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S. Alfonso Maria de Liguori Otto med. della Passione di Gesù Cristo... IntraText CT - Lettura del testo |
MEDITAZIONE III - Gesù l'uomo de' dolori.
Virum dolorum et scientem infirmitatem (Is. LIII, 3). Così il profeta Isaia chiamò il nostro Redentore. Considerando Salviano (Epist. I) i dolori di Gesù Cristo scrisse: O amor, quid te appellem nescio, dulcem an asperum? utrumque esse videaris.1 O amore del mio Gesù, non so come chiamarvi:
ben dolce voi siete stato con noi in amarci tanto, dopo tante ingratitudini; ma troppo crudele siete stato poi con voi stesso, in addossarvi una vita piena di dolori, ed una morte così amara per pagare i nostri peccati.
Scrive S. Tommaso l'Angelico che Gesù Cristo, per salvarci dall'inferno: Assumpsit dolorem in summum, vituperationem in summum.2 Bastava ch'egli soffrisse qualunque dolore affin di soddisfare per noi la divina giustizia; ma no, volle soffrire le ingiurie più vituperose e i dolori più aspri per farc'intendere la malizia delle nostre colpe e l'amore che nel suo Cuore per noi serbava.
Dolorem in summum; a tal fine egli disse, come scrive S. Paolo: Corpus autem aptasti mihi (Hebr. X, 5). Il corpo a Gesù Cristo fu dato da Dio a posta per patire, e perciò egli ebbe una carne al sommo sensitiva e delicata: sensitiva che sentiva più vivamente i dolori, delicata e così tenera che ogni colpo sulla carne di Gesù Cristo faceva piaga; in somma era il suo sagrosanto corpo un corpo fatto a posta per patire.
Tutti i dolori poi che patì Gesù Cristo, sino che spirò, ben gli furono presenti dal primo punto della sua Incarnazione; egli li vide tutti e tutti volentieri gli abbracciò per adempire
la volontà di Dio, che lo volea sagrificato per la nostra salute: Tunc dixi: Ecce venio, ut faciam Deus voluntatem tuam (Ibid. vers. 9): Eccomi, disse, mio Dio, a tutto pronto mi offerisco. E questa, dice l'Apostolo, fu quell'offerta che ottenne a noi la divina grazia: In qua voluntate sanctificati sumus per oblationem corporis Iesu Christi semel (Ibid. vers. 10).
Ma chi v'indusse, o mio Salvatore, a sagrificar la vostra vita con tanti dolori per la nostra salute? Risponde S. Paolo: A ciò l'indusse l'affetto che ci portava: Dilexit nos et tradidit semet ipsum pro nobis (Ephes. V, 2). Tradidit, l'amore l'indusse a dare il petto ai flagelli, la testa alle spine, la faccia agli sputi e schiaffi, le mani e' piedi ai chiodi e la sua vita alla morte.
Chi vuol vedere un uomo di dolori, miri Gesù Cristo in croce. Eccolo ivi appeso a quei tre uncini di ferro, che pende con tutto il peso del corpo dalle piaghe delle sue mani e piedi trafitti: ogni suo membro patisce il suo proprio dolore senza sollievo. Le tre ore in cui Gesù Cristo stiè in croce, giustamente si chiamano le tre ore di agonia del Salvatore; poiché in tutte quelle tre ore egli patì una continua agonia ed un dolore che gli andava togliendo la vita; come finalmente gliela tolse, mentre quest'uomo di dolori così finì la vita, morendo di puro dolore.
E qual fedele, o Gesù mio, vi crederà morto per esso in croce, e potrà vivere senza amarvi? E come io ho potuto vivere tanti anni scordato di voi, in modo che ho potuto dare tanti disgusti ad un Dio che mi ha tanto amato? Oh fossi morto prima e non vi avessi mai offeso! O amore dell'anima mia, mio Redentore, oh potessi morir per voi che siete morto per me! V'amo, Gesù mio, e non voglio amare altro che voi.