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Sant'Alfonso Maria de Liguori
Pratica del confessore

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§ III - Come debba portarsi colle persone divote

85. Alle persone divote che frequentano la comunione, regolarmente parlando, deve insinuarsi che almeno ogni settimana ricevano l'assoluzione.

Queste, quando si confessano sole imperfezioni che non sieno colpe veniali certe, dice il Bonacina24, che possono assolversi sotto condizione; ma io ciò non l'ammetterei


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se non di rado e quando esse non potessero assegnar materia certa della vita passata, o non senza gran molestia. Del resto dico che, quando il penitente non materia certa, non è tenuto il confessore ad inquietarsi in andarla indagando per dargli l'assoluzione; ed in caso che fosse andato indagandola e non l'avesse trovata, non è obbligato a dar l'assoluzione condizionata. Questo è quando il penitente si confessa imperfezioni di cui si dubita se giungono a peccati veniali; ma se si confessa peccati veniali certi che sono usuali, come impazienze, intemperanze, distrazioni all'Officio25 e simili, per assolverlo bisogna vedere se egli s'è aiutato alle volte ed ha superata la passione, perché allora può giudicarsi che le sue mancanze piuttosto sian provenute da umana fragilità che dal non avere dolore e proposito. Ma al contrario, se egli cadesse frequentemente in tali colpe e senza resistenza, allora deve trattarsi come recidivo, secondo s'è detto al num. 65. Si guardi il confessore di proibire a queste persone divote, specialmente alle donne, di andare ad altro confessore: ma, andandoci, ne dimostri gradimento; anzi loro imponga che qualche volta vadano ad altri, eccettoché se fosse qualche anima molto scrupolosa, di cui26 si temesse che, andando ad altro il quale non sa la sua coscienza, si avesse notabilmente ad inquietare. Il confessore non dimostri impegno a qualche anima di volerla guidare.


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Non dica mai male degli altri confessori, ma procuri con prudenza di scusare qualche abbaglio da loro preso.

Non prenda la guida di chi cerca lasciare il suo direttore, senza urgente cagione, come dicono s. Filippo Neri27, s. Francesco di Sales28 e s. Carlo Borromeo29; mentre da ciò ne nascono poi dissipamenti di spirito, disturbi ed alle volte anche scandali. Né basta per mutar confessore, che il penitente senta un certo abbominio verso di lui o che non trovi più confidenza ne' suoi detti, perché spesso questa è tentazione del demonio, come dice s. Teresa30. Onde insegna s. Francesco di Sales: Non bisogna mutar confessore senza gran ragione; ma (dice al contrario) non si deve neppure essere invariabile, sopravvenendo cagioni legittime di mutazione31. Del resto scrive s. Teresa32 che può essere causa giusta di mutare il confessore la mancanza di bontà: Se il confessore (dice la Santa)33 va inclinato ad alcune vanità, si muti… essendo egli vano, farà vane le altre. Di più può essere causa giusta di mutarlo la mancanza di dottrina; di ciò però bisogna che vi sia certa presunzione. Per


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altro dice s. Teresa34 che ne' dubbi ben può il penitente, anzi alle volte è conveniente che si consigli con altro dotto direttore.

Di più sfugga il confessore di dimostrar parzialità: alcuni si attaccano con qualche anima, con lei è tutto l'impegno, il tempo e la cura. È vero che qualche anima avrà maggior bisogno d'assistenza d'un'altra; ma altra è l'assistenza, altro è l'attacco che fa avere poca cura dell'altre: perciò sarà bene che il confessore a quella persona più bisognosa l'assegni qualche giorno o tempo a parte, senza che l'altre ne riportino incomodo.

Non alzi troppo la voce nel confessare queste persone divote, sebbene non parli di peccati, perché gli altri possono spaventarsi di confessare i loro peccati, per tal timore che il confessore parli forte.

Non sia facile a dar licenza alle signorine divote di tagliarsi i capelli e porsi sopra qualche abito religioso, ma procuri ch'esse prima sian fermate per molto tempo nella vita spirituale e nelle virtù. Per questa facilità de' confessori quante se ne vedono poi che si spogliano e si maritano con iscandalo del paese e con mal'esempio per le altre!

A queste tali non permetta il confessore che si facciano insegnar di leggere e tanto meno di scrivere dagli uomini; quante signorine semplici coll'impararsi a leggere vi han perduta l'anima! Questa, se non è occasione prossima di peccato, almeno è non poco pericolosa. Si35


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facciano insegnare da qualche donna o da qualche fratello picciolo (e pure con cautela), altrimenti non l'assolva; e non assolva neppure le madri che ciò permettono.

Né anche permetta alle giovani che vadano vagando, visitando chiese, e che stiano in chiesa più lungo tempo di quanto è necessario con disturbo de' parenti, ma l'esorti che attendano ad obbidire loro, con abbracciare le fatiche della casa che occorrono.

Del come e quando il confessore debba guardarsi dalla familiarità colle sue penitenti, se ne parlerà al num. 98. Della guida poi delle anime spirituali se ne parlerà in tutto l'ultimo capitolo.




24 M. Bonacina, De poenit. qu. 4 punct. 3, n. 1 (edit. Venet. 1683), addit: "Melius tamen est in tali eventu curare, ut poenitens aliquod anteactae vitae peccatum exprimat" (È molto meglio in tal caso procurare che il penitente manifesti qualche peccato della vita passata) (G. B. 99).



25 Praxis, 99, aggiunge: in oratione.



26 id. 100, inserisce: prudenter.

27 Bacci, o. cit. 3, 9, 32, vol. 2, p. 105.



28 Lettre à la Baronne de Chantal, 14 juin 1604, in Oeuvres cit. 12, p. 278.



29 Avvertenze... ai confessori, in Acta Ecclesiae Mediolanensis, Mediolani, Pontius, 1599, p. 762.



30 Camino de perfección, 4, in Obras cit. 3, pp. 29-30.



31 Lettre à la Mère de Chastel, 2 avril 1620, in Oeuvres, 19, p. 176.



32 L. cit. p. 29.



33 L. cit.

34 Vida, 13, in Obras cit. 1, pp. 97-100; Camino de perfección, 5, in Obras cit. 3, p. 32.



35 Praxis, 101, premette: si cupiunt talia addiscere (Se desiderano imparare tali cose).




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