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S. Alfonso Maria de Liguori Novena del Cuore di Gesù IntraText CT - Lettura del testo |
NOTIZIA DELLA DIVOZIONE VERSO IL CUORE ADORABILE DI GESÙ.
La divozione di tutte le divozioni è l'amore a Gesù Cristo, con pensare spesso all'amore che ci ha portato e ci porta quest'amabile Redentore. Piange e giustamente piange un divoto autore in vedere che molte persone attendono a praticare diverse divozioni e trascurano questa; e che molti predicatori e confessori dicono molte cose, ma poco parlano dell'amore a Gesù Cristo; quando che in verità l'amore a Gesù Cristo dev'esser la principale, anzi l'unica divozione di un cristiano; e perciò questa dovrebbe essere ancora l'unica attenzione e scopo de' predicatori e confessori verso de' loro uditori e penitenti, l'insinuare loro continuamente e l'infiammarli nell'amor di Gesù Cristo. Da questa negligenza poi nasce che le anime poco si avanzino nelle virtù e continuino a marcire negli stessi difetti e spesso ancora ricadano in colpe gravi; perché poco attendono e poco sono ammonite ad acquistare l'amore verso Gesù Cristo ch'è quel laccio d'oro che unisce e stringe le anime con Dio.
A questo solo fine è venuto il Verbo Eterno nel mondo, per farsi amare: Ignem veni mittere in terram et quid volo nisi ut accendatur? (Luc. XII, 49). E l'Eterno Padre a questo fine ancora l'ha mandato nel mondo, acciocch'egli ci palesasse il suo amore e così si tirasse l'amor nostro: protestandosi il Padre che in tanto ci ama in quanto noi amiamo Gesù Cristo: Ipse enim Pater amat vos, quia vos me amastis (Io. XVI, [27]). In oltre ci dona le sue grazie in quanto noi ce le domandiamo
in nome del Figlio: Si quid petieritis Patrem in nomine meo dabit vobis (Io. XVI, 23). Ed in tanto ci ammette all'eterna beatitudine in quanto ci trova conformi alla vita di Gesù Cristo: Nam quos praescivit et praedestinavit conformes fieri imaginis Filii sui (Rom. VIII, 29). Ma questa conformità noi non mai l'acquisteremo, anzi neppur la desidereremo, se non attenderemo a considerare l'amore che ci ha portato Gesù Cristo.
A questo medesimo fine narrasi nella Vita della Ven. Suor Margherita Alacoque, religiosa della visitazione di S. Maria,1 che il nostro Salvatore rivelò a questa sua serva di volere che ultimamente a' nostri tempi s'istituisse e propagasse nella Chiesa la divozione e festa del suo SS. Cuore, acciocché l'anime divote coi loro ossequi ed affetti riparassero le ingiurie che il suo Cuore riceve spesso dagl'ingrati allorché sta esposto nel Sagramento su gli altari. Si narra per tanto nella vita della mentovata ven. religiosa, scritta dal dotto Mons. Languet vescovo di Sens, che mentre stava un giorno questa divota vergine orando avanti il SS. Sacramento, Gesù Cristo
le fé vedere il suo Cuore circondato di spine con una croce di sopra e in un trono di fiamme; e poi le disse così: Ecco quel Cuore che tanto ha amato gli uomini e che nulla per essi ha risparmiato sino a consumarsi per dar loro contrassegni del suo amore; ma che per ricompensa dalla maggior parte non riceve che ingratitudini e disonori in questo Sagramento d'amore; e quel che più mi dispiace è che questi cuori sono a me consagrati. Indi le ordinò ch'ella si adoperasse acciocché nel primo venerdì dopo l'ottava del SS. Sagramento si celebrasse una festa particolare per onorare il suo divin Cuore. E ciò a tre fini, 1. affinché i fedeli lo ringraziassero di questo gran dono loro lasciato della venerabile Eucaristia. 2. Acciocché le anime sue amanti riparassero coi loro ossequi ed affetti le irriverenze e i dispregi ch'egli ha ricevuti e riceve da' peccatori in questo sagramento. 3. Acciocché compensassero anche l'onore ch'egli non riceve in tante chiese dove si trova poco adorato e riverito. E promise ch'esso avrebbe fatto abbondar le ricchezze del suo Cuore sopra coloro che gli avesser renduto questo onore, così nel giorno della festa, come in tutti gli altri giorni in cui l'avessero visitato nel SS. Sagramento. Sicché questa divozione al Cuore di Gesù Cristo non è altro che un esercizio d'amore verso un sì amabile Signore.
