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S. Alfonso Maria de Liguori Opera dogmatica...eretici pretesi riformati IntraText CT - Lettura del testo |
Del battesimo.
36. Nel can. 1 si disse: Si quis dixerit baptismum Ioannis habuisse eamdem vim cum baptismo Christi, anathema sit.
37. Alcuni in Trento non voleano che si ponesse questo canone come sta scritto, dicendo che la scrittura dichiara che il battesimo di Giovanni davasi già in remissione de' peccati, e diceano ciò forse per quel che scrisse s. Luca di s. Giovan Battista: Et venit in omnem regionem Iordanis praedicans baptismum poenitentiae in remissionem peccatorum. Ma si rispose coll'autorità de' padri, i quali spiegano che il battesimo di s. Giovanni era in remissione de' peccati non già per sua virtù, ma secondo la speranza per lo battesimo di Cristo, di cui era quello disposizione e figura. E ciò ben significò lo stesso Battista, dicendo: Ego quidem aqua baptizo vos: veniet autem fortior me... ipse vos baptizabit in Spiritu sancto et igni3 .
38. Nel can. 2 si disse: Si quis dixerit aquam veram et naturalem non esse de necessitate baptismi, atque ideo verba
illa Domini nostri Iesu Christi - nisi quis renatus fuerit ex aqua et Spiritu sancto- ad metaphoram aliquam detorserit, anathema sit.
Ciò è contra l'errore di molti eretici ed anche di Lutero, il quale interrogato se, mancando l'acqua, era lecito battezzare in latte o cervogia, rispose, in Sympos., colloq. c. 17: Quidquid balnei nomine nuncupari potest, illud esse aptum ad baptizandum. Ma ben possono farsi i bagni di latte e di cervogia; però tal materia certamente non è atta al battesimo.
39. Nel can. 3: Si quis dixerit in ecclesia romana, quae omnium ecclesiarum mater est et magistra, non esse veram de baptismi sacramento doctrinam, anathema sit.
40. Nel can. 4: Si quis dixerit baptismum qui etiam datur ab haereticis in nomine Patris et Filii et Spiritus sancti, cum intentione faciendi quod facit ecclesia, non esse verum baptismum, anathema sit.
41. Il Soave dice che nella chiesa antica non si ribattezzavano i battezzati dagli eretici; dice bene; ma è falsa la ragione che ne adduce, dicendo che dagli eretici no si adoperavano la materia e forma, che ora si stimano essenziali dalla chiesa, perché in quei primi tempi nulla sapeasi di materia e forma. Ragione falsissima. Se il Soave con ciò intende dire che gli antichi non avean cognizione dei termini di materia e forma, ciò non importa; basta che sapessero la sostanza per tali vocaboli significata. Se poi intende dire che anticamente non si sapeano le cose essenziali del battesimo che oggi noi chiamiamo materia e forma, egli è un gran temerario in voler credere negli antichi un'ignoranza sì grande che non avesser neppure cognizione del vangelo, il quale espressamente insegna che l'acqua è la materia del battesimo, e le parole Io ti battezzo in nome ecc. sono la forma.
42. Avverte però il Bellarmino1 circa la forma, che non si ricava evidentemente dal solo vangelo che sieno la vera forma del battesimo le parole: Ego te baptizo in nomine Patris et Filii et Spiritus sancti; ma bisogna anche ricorrere alla tradizione ed all'autorità della chiesa, che così ha dichiarato.
43. Nel can. 5 si disse: Si quis dixerit baptismum liberum esse, hoc est non necessarium ad salutem, anathema sit.
44. Nel concilio si disputarono due punti: il primo fu, quale fosse il rimedio nell'antica legge per la salute degl'infanti che nell'infanzia morivano. Lutero nel libro delle disputazioni disse che immediatamente dopo il peccato di Adamo furono istituiti i sacramenti che davano la grazia. Questa proposizione da varj teologi non fu stimata dannabile a rispetto della salute degl'infanti, scrivendo s. Agostino doversi credere che per ogni tempo fosse da Dio destinato alcun rimedio agl'infanti, acciocché essi non restassero tutti dannati, morendo in quell'età: or questo rimedio, non dandosi già per merito degl'infanti e richiedendo (secondo molti credono) qualche oblazione sensibile, parea che avesse la proprietà di sacramento, come già più scolastici lo riputavano. Onde stimossi meglio di non decidere un tal punto; così scrive il Pallavicino.
