- CONSIDERAZIONE XI - PREZZO DEL TEMPO
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PUNTO I
Figlio,
dice lo Spirito Santo, sta attento a conservare il tempo ch'è la cosa più
preziosa e 'l dono più grande che può dare Dio ad un uomo che vive. Anche i
gentili conoscevano quanto vale il tempo. Seneca1 diceva non esservi
prezzo ch'uguagli2 il valore del tempo. «Nullum temporis pretium». Ma
con miglior lume3 hanno conosciuto i Santi il valore del tempo. Disse
S. Bernardino da Siena4 che tanto vale un momento di tempo, quanto vale
Dio: perché in ogni momento può l'uomo con un atto di contrizione o d'amor acquistarsi
la divina grazia e la gloria eterna: «Modico tempore potest homo lucrari
gratiam, et gloriam. Tempus tantum valet, quantum Deus, quippe in tempore bene
consumto comparatur Deus» (S. Bern. Serm.
Fer. IV, post Dom. I. Quadr. c.
4).
Il
tempo è un tesoro, che solamente in vita si trova; non si trova nell'altra, né
nell'inferno, né in cielo. Nell'inferno questo è il pianto de' dannati: «O si
daretur hora!».5 Pagherebbero ad ogni costo un'ora di
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tempo, in cui potessero
rimediare alla loro ruina; ma quest'ora non l'avranno mai. Nel cielo poi non si
piange, ma se potessero piangere i beati, questo sarebbe il loro solo pianto,
l'aver perduto il tempo in questa vita, in cui poteano acquistarsi maggior
gloria, e che questo tempo non possono più averlo. Una Religiosa
Benedettina6 defunta comparve gloriosa ad una persona e le disse
ch'ella stava appieno contenta; ma se avesse potuto mai desiderare qualche
cosa, era solo di ritornare in vita e di patire per meritare più gloria; e
disse che si sarebbe contentata di soffrire la sua dolorosa infermità, che avea
patita in morte, sino al giorno del giudizio, per acquistare la gloria che
corrisponde al merito d'una sola «Ave Maria».
E
voi, fratello mio, a che spendete il tempo? perché quel che potete far oggi,
sempre lo trasportate al domani? Pensate che il tempo passato già scorso non è
più vostro; il futuro non istà in vostro potere: solo il tempo presente avete
per far bene. «Quid de futuro miser praesumis (ne avverte S.
Bernardo),7 tanquam Pater tempora in tua posuerit potestate?» (Serm. 38. de Part. etc.). E S.
Agostino8 dice: «Diem tenes,
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qui horam non tenes?» Come puoi
prometterti il giorno di domani, se non sai se ti tocca neppure un'altra ora di
vita? Dunque conclude S. Teresa9 e dice: Se oggi non istai pronto a
morire, temi di morir male.
Affetti e preghiere
O
mio Dio, vi ringrazio del tempo, che mi date da rimediare ai10
disordini della mia vita passata. Se in questo punto mi toccasse a morire, una
delle mie maggiori pene sarebbe il pensare al tempo perduto. Ah mio Signore,
voi mi avete dato il tempo per amarvi, ed io l'ho speso in offendervi! Io
meritava che mi mandaste all'inferno sin11 dal primo momento, in cui vi
voltai le spalle; ma voi mi chiamaste a penitenza e mi perdonaste. Io vi
promettei di non offendervi più, ma quante volte poi io ho ritornato ad
ingiuriarvi, e voi di nuovo mi avete perdonato! Sia benedetta in eterno la
vostra misericordia. S'ella non era infinita, come potea così sopportarmi! Chi
mai avrebbe potuto avere la pazienza con me, che mi avete usata Voi? Quanto mi
dispiace di aver offeso un Dio così buono? Caro mio Salvatore, la sola pazienza
che avete avuto con me, dovrebbe innamorarmi di Voi. Deh non permettete ch'io
viva più ingrato all'amore che mi avete portato. Staccatemi da tutto, e
tiratemi tutto al vostro amore. No, mio Dio, non voglio più dissipare quel
tempo, che mi date per riparare il mal fatto; voglio spenderlo tutto in
servirvi ed amarvi. Datemi forza, datemi la santa perseveranza. V'amo bontà
infinita, e spero d'amarvi in eterno.
Vi
ringrazio o Maria: Voi siete stata la mia Avvocata ad impetrarmi questo tempo
di vita; assistetemi ora, e fate ch'io lo spenda tutto in amare il vostro
Figlio mio Redentore, e Voi Regina e Madre mia.
1 [8.] SENECA L. A., De brevitate vitae, c. VIII, 1: «Fallit autem illos [tempus], quia
res incorporalis est, quia sub oculos non venit: ideoque vilissima aestimatur,
immo paene nullum pretium eius est».
2 [8.] uguagli) eguagli VR BR1 BR2.