Ma parlando dell'oggetto d'una tal divozione, l'oggetto spirituale è l'amore di cui arde il Cuore di Gesù Cristo verso degli uomini, attesoché l'amore comunemente si attribuisce al cuore, come si legge in tanti luoghi: Praebe, fili mi, cor tuum mihi (Prov. XXIII, 26). Cor meum et caro mea exultaverunt in Deum vivum (Ps. LXIII, 5).2 Deus cordis mei et pars mea Deus in aeternum (Ps. LXII, 11).3 Caritas Dei diffusa est in cordibus nostris per Spiritum Sanctum qui datus est nobis (Rom. V, 5).
- L'oggetto poi materiale o sia sensibile è il SS. Cuore di Gesù, non già preso per sé nudamente, ma come unito alla santa umanità e per conseguenza alla divina persona del Verbo.
Questa divozione poi in progresso di poco tempo è stata talmente propagata, che oltre l'essersi introdotta in molti monasteri di sagre vergini, se ne sono erette coll'autorità de'
prelati da 400 confraternite consagrate al Cuore di Gesù, in Francia, nella Savoia, nelle Fiandre, in Alemagna, in Italia, ed anche in più parti degl'infedeli; e queste confraternite sono state anche arricchite dalla santa Sede di molte indulgenze, con facoltà ancora di erigere cappelle e chiese col titolo del Sacro Cuore,4 come apparisce dal breve di Clemente X dell'anno 1674, rapportato dal P. Eudes nel suo libro, pag. 468, secondo riferisce il P. Galliffet della Compagnia di Gesù nella sua opera, Eccellenza della divozione del Cuor di Gesù, pag. 266.5
E si spera da molte persone divote che abbia un giorno ad ottenersene dalla S. Chiesa anche la concessione dell'Officio
e della Messa propria in onore del SS. Cuore di Gesù Cristo. Ben sappiamo per altro che fin dall'anno 1726 fu fatta questa richiesta per mezzo del suddetto P. Galliffet che ne fu il postulatore, esponendo che 'l sagro Cuore di Gesù meritava questa special venerazione per esser egli il comprincipio sensibile e la sede di tutti gli affetti del Redentore e specialmente dell'amore, e per essere ancora il centro di tutt'i suoi dolori interni che soffrì nella sua vita.6 Ma secondo il mio corto intendimento il nominato buon religioso non conseguì l'intento, perché voll'egli per la sua supplica assumere come certo un appoggio ch'era molto dubbio. Onde giustamente gli fu opposto ch'ella era una gran questione se le affezioni dell'animo si formano nel cuore o nel cerebro; quando anzi i filosofi più moderni con Lodovico Muratori nella sua filosofia morale (Cap. II, p. 14) seguitano la seconda opinione del cerebro.7 E che perciò non essendovi circa una tal
controversia alcun giudizio fatto sinora dalla Chiesa, che prudentemente suole astenersi da tali decisioni, non dovesse aver luogo la richiesta fatta, come appoggiata alla sentenza incerta degli antichi. All'incontro dicevasi che mancando il suddetto special motivo addotto di venerazione a rispetto del cuore, non conveniva accordare la concessione domandata dell'Officio e Messa; poiché altrimenti in avvenire avrebbero potuto promuoversi simili domande anche in onore del SS. costato, della lingua, degli occhi e delle altre membra di Gesù Cristo. Così ritrovo registrato nella celebre opera di Benedetto XIV di fel. mem. De canoniz. sanct., tom. 4, 1. 4, pag. 2, cap. 13.8
