoli nel 1785.

Verso la fine del secolo scorso il Romano mise in dubbio il giudizio tannoiano: "Non era tuttavia esattamente vero; perché già circa il 1761, come accennammo al cap. V della I parte, p. 101, (Alfonso) avea dato alla stampa fra le aggiunte alle Visite le "Pratiche divote per suffragare giornalmente le anime del purgatorio divise per ciascun giorno della settimana" (6).

I pp. Keusch (7), De Meulemeester (8) ed altri ancora hanno aderito a Romano, omettendo ogni elementare verifica.

Le Pratiche divote sono, secondo il nostro parere, da considerarsi spurie.

Sant'Alfonso difatti non vi accenna mai nell'epistolario e nelle sommarie note bibliografiche; tace pure nei vari suoi volumi ascetici, nei quali suole far menzione, presentandosi l'occasione, di altri scritti affini. I suoi contemporanei non dicono nulla al riguardo. Presso l'editore veneto Remondini, che riprodusse tutti gli scritti genuini del santo, si cercano invano le suddette Pratiche; e la lacuna è significativa.

Conserva quindi la sua validità la testimonianza di Tannoia, respinta senza un previo esame.

Romano ed i suoi ripetitori non allegano alcun documento in favore dell'autenticità; le hanno attribuite a sant'Alfonso, basandosi sopra un elemento materiale, ciò per averle trovate stampate insieme con altri scritti di lui. Ma questo motivo non è determinante. Senza una diligente revisione furono incluse anche nell'elenco cronologico delle opere del santo edito dalla Sacra Congregazione dei Riti (9). Dal momento che facevano parte di un volumetto integralmente alfonsiano vennero giudicate genuine. Ma la deduzione non convince dal lato critico.

Le Pratiche divote furono poste in circolazione a Napoli, forse la prima volta nel 1761, nella ed. XIII delle Operette spirituali del Santo, curata da B. Gessari (p. I, pp. 225-231): comprendono 7 orazioni seguite da altrettanti "Requiem". Gessari le ristampò nel 1765 (p. I, pp. 233-239): indi le ripubblicarono altri tipografi napoletani per propria iniziativa, come M. Morelli (Oper. spirituali, Napoli 1777, ed. XIX).

Il tipografo Paci non le accolse nella ed. XVII delle Oper. spirituali (Napoli 1768-1769), che è la più corretta, essendo stata fatta con l'assistenza dell'autore.

Il semplice ritrovarsi delle Pratiche nelle ristampe del Gessari non è garanzia di appartenenza alfonsiana. Nell' ed. del 1761 s'incontra parimenti l'Esercizio divoto per impetrare i 7 doni dello Spirito Santo (p. II, pp. 241-251), che Romano suppone a torto di sant'Alfonso (10); questo opuscolo è di Liborio Siniscalchi, come abbiamo indicato nella Introduzione generale (11): proviene letteralmente dal libro Il cuore tra le fiamme dello Spirito Santo (Venezia 1743, ed. II, p. I, pp. 127-139).

Le menzionate Pratiche sono una interpolazione, fatta senza l'intesa di sant'Alfonso, sempre attento a notare gli autori dei pezzi non propri, benché alle volte si trattasse di una canzonetta. Chi interpolò l'opuscolo sullo Spirito santo del Siniscalchi avrà immesso senza scrupoli nella citata edizione di Gessari anche quello delle Pratiche divote, probabilmente per renderla accetta a un numero più largo di acquirenti. D'altra parte il nome del Liguori sul frontespizio, richiamando l'attenzione, rendevalo indirettamente più gradito.

Maggiormente ci persuadiamo della inautenticità dell'operetta, se istituiamo una rapida analisi comparativa tra le Pratiche del 1761 e la Novena de' morti del 1775. La differenza di stile è tangibile, e ciò non procede dalla diversità degli anni; il tono fondamentale è distinto e non ha riscontro in altri scritti alfonsiani. E' assente l'usuale unzione; vi è un altro sapore.

Nel primo libretto ci si imbatte in parole e qualche frase che sant’Alfonso non adopera mai; nel secondo si è subito colpiti dall'accento tipico dell'autore, che menziona la Madonna nella conclusione di ciascuna preghiera (9 volte). Nelle Pratiche è invocata appena nell'orazione del sabato.

Non avendo rintracciato una sola prova che accerti l'origine alfonsiana, ci vediamo costretti ad espungerle dalla presente collezione (12).

(Oreste Gregorio, in Opere Ascetiche di S. Alfonso, vol.10, Roma 1968,pag. XXXVI-XL)

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(1) A. DE LIGUORI, Compendio della vita del servo di Dio D. G. Sarnelli, Napoli 1752.

(2) (TANNOIA A.), Della vita ed istituto del vener. servo di Dio A. M. Liguori, III, Napoli 1802, 92; altre edd., l. IV, c. 18.

(3) Proc. Ordin. Nucer., II, 734.

(4) Ivi, 584.

(5) Summarium super virtutibus, Romae 1806, 436: vedi pure Process. Ordin. S. Agathens., III, 1189.

(6) C. ROMANO, op. cit., 422.

(7) C. KEUSCH, La dottrina spirituale di S. Alfonso M. de Liguori (trad. dal tedesco), Milano 1931, 98 e 102.

(8) M. DE MEULEMEESTER, Bibliographie de st. Alphonse, Louvain 1933, 164.

(9) Acta concessionis tituli Doctoris, Romae 1870, 88.

(10) ROMANO, op. cit., 101.

(11) O. GREGORIO, Restituzione del testo, in Introduzione generale, Roma 1960, 16.

(12) Per le fonti dell'opuscolo, oltre quelle citate nelle note del testo, vedi A. ANDREUCCI, L'obbligazione di sovvenire a' suffragi de' defunti (1741), N. ZUCCHI, Devozione alle anime del purgatorio (1659), G. NIEREMBERG, Devozione alle anime del purgatorio (1729).

 

 

 




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