3 [9.] lume) stima BR1 BR2.
4 [10.] LOHNER T., Bibl. manualis, IV, Venetiis 1738, 186-187: «Vide, peccator,
temporis pretiositatem, quia modico tempore potest homo lucrari veniam,
gratiam, et gloriam (S. Bern. Feria 4 post Dom. I. Quadrag. c. 4). Tempus tantum
valet quantum Deus, quippe in tempore bene consumpto comparatur Deus». Cfr. S.
BERNARDINUS Sen., Quadragesimale de
christiana religione, sermo XIII, art. 3, c. 4; Opera, I, Venetiis 1745, 55: «Vide, peccator, primo temporis
pretiositatem, quia modico tempore potest homo lucrari veniam, gratiam et
gloriam». Opera
omnia, I, Ad Claras Aquas 1950, 153. ID., Quadragesimale nuncupatum Seraphim, sermo
XVIII; Opera, III, Venetiis 1745,
200: «Tempus tantum valet quantum Deus». Non edito dai Padri di Quaracchi (cfr.
PACETTI D., De S. Bernardini Sen.
operibus ratio criticae editionis, Ad Claras Aquas 1947, 127 ss.).
5 [19.] La frase: Oh si
daretur hora, è comune agli asceti e predicatori, che mai indicano la
fonte: si ritrova, per es., in S. LEONARDO DA PORTO MAUR., Manuale sacro, p. II, par. 8; Roma 1752, ed. VII, 149; in [SARNELLI
G.], La via facile, e sicura del
paradiso, p. II, cons. 40; I, Napoli 1738, 308; ecc.
6 [5.] DE BARRY PAOLO (m. 1661), Trattenimenti di Filagia o vero pratica delle virtù, tratten.
XLVIII, Bologna s. a., 502-503: «Una religiosa ammalata a morte stette 7 giorni
della sua malattia in continui dolori, convulsioni, tremori ed agonie sì
estreme, che faceva piangere tutte l'altre religose, che la visitavano, e
teneramente la compativano. Dopo la sua morte apparve alla superiora del
monistero, e assicurandola del paradiso, che Iddio le aveva aperto, per la sua
amorosa misericordia, le disse: Madre mia, la ricompensa e la gloria, che Iddio
rende per qualunque buon'opera, ancorché piccola, è così grande, che se mi
fosse possibile vorrei prender di nuovo, e riunirmi al mio corpo; voi sapete, e
avete veduto quello, che io ho sofferto nella mia malattia, e quanto siano
stati intollerabili li miei dolori, con tutto ciò io accetterei volentierissimo
tutti quei mali, per aver comodità di dire una sola Ave Maria, e guadagnar
conseguentemente il merito, e la ricompensa, che Iddio dà in cielo, per una sì
piccola operazione». Vedi pure Diario
spirituale, Agosto, 4 (Diligenza), Napoli 1760, 287: «Apparsa una serva di
Dio dopo morte ad un'altra, le disse esser tanta la felicità e gloria, che
Iddio l'avea concessa nel cielo per le sue buone opere, che se avesse potuto
acquistare di vantaggio quella sola, che si dà per un'Ave Maria ben detta, si
sarebbe contentata di tornar a patire tutti li travagli, che sono al mondo sin
al dì del giudizio». Cfr. FINETI B., Riflessioni
di spirito, settuagesima, n.26; Opere,
I, Venezia, 1720, 427-28; BARBIERI G. F., op.
cit.; I, Venezia 1739, 88.
7 [16.] PS. BERNARDUS (= GAUFRIDUS de Auxerre: cfr. Glorieux, 71), Declamationes de colloquio Simonis cum Iesu, c. 44, n. 54; PL 184,
465: «Quid insaniam causer de futuro tam temerarie praesumentis: quasi vero tempora
et momenta Pater in tua, et non in sua posuerit voluntate!».
8 [17.] S.
AUGUST., Enarrat. in Ps. XXXVIII, n.
7; PL 36, 419: «Et tenes dies, qui unam syllabam non tenes?». Cfr. CC 38, 409. Vedi anche PL 36, 976: «De toto anno quid praesens
tenes?... Et de ista hora quid tenes?». Cfr.
CC 39, 1058.
9 [3.] S. TERESA, Ricordi,
68; Op. spirit., II, Venezia
1682, 217: «Ricordati, che non hai più d'un'anima, né hai da morire più d'una
volta, né hai più che una vita breve, e una che è particolare; né v'è più d'una
gloria, e questa eterna, e lascerai andar molte cose». Cfr. Obras, VI (Avisos), Burgos 1919, 53. Vedi anche Esclamazione VI e XIV; Op. spirit., II Venezia 1682, 197 e 201.
10 [5.] ai) a' BR2.
11 [9.] sin, om. VR BR1 BR2.
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