45. Il secondo punto che si disputò fu se dovea condannarsi l'opinione del Gaetano, il quale giudicava dovervi essere qualche rimedio tra' cristiani per li fanciulli che muoiono nel ventre della madre; onde disse che non potrebbe riprendersi chi a' fanciulli pericolanti nell'utero materno desse la benedizione in nome della ss. Trinità. Aggiungendo: Chi sa se la divina misericordia accettasse un tal battesimo nel voto de' parenti? Il Seripando, per salvare quest'opinione dalle censure, disse che altrimenti sarebbe stata più efficace la fede appresso gli antichi che non è appresso di noi; poiché scrive s. Gregorio che allora operava la fede quel che ora opera l'acqua del battesimo. Or se la fede dei genitori allora giustificava gl'infanti, non dee credersi ch'ella non possa operare lo stesso dopo la redenzione di Gesù Cristo, che ha spianata la via della salute. Il concilio neppur giudicò necessario decidere quest'articolo, mentre egli non apparteneva alla dottrina del battesimo. Del resto Domenico Soto lo riprese come errore ereticale, e s. Pio v lo fe' cancellare dall'opera del Gaetano; mentre il dire che vada in cielo chi non ha il battesimo né il voto di esso par che chiaramente si opponga al detto di Cristo: Nisi quis renatus fuerit ex aqua et Spiritu sancto, non potest introire in regnum Dei2 . Si risponde poi al Seripando che al presente è più facile aver l'acqua e la volontà d'un uomo che battezzi, che allora non era facile aver la vera fede la quale, secondo la comune sentenza, non bastava a salvare gl'infanti prima della loro nascita. Il Gersone anche si lasciò dire che qualche volta può presumersi che
Iddio dispensi per le preghiere de' genitori: ma si risponde che noi non dobbiamo avanzarci a credere che Dio usi una tal misericordia oltre a' confini da lui rivelati nella scrittura, ma solamente secondo il corso delle cagioni naturali.
46. Nel can. 6 si disse: Si quis dixerit baptizatum non posse, etiamsi velit, gratiam amittere, quantumcumque peccet, nisi nolit credere, anathema sit. Questo canone corrisponde al canone 23 della sessione 6 della giustificazione.
47. Nel can. 7: Si quis dixerit baptizatos per baptismum ipsum solius tantum fidei debitores fieri, non autem universae legis Christi servandae, anathema sit. E questo corrisponde al can. 19 della sessione 6.
48. Nel can. 8: Si quis dixerit baptizatos liberos esse ab omnibus s. ecclesiae praeceptis quae vel scripta vel tradita sunt, ita ut ea observare non teneantur, nisi se sua sponte illis submittere voluerint, anathema sit. E questo corrisponde al canone 20 della sessione 6.
49. Nel can. 9: Si quis dixerit ita revocandos esse homines ad baptismi suscepti memoriam ut vota omnia quae post baptismum fiunt, vi promissionis in baptismo ipso iam factae irrita esse intelligant, quasi per ea, et fidei quam professi sunt detrahatur et ipsi baptismo, anathema sit.
50. Si aggiunsero le parole: vota omnia, quae post baptismum fiunt, perché si considerò che, essendo opinione probabile e fondata che tutti i voti antecedenti si cancellano colla professione religiosa, lo stesso poteasi opinare de' voti fatti prima del battesimo.
51. Nel can. 10 si disse: Si quis dixerit peccata omnia quae post baptismum fiunt, sola recordatione et fide suscepti baptismi, vel dimitti, vel venialia fieri, anathema sit.
52. Nel can. 11: Si quis dixerit, verum et rite collatum baptismum iterandum esse illi qui apud infideles fidem Christi negaverit, cum ad poenitentiam convertitur, anathema sit.