Ma la speranza che noi abbiamo di vedere un giorno accordata la suddetta concessione in quanto al Cuore di nostro Signore, non l'appoggiamo già alla mentovata sentenza degli antichi, ma all'opinione comune de' filosofi, tanto antichi quanto moderni, che il cuore umano, sebbene non fosse la sede degli affetti e 'l principio della vita; non però, come scrive lo stesso dottissimo Muratori nel citato luogo, il cuore è uno de' primari fonti ed organi della vita dell'uomo.9 Poiché comunemente oggidì dicono i fisici che il fonte e principio della circolazione del sangue è il cuore, a cui stanno attaccate tutte le arterie e vene; e perciò non si dubita che dal cuore ricevono il moto le altre parti del corpo. Se dunque il cuore è uno de' primari fonti della vita umana, non può dubitarsi che 'l cuore ha una primaria parte negli affetti dell'uomo. Ed in fatti si vede coll'esperienza che le affezioni interne di dolore e d'amore fanno molto maggior impressione nel cuore, che in tutte le altre parti della persona. E specialmente circa
l'amore, tralasciando di nominare tanti altri santi, si legge di S. Filippo Neri (Vita, al cap. VI) che ne' suoi fervori verso Dio usciva il calore del cuore a farsi sentire su del petto, e il cuore palpitavagli sì forte che respingeva la testa di chi se gli accostava; e 'l Signore con prodigio soprannaturale dilatò le coste del santo al di lui cuore, il quale agitato dall'ardore cercava più spazio da potersi muovere.10 S. Teresa scrive ella stessa nella sua Vita (Lib. I, cap. 4)11 che Dio mandò più volte un angelo a ferirle il cuore, sì che ne restava poi accesa d'amore divino e sentivasi sensibilmente bruciare e venir meno: cosa da molto ponderarsi, scorgendosi da ciò che gli affetti d'amore con modo speciale s'imprimono da Dio nel cuore de' santi; e la Chiesa non ha avuta ripugnanza di concedere a' Carmelitani scalzi la Messa propria in onore del cuore ferito di S. Teresa.12
Di più si aggiunge che la Chiesa ha stimati ben degni di speciale venerazione gli strumenti della Passione di Gesù Cristo, come la lancia, i chiodi e la corona di spine, concedendo l'Officio e la Messa in loro culto speciale; siccome riferisce Benedetto XIV nell'opera e luogo citato al num. 18, dove specialmente riferisce le parole d'Innocenzo VI che concesse l'Officio della lancia e de' chiodi del Signore, e sono queste: dignum reputamus, si de ipsius Passionis specialibus instrumentis, et praesertim in partibus in quibus instrumenta ipsa dicuntur haberi, speciale festum celebretur, nosque Christifideles in eorum devotione divinis officiis specialiter foveamus.13 Se dunque la Chiesa ha stimato bene di venerare con culto
speciale la lancia, i chiodi, le spine, perché hanno avuto il contatto di quelle parti del corpo di Gesù Cristo che ebbero un tormento particolare nella sua Passione; quanto maggiormente può da noi sperarsi che si conceda un culto speciale in onore del SS. Cuore di Gesù Cristo, ch'ebbe una tanta gran parte ne' suoi santi affetti e negl'immensi dolori interni che patì in vedere i tormenti che gli si apparecchiavano e l'ingratitudine che dopo tanto amore gli uomini aveano a rendergli. Dal che fu cagionato il sudore di sangue che poi ebbe il Signore nell'orto, mentre un tal sudore non può spiegarsi senza ricorrere ad un forte stringimento del cuore, per lo quale il sangue, essendogli impedito il suo corso, fu costretto a diffondersi per le parti esterne: e tale stringimento del Cuore di Gesù Cristo certamente non derivò da altra causa, che dalle pene interne di timore, di tedio e di mestizia, secondo quel che scrivono i Vangelisti: Coepit pavere, [et] taedere, et maestus esse (Marc. XIV, [33] et Matth. XXVI, [37]).
Ma - checché sarà di ciò - veniamo per ora a compiacere la divozione dell'anime innamorate di Gesù Cristo, che desiderano nella novena del suo amantissimo Cuore trattenersi ad onorarlo nel SS. Sagramento con sante considerazioni ed affetti.