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S. Alfonso Maria de Liguori
Opera dogmatica...eretici pretesi riformati

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§. 3. Della venerazione dovuta alle reliquie de' santi.

29. Dicono i luterani che le ossa dei santi debbonobene trattarsi con riverenza, ma non già con culto religioso, baciandole, portandole in processione, genuflettendo alla loro presenza, o venerandole con candele accese. Noi diciamo che il culto religioso altro è l'assoluto, che si ad alcuna cosa per la sua propria eccellenza, altro è il rispettivo, che si ad alcuna cosa per rispetto di un'altra. E tale è il culto alle reliquie che si loro a rispetto de' santi che in queste si riguardano. Noi abbiamo negli atti degli apostoli6 che le cinture e gli asciugatoj di s. Paolo si portavano intorno per sanare gl'infermi: Ita ut etiam super languidos deferrentur a corpore eius sudaria et semicinctia (cioè strette cinture): et recedebant ab eis languores, et spiritus nequam egrediebantur. Sicché dice Grozio7 , che lo stesso Dio in ciò ha voluto prevenirci nell'onorare le reliquie dei santi: In hac re hominibus Deus ipse praeivit, reliquias sanctorum honorando. Inoltre abbiamo nella scrittura8 che le acque del Giordano rispettarono il mantello


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di Elia: Et pallio Eliae, quod ceciderat ei, percussit aquas, et non sunt divisae. Or se ha voluto il Signore che anche le vesti de' suoi santi siano onorate sino con miracoli, quanto maggiormente vorrà che siano da noi venerate le ossa de' corpi de' medesimi, che hanno cooperato alla divina gloria! E qui si noti che, secondo gli esempi qui sovra addotti della scrittura, giustamente da noi si venerano non solamente le ossa de' santi ma anche le loro vesti, i bastoni ed altre cose santificate coll'uso da essi fattone o pure col tatto, come sono gli strumenti co' quali i martiri sono stati cruciati.

30. La venerazione alle reliquie de' santi si prova dalla tradizione de' padri. San Clemente1 scrive: Eorum qui in Deo vivunt nec reliquiae sine honore manent. S. Gio. Grisostomo2 scrive: Saepe eos invisamus, capsulam attingamus, magnaque fide reliquias eorum contingamus, ut inde benedictionem aliquam assequamur. S. Agostino3 scrisse: Reliquias b. martyris Stephani, quas non ignorat sanctitas vestra, sicut et nos fecimus, quam convenienter honorare debeatis. Ed in altro luogo4 scrisse: Reliquias b. martyris Stephani, quas non ignorat sanctitas vestra, sicut et nos fecimus, quam convenienter honorare debeatis. Ed in altro luogo4 dice che le reliquie de' santi debbon venerarsi, come quelle che sono state organi e vasi, di cui si è servito lo Spirito santo nelle opere di sua gloria: Quibus tanquam organis et vasis ad omnia bona opera usus est. S. Geronimo5 scrive: Christianos solum Deum honorare, sed martyres et reliquias eorum venerari, quorum honor ad Dominum redundat, qui dixit: Qui vos suscipit me suscipit. Lo stesso s. dottore, scrivendo contra Vigilanzio, che chiamava idolatri i cattolici perché veneravano le reliquie de' santi, come i gentili veneravano gli idoli, dice: Idololatras appellat eiusmodi homines: illud fiebat idolis, et ideo detestandum est; hoc fit martyribus et idcirco recipiendum est. Lo stesso scrissero s. Atanasio, s. Basilio, s. Eusebio e s. Gregorio nisseno presso il Bellarmino6 , il quale in conferma di ciò adduce di più il concilio niceno II., il concilio cartaginese V. e il bracarense III.

31. Ne' primi secoli i cristiani per soggezione de' gentili si asteneano da certe dimostrazioni esterne di religione, e tra le altre da questa del culto delle reliquie; ma terminate le persecuzioni nel secolo IV. le ossa di s. Stefano furono le prime ad esser disumate e con gran venerazione portate in diversi luoghi, dove fecero molti miracoli, come attesta s. Agostino7 . Similmente i discepoli di s. Policarpo procurarono con ogni diligenza di aver in mano le reliquie del santo; ed ottenutele, le conservarono con gran riverenza in luogo a parte, ubi decebat, come si ha dalla lettera della chiesa di Smirne presso Eusebio8 .

32. Oppone l'eretico Amesio che Iddio nascose il corpo di Mosè, acciocché dai giudei non fosse venerato. Si risponde che ciò avvenne perché in quei tempi erano i giudei molto inclinati all'idolatria; onde affinché le ossa di Mosè non fossero da essi adorate come cosa divina, volle Dio che stessero nascoste. Del resto Dio stesso dopo la cattività babilonica illustrò i sepolcri d'Isaia, di Geremia e di Ezechiele, e gradì il culto che davasi alle ossa de' medesimi. E dicendosi nella scrittura che il Signore Corpus Moysis sepelivit, egli stesso c'insegnò che debbono onorarsi i corpi dei santi.

33. Si oppone per 2. che Gesù Cristo riprese i farisei perché aveano ornati i sepolcri de' santi: Vae vobis... qui aedificatis sepulchra prophetarum, et ornatis monumenta iustorum9 . Si risponde che Cristo riprese i farisei per la loro ipocrisia; mentre, contenti di queste dimostrazioni esterne, trascuravano le virtù dell'anima, volendo per tali culti esterni esser tenuti santi.

34. Si oppone per 3. da Amesio che la maggior parte di tali reliquie sono suppositizie e false, e che spesso accade che in vece dell'ossa dei santi si adorano le ossa dei ladri ed anche dei cani. Si risponde primieramente non esser vero che spesso le reliquie esposte coll'autorità dei vescovi (che in ciò stanno molto oculati): senza la quale non possono esporsi, secondo il decreto del concilio in questa sessione. Si risponde per 2. che quantunque qualche reliquia sia supposta per malizia o ignoranza di alcuno, non perciò dee negarsi l'onore a tutte le altre per cui non vi è ragione di sospettare. E se finalmente per caso alcuna reliquia non fosse vera, basta a coonestare la venerazione che se le l'intenzione di onorare il santo di cui si suppone; poiché sempre noi veneriamo le reliquie colla tacita condizione se son vere.




6 - C. 19. v. 12.

7 - Adnot. ad a. 20. consult. Cassandr.

8 - 4. Reg. 2. 14.

1 - L. 6. const. apost. c. 30.

2 - Hom. 40. in ss. Iuvent. et Maxim.

3 Ep. 103. vide l. 22. c. 8. de civ. Dei.

4 - L. 1. de civ. Dei c. 13.

4 - L. 1. de civ. Dei c. 13.

5 - Ep. 11. ad Riparium.

6 - L. de reliq. et imag. ss.

7 - De civ. Dei c. 8.

8 - Hist. l. 4. e 15.

9 - Matth. 23. 29.




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