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S. Alfonso Maria de Liguori
Pratica di amar Gesù Cristo

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Introduzione di Giuseppe Cacciatore C.Ss.R.

A fianco alle "Visite" va posta: la "Pratica di amar Gesù Cristo ", pubblicata nel 1768. L'indole è identica: filosofia dell'amore vissuto e praticato in altissimo grado. S. Alfonso la giudicava "la più devota e la più utile" di tutte le sue opere spirituali (Lettere, III, n. 196). "Vi si tratta di tutte le virtù, con bellissimi detti e fatti dei' santi " (Ibid., n.199). "Ho inviato a V. S. Ill.ma, scriveva al Remondini nel 1768, il mio libro della Pratica di amar Gesù Cristo, il quale in Napoli ha incontrato molto applauso" (Ibid, n. 209).

Come per le opere maggiori, il successo di questo piccolo grande libro fu rapido e il consenso pressoché universale. Oggi esso conta centodieci edizioni italiane, e duecentocinquanta francesi, a cui vanno aggiunte le traduzioni in quasi tutte le lingue parlate del mondo.

"Quattro opere soprattutto, scrive il Keusch, nella trattazione dell'amore di Dio si sono acquistate nella letteratura cristiana classica fama: lo scritto: De deligendo Deum et proximurn di S. Bernardo, il libretto: De adhaerendo Deo, che va sotto il nome di Alberto Magno, il trattato: Stimulus divini amoris, che fino a questi ultimi tempi è stato attribuito a S. Bonaventura, e in tempo più recente la eccellente e generalmente nota trattazione intorno all'amore, di Dio, Traité de l'amour de Dieu, di S. Francesco di Sales.

... La Pratica di amar Gesù Cristo ha maggior somiglianza con l'opera magistrale di S. Francesco di Sales. Ambedue gli scritti parlano dell'a more di Dio, ambedue sono usciti dalle anime di grandi Santi, ambedue godono della più grande popolarità tra i lettori cristiani. L'opera del Vescovo di Ginevra è tuttavia un'opera capitale composta con grande ponderazione e studio da una mente illuminata dall'amore, mentre la Pratica di S. Alfonso, è piuttosto lo sfogo improvviso, sebbene molto fervido, di un cuore ardente. Mentre S. Francesco di Sales ci presenta dell'amore una trattazione completa, che parla dell'origine, dello sviluppo, della diminuzione ed applicazione di questa, virtù, S. Alfonso con fervidi motivi vuole particolarmente muovere i nostri cuori alla pratica di esso " (1)

Quattro capitoli introduttivi mostrano come Gesù Cristo meriti il nostro amore e la nostra confidenza, particolarmente per la sua passione e per l'istituzione dell'Eucaristia. In seguito, utilizzando le parole della prima Lettera ai Corinti (Cap. XIII): Caritas patiens est, benigna est, caritas non aemulatur ecc., l'Autore mostra in tredici capitoli "le principali virtù da praticare, e i difetti da evitare per conservare ed aumentare in noi il santo amore: la pazienza, la dolcezza, l'umiltà, il fervore, la fede, la speranza, la conformità alla volontà divina".

C'è l'inizio e c'è il compimento della perfezione. Due motivi fondamentali dominano questa trattazione pratica, scevra, come sempre, di volate retoriche e di preziose analisi, difficili per il popolo, e perciò inutili: l'amore come risposta necessaria, inderogabile, alla domando perentoria postaci da Dio, primo amatore degli uomini; e la convinzione, strana in apparenza, che all'amore si giunge attraverso la pratica o esercizio dell'amore.

"Chi ama, scrive altrove il Santo, necessariamente desidera d'esser amato. Il cuore domanda il cuore, l'amore cerca l'amore " (2). Questa dottrina, così ricca di contenuto, nei suoi scritti spirituali si esprime così: "Dio vi ama? Amatelo ". Oppure: "Il nostro buon Dio, perché molto ci ama, molto desidera d'esser amato da noi; e perciò non solo ci ha chiamati al suo amore con tanti inviti replicati nelle sacre Scritture e con tanti benefici comuni e particolari, ma ha voluto anche obbligarci con espresso precetto, minacciando l'inferno a chi non l'ama" (3).

Queste parole, che hanno l'aria di una esortazione familiare, sono tormento d'anima. S. Alfonso posto dalla meditazione dinanzi a Dio è in, uno stato di stupore e di meravigliata esaltazione.

"Se sapessimo, egli scrive, che in un regno della terra vi è un principe bello, santo, dotto, cortese, pietoso", noi lo ameremmo. Se un uomo, qualsiasi ci benefica, se un cane ci si mostra fedele, noi gli siamo grati. " Ma, Gesù mio, questa regola vale per gli altri, vale per tutti, non per voi " (4).