53. Nel can. 12: Si quis dixerit neminem esse baptizandum, nisi ea aetate qua Christus baptizatus est, vel in ipso mortis articulo, anathema sit.
54. Nel can. 13: Si quis dixerit parvulos, eo quod actum credendi non habent, suscepto baptismo inter fideles computandos non esse, ac propterea, cum ad annos discretionis pervenerint, esse rebaptizandos, aut praestare omitti eorum baptisma quam eos non actu proprio credentes baptizari in sola fide ecclesiae, anathema sit.
55. Nel can. 14: Si quis dixerit huiusmodi parvulos baptizatos, cum adoleverint, interrogandos esse an ratum habere velint quod patrini eorum, dum baptizarentur, polliciti sunt; et ubi se nolle responderint suo esse arbitrio relinquendos nec alia interim poena ad christianam vitam cogendos, nisi ut ab eucharistia aliorumque sacramentorum perceptione arceantur donec resipiscant, anathema sit.
56. È bene sapere che dal tempo degli apostoli sino al XIV. secolo è durato l'uso di dare il battesimo colla trina immersione, come scrive il p. Chalon1 . Onde s. Tomaso (che fu nel sec. XIII)2 , condannava di colpa grave chi non battezzasse per immersione. E questa si faceva con immergere tutto il corpo nell'acqua. Le donne si battezzavano in tempo ed in luogo diviso dagli uomini; e nell'entrare ed uscire dal fonte elle erano coperte dalle madrine, e gli uomini da' padrini, con una certa veste di tela che poi si conservava con divozione da' battezzati in memoria del beneficio; tali vesti si appellavano satane. Ma a tempo di s. Gregorio, il santo permise agli spagnuoli il battezzare coll'infusione: onde sin d'allora cominciò a sostituirsi l'infusione all'immersione per più giusti motivi e specialmente per lo danno che coll'immersione ne pativano i fanciulli. Giustamente nondimeno pensa il p. Chalon che anticamente in più casi si usasse l'infusione, come quando dovevano battezzarsi i moribondi o pure i martiri chiusi nelle carceri. E s. Cipriano, presso lo stesso, (vedi Chalon nel luogo citato) interrogato da un vescovo se quelli che solamente erano aspersi coll'acqua dovessero chiamarsi cristiani, rispose che sì.
57. Qui giova aggiungere più notizie circa il battesimo, altre utili, altre necessarie a sapersi. Tra gli eretici che oppugnarono la verità del battesimo furono i gnostici, che rigettavano ogni cosa sensibile, ed i manichei nel terzo secolo, poiché diceano che l'acqua era provenuta dal principio malo. I paulianisti ed alcuni ariani guastarono la forma del battesimo, dimezzando l'invocazione delle tre divine persone. Che la vera forma fosse coll'invocazione distinta delle tre divine persone, si ha dalla tradizione, come attestano s. Giustino, Tertulliano, s. Basilio ecc. presso il p. Chalon3 ; onde
il concilio niceno dichiarò nullo il battesimo in altra forma dato. Il Tournely, de baptismo, scioglie tutte le difficoltà che oppongono i miscredenti per li detti di alcuni padri che sembravano dire altrimenti; specialmente scioglie il dubbio che nascea dalle parole di s. Ambrogio, dimostrando che il santo non parlava ivi della forma del battesimo ma della professione che faceano i catecumeni. La forma de' greci è differente da quella dei latini: i greci dicono: Servus Dei baptizatur, ovvero baptizatur in nomine Patris, amen, et Filii, amen, et Spiritus sancti, amen; la quale forma certamente è valida per li greci, siccome l'approvò Eugenio IV. nel decreto per l'istruzione degli armeni. La forma de' latini poi è quella che abbiamo nel rituale: Ego te baptizo in nomine Patris et Filii et Spiritus sancti. Amen. Le parole: In nomine Patris et Filii et Spiritus sancti certamente sono essenziali e necessarie, poiché furono prescritte da Cristo medesimo: Euntes... docete omnes gentes, baptizantes eos in nomine Patris et Filii et Spiritus sancti1 . Onde s. Agostino, 6, de bapt., c. 25, scrisse: Quis nesciat esse baptisma Christi, si verba evangelica, quibus symbolum constat, illic defuerint? Parlando poi delle parole ego te baptizo, alcuni autori antichi del secolo XII, come il maestro delle sentenze, il Preposito, Pietro Cantore ecc., dissero che tali voci dai battezzanti nella chiesa non sono state sempre usate; poiché vale il battesimo, come dicono, proferendosi le sole parole seguenti: In nomine Patris et Filii et Spiritus sancti. Amen. Altri poi vogliono che le parole: Ego te baptizo, sempre sono state essenziali. Ma Giovenino2 , dimostra che sempre sono state essenziali e sempre usate, come si ha dal cap. Si quis extra, de baptismo, di Alessandro VII, ove si dice: Si quis puerum ter in aqua merserit in nomine Patris et Filii et Spiritus sancti, amen; et non dixerit: ego te baptizo, puer non est baptizatus. Di più da Alessandro VIII nel 1690 fu dannata la proposizione: Valuit aliquando baptismus sub hac forma collatus: in nomine Patris etc., praetermissis illis: ego te baptizo. La parola te anche è necessaria, come rettamente scrive Giovenino, ibid. q. 3; non così le parole ego ed amen, benché non possono lasciarsi senza colpa. Farebbe già valido il battesimo chi, in vece di baptizo, dicesse abluo, tavo o simile; ma neppure sarebbe scusato da peccato.
58. Si oppone quel che si dice negli atti, 2, 38: che prima il battesimo davasi in nome di Cristo: Baptizetur unusquisque vestrum in nomine Iesu Christi. E nel cap. 8, 12 si dice: In nomine Iesu Christi baptizabantur viri ac mulieres. Si risponde che quelle parole in nomine Iesu Christi dinotano che quelli battezzavansi non col battesimo del Battista, ma col battesimo istituito da Cristo, come risponde s. Agostino3 che scrisse: In nomine Iesu Christi iussi sunt baptizari, et tamen intelliguntur non baptizati, nisi in nomine Patris et Filii et Spiritus sancti. Cur non sic audis de Filio Dei: omnia per ipsum facta sunt, ut et non nominatum intelligas ibi etiam Spiritum sanctum? Né osta che Nicolao I. papa4 , rispose a' bulgari che i battezzati da un certo Giudeo erano veramente battezzati, si in nomine s. Trinitatis vel tantum in nomine Christi (sicut in actibus apostolorum legitur) baptizati sunt) unum quippe idemque est, ut s. exponit Ambrosius) rebaptizari non debent. Poiché si risponde che papa Nicolao non era stato già interrogato dalla forma del battesimo, ma solamente del ministro; e perciò ivi non trattò propriamente, ma solo di passaggio, della forma del battesimo, siccome scrisse: A quodam Iudaeo, nescitis utrum christiano, an pagano, multos in patria vestra baptizatos asseritis, et quid de iis agendum consulitis. Ma si replica che s. Ambrogio5 disse che bastava al battesimo l'invocazione di una sola persona della Trinità: Qui unum dixerit, Trinitatem significavit. Si Christum dicas, et Deum patrem, a quo unctus est Filius; et ipsum, qui unctus est, Filium; et Spiritum, quo unctus est, designasti. Si risponde che s. Ambrogio ivi non tratta della forma del battesimo, ma solo del suo effetto, quale dice intendersi attribuito a ciascuna persona della Trinità, e con ciò intende provare il santo che nelle opere ad extra quel che si attribuisce ad una delle persone s'intende attribuito anche alle altre.