Ed Egli ci ha perseguitati fino dall'inizio della nostra storia. La creazione è opera dell'amore. Certo, "prima dell'Incarnazione del Verbo, poteva l'uomo dubitare se Dio l'amasse con tenerezza "; poiché, a rigore, la verità di quel fatto, sorprendente e incredibile, non era cosa che potevamo apprendere nell'ordine della natura. Ma dopo che Egli ci ha rivelato il suo segreto in una epifania di sangue, dopo la morte di Gesù Cristo, chi può averne più dubbio? (5). Ora che la sua luce ha illuminato il nostro cammino abbiamo appreso dappertutto che Egli ci avvolge col suo invincibile amore.

Ecco: il significato della rivelazione del Figlio di Dio è questo: l'amore che pare una legge costituzionale del nostro essere, l'amore di Dio nell'ordine della grazia, è un dono, qualcosa che Egli solo può darci, e noi non possiamo, senza di Lui, neppure desiderare. "Volete l'amore? scrive S. Alfonso, Chiedetelo.". "Il Signore è liberale in dispensare i suoi doni, ma specialmente in donare l'amore a chi glielo cerca perché quest'amore è quello che più d'ogni altra cosa egli domanda da noi " (6).

Da qui il secondo motivo che domina la Pratica di amar G. C. e in generale tutta la dottrina spirituale di S. Alfonso.

Ci si domanda, non a torto, come si possa insinuare una pratica dell'amore, o meglio, come è possibile educarsi ad amare, come ad un esercizio virtuoso, giacché tra i sentimenti del cuore non c'è nulla di più spontaneo e irrompente dell'amore. Non si ama per forza o per esercizio.

Ma questa domanda, giustissima senza dubbio, va posta a Dio stesso, il quale ci ha fatto, nel primo comandamento, un obbligo strettissimo di amarlo. La risposta, splendente di bellezza, è quella accennata più sopra da S. Alfonso. L'amore, come sentimento umano, spontaneo, non si comanda, si riceve quando lo meritiamo. Ma l'amore di Dio è grazia, è virtù infusa, come dicono i teologi, insieme alla fede e alla speranza, grazia e quindi dono gratuito, che è anche creazione a nuovo della nostra anima mediante il battesimo. Un cristiano, per il solo fatto di esser cristiano, ha in sé l'amore di Dio come radice di tutta la sua attività futura; può e deve amare Iddio perché è la stessa carità, che gli invade l'anima, a spronarlo, a stimolarlo, a spingerlo a rispondere; non a dare per primo, ma a render l'amore a Dio che glielo chiede di ritorno.

Si comprende così come l'amore di Dio possa esser l'inizio dell'intero, cammino della perfezione ed anche il suo compimento. Esortare alla pratica dell'amore è esortare a mettere in opera un principio di attività virtuosa che è in noi fin dal battesimo. Esso deve investire tutta la nostra vita, e quando la investe, ogni atto, ogni respiro, ogni parola è virtù e amore di Dio. "Dilige, et quod vis fac ". Questo notissimo detto di S. Agostino è appunto il tema della Pratica di S. Alfonso; donde il procedimento di questo prezioso libretto: chi ama Gesù Cristo ama tutte le virtù, cioè, ama esercitarsi in esse, ama la pratica dell'amore, per purificare la, propria anima dalle scorie del peccato e da ogni decadenza spirituale, e poi elevarsi, fino a giungere ad amar Dio con la purezza di una volontà non più naturale e umana, perché unificata con quella di Dio.

Questa è la somma delle dottrine contenute o supposte dalla Pratica, di questo piccolo libro che ha saturato l'anima di chi ha avuto fame e sete di eroismo, come nei tempi nei quali visse il suo santo Autore e in quelli immediatamente successivi. Farà lo stesso, lo speriamo, anche oggi, per quanti avranno la ventura, di leggerlo, non per semplice lettura, mai per brama di farsi santi.

 

P. Giuseppe Cacciatore

in S. ALFONSO M. DE LIGUORI

Opere spirituali, Serie A: Trattati Generali

Vol. I. Pratica di amar Gesù Cristo

Edizione PP. Redentoristi,

Roma-Pagani 1953, pp-XXIX-XXXV

 

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(1) C. KEUSCH, La dottrina spirituale di S. Alfonso, Milano 1931, p. 186-7.

(2) Novena del S. Cuore. Ed. crit. IV, p. 511.

(3) Dell'amore divìno e dei mezzi per acquistarlo, Ed. crit., I, p. 267.

(4) La vera sposa, cap. XXII, § 1, n. 4, ed. cit. p. 335. Novena di Natale. Ed. crit., IV, p. 25-26.

(5) Pratica di arnar G. C., cap. 1, p. 1-2, La vera sposa, Ed. cit., p. 337-8.

(6) La vera sposa, ed. cit., p. 52; - Cf. G. CACCIATORE, La spiritualità di S. Alfonso, nel Vol. Le scuole cattoliche di spiritualità, Vita e pensiero, Milano, 1944, p. 241-2.

 




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