59. Di più dee notarsi che il battezzato resta libero da ogni colpa e pena, secondo la costante persuasione de' santi padri e della chiesa; restando nello stato della pura innocenza; sicché morendo allora entrerebbe subito in paradiso. Perciò dice il p. Chalon che molti differivano
di battezzarsi sino alla morte, credendo che, morendo battezzati dopo il peccato, restavano esenti da ogni reato. Pietro Lombardo1 disse che i fanciulli battezzati non rimaneano giusti per giustizia intrinseca, ma per l'amore che Iddio loro portava; ma questa giustizia imputativa di Lombardo comunemente è stata riprovata da' teologi, ad esempio del concilio di Trento, dal quale nella sess. 11, can. 6, fu condannato chi dicesse che l'uomo non viene giustificato dalla grazia intrinseca che Dio gli comunica, ma per l'imputazione estrinseca della giustizia di Gesù Cristo. Nel caso però che alcuno ricevesse il battesimo in peccato senza detestarlo, sempre che poi lo detesterà gli verranno perdonate tutte le colpe commesse; poiché allora il sacramento riviverà ed opererà come sin da principio fosse stato ricevuto colla dovuta disposizione.
60. Dee di più sapersi che anche anticamente, quando vi era qualche dubbio notabile del valore del battesimo di alcuno fanciullo, si replicava il battesimo, come prova il p. Martene contra di alcuni che lo negavano, dimostrando che ciò praticavasi da più di ottocento anni. È noto poi che i battezzati dagli eretici non debbono ribattezzarsi, come dichiarò Stefano papa contro il sentimento di s. Cipriano, e come definì anche appresso il concilio niceno 1. Quindi s. Agostino, scrivendo contra i donatisti, che ribattezzavano i battezzati dagli eretici, sciolse tutte le difficoltà opposte da s. Cipriano.
61. Sino al secolo VI. ordinariamente i soli vescovi eran quelli che conferivano il battesimo, come rapporta il p. Chalon nel cap. 17, di modo che sino al secolo XII. riferisce che i cardinali per battezzare anche nelle chiese de' loro titoli ne domandavano licenza al papa. Quando poi la gente di campagna abbracciò la fede fu necessario concedere ai sacerdoti che anch'essi ne' loro titoli battezzassero; e ciò fu verso il IX. secolo. Facilmente non però, come scrive un autore, i vescovi furono ministri ordinarj del battesimo finché durò il costume di battezzare i soli adulti, ma non dopo che si cominciò a battezzare anche i fanciulli. Scrive poi il Tillemont nel tomo 9 della sua storia non dubitarsi presso i latini che in caso di necessità anche i laici potessero battezzare, secondo la comune dottrina della chiesa con Tertulliano, s. Girolamo e s. Agostino; ma nella chiesa greca dice che di ciò par che dubitassero s. Basilio e s. Cipriano: soggiunge nondimeno che forse una tal facoltà di battezzare negli estremi casi non si dichiarava a' laici, affinché non se ne abusassero. Scrive poi il p. Chalon nel cit. cap. 17 che gli stessi greci deposero col tempo un tale dubbio ed ammisero che in necessità tutti potessero battezzare.
62. L'uso dell'unzione verticale col crisma è antichissimo, siccome ne fe' già menzione Innocenzo I. nella sua decretale al vescovo di Eugubio, benché non fosse stato universale: anche antichissima fu la cerimonia di dare in mano a' neofiti una candela accesa come ne fa menzione s. Ambrogio2 e s. Gregorio nazianzeno3 .
63. Gli adulti anticamente, subito che uscivano dalla sacra fonte, erano confermati col santo crisma in fronte, e dopo assisteano alla santa messa, in cui riceveano la comunione: ne fa menzione s. Agostino nel serm. 127; e ciò durò sino al secolo XII. e XIII, secondo il rituale romano. Il p. Chalon al cap. 18 attesta che tra gli orientali anche al presente così si pratica. A' bambini dopo il battesimo non si dava l'eucaristia per timore che non la rigettassero; ma, come scrive s. Cipriano4 , davasi loro un poco di vino consacrato. E nel secolo XII, come consigliava Ugone di s. Vittore5 per riparare ad ogni inconveniente, si usò che il sacerdote, bagnando il dito nel sacro sangue, lo mettesse a succiare in bocca del bambino, dicendosi: Il corpo e sangue di Gesù Cristo custodisca l'anima tua per la vita eterna. Dal che deduce l'autore delle note nella storia del nominato p. Chalon, nota 66, che sin da quel tempo credeasi che una sola specie contenesse già l'una e l'altra.