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S. Alfonso Maria de Liguori
Pratica di amar Gesù Cristo

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CAPO XV.

Caritas omnia credit.

Chi ama Gesù Cristo crede a tutte le sue parole.

Una persona che ama fede a tutto quel che dice l'amato; e perciò quanto è più grande l'amore di un'anima verso Gesù Cristo, tanto è più ferma e viva la sua fede. Il buon ladrone vedendo il nostro Redentore che stava sulla croce morendo senza aver fatto male, e pativa con tanta pazienza, cominciò ad amarlo; onde preso da questo amore ed illuminato poi dalla divina luce, credé esser egli veramente il Figlio di Dio, e quindi lo pregò a ricordarsi di lui quando fosse giunto al suo regno.

La fede è il fondamento della carità, sovra cui la carità sta fondata, ma la carità poi è quella che perfeziona la fede. Chi più perfettamente ama Dio più perfettamente crede. La


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carità fa che l'uomo creda non solo coll'intelletto, ma ancora colla volontà. Quei che credono col solo intelletto, ma non colla volontà, come sono i peccatori i quali conoscono esser troppo vere le verità della fede ma poi non vogliono vivere secondo i divini precetti, essi hanno una fede molto debole; poiché se avessero una fede viva, credendo che la divina grazia è un bene maggior d'ogni bene e che il peccato è un male maggior d'ogni male, mentre ci priva della grazia divina, certamente muterebbero vita. Se dunque preferiscono a Dio i miseri beni di questa terra è perché o non credono o molto debolmente credono. Chi all'incontro crede non solo coll'intelletto, ma ancora colla volontà, in modo che non solo crede ma vuol credere a Dio rivelante per l'amore che gli porta, e gode nel credere, costui perfettamente crede, e quindi cerca di conformar la sua vita alle verità che crede.

La mancanza nonperò della fede in coloro che vivono in peccato non nasce già dall'oscurità della fede, poiché sebbene le cose della fede ha voluto Dio che fossero a noi oscure e nascoste, acciocché acquistassimo merito nel crederle, nondimeno la verità della fede si è renduta a noi così evidente da' contrassegni che ce la manifestano, che il non crederla non solo sarebbe imprudenza, ma empietà e pazzia. Nasce dunque la debolezza della fede di molti da' loro mali costumi. Chi disprezza la divina amicizia per non privarsi de' piaceri proibiti vorrebbe che non ci fosse legge che gli proibissecastigo per chi pecca, e perciò procura di sfuggire la vista delle verità eterne, della morte, del giudizio, dell'inferno, della divina giustizia; e perché questi oggetti troppo lo spaventano ed amareggiano i suoi diletti, giunge perciò ad assottigliarsi il cervello per trovar ragioni almeno verisimili, con cui possa persuadersi o lusingarsi che non vi sia né animaDioinferno, affin di vivere e morire come le bestie che non hanno né leggeragione.

E questa è la fonte, cioè la rilassatezza de' costumi, dalla quale poi son nati e tutto escono tanti libri e sistemi di materialisti, indifferentisti, politichisti, deisti e naturalisti; altri de' quali negano la divina esistenza, altri negano la divina provvidenza, dicendo che Dio dopo aver creati gli uomini non si prende più alcuna cura di loro, se l'amano o l'offendono, se si salvano o si perdono; altri negano la divina bontà,


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dicendo che Dio molte anime l'ha create per l'inferno inducendole egli stesso a peccare, affinché si dannino e vadano a maledirlo per sempre nel fuoco eterno.

Oh ingratitudine e malvagità degli uomini! Un Dio gli ha creati per sua misericordia affin di renderli eternamente beati nel cielo; gli ha colmati di tanti lumi, di benefici e grazie, acciocché si acquistassero la vita eterna; per lo stesso fine gli ha redenti con tanti dolori e con tanto amore; ed eglino si affaticano di non credere a niente per vivere ne' vizi a loro voglia! Ma no, che per quante fatiche faranno non potranno mai i miseri liberarsi dal rimorso della mala coscienza e dal timore della divina vendetta.

Di questa materia ultimamente diedi alle stampe un'opera intitolata La verità della Fede, nella quale dimostrai con chiarezza l'insussistenza di tutti i sistemi di quest'increduli moderni.1 - Oh, se essi lasciassero i vizi e si applicassero ad amar Gesù Cristo, certamente che non metterebbero più in dubbio le cose della fede e crederebbero fermamente a tutte le verità da Dio rivelate!

Chi ama Gesù Cristo di cuore tiene sempre avanti gli occhi le massime eterne, e secondo quelle dirige le sue operazioni. Chi ama Gesù Cristo, oh come bene intende quel detto del Savio: Vanitas vanitatum et omnia vanitas (Eccl. I, 2), che ogni grandezza terrena è fumo, loto ed inganno; che l'unico bene e felicità di un'anima consiste in amare il suo creatore e adempir la di lui volontà; che tanto noi siamo quanto siamo avanti a Dio; che non serve guadagnar tutto il


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mondo se l'anima si perde; che tutti i beni della terra non possono contentare il cuore dell'uomo, ma solo Dio lo contenta; in somma che bisogna lasciar tutto per acquistare il tutto.

Caritas omnia credit. Alcuni altri cristiani poi non sono così perversi, come quelli che abbiam nominati, i quali vorrebbero non credere a niente per vivere ne' vizi con maggior libertà e senza rimorso; alcuni altri, dico, credono, ma hanno una fede languida; credono i sagrosanti misteri, credono le verità rivelate negli Evangeli, la Trinità, la Redenzione, i sagramenti, ed altre; ma non le credono tutte. - Gesù Cristo ha detto: Beati i poveri; Beati i tribulati; Beati quei che si mortificano; Beati quei che sono perseguitati, mormorati e maledetti dagli uomini: Beati pauperes (Luc. VI, 20); Beati qui lugent (Matt. V, 5); Beati qui esuriunt (Ibid. 6); Beati qui persecutionem patiuntur (Ibid. 10); Beati estis cum maledixerint vobis,... et dixerint omne malum adversum vos (Ibid. 11). Così parla Gesù Cristo negli Evangeli. Ma come può dirsi poi che credono agli Evangeli coloro che dicono: Beato chi ha denari? Beato chi non patisce? Beato chi si piglia spasso? Povero chi è perseguitato e maltrattato dagli altri? Di costoro si ha da dire che o non credono agli Evangeli o che vi credono in parte. - Chi vi crede in tutto, stima sua fortuna e favore divino in questo mondo l'esser povero, l'essere infermo, l'esser mortificato, l'esser disprezzato e maltrattato dagli uomini. Così crede, e così dice chi crede tutto quel che si dice negli Evangeli, ed ha vero amore a Gesù Cristo.




1 Questa opera, data alla luce un anno prima della Pratica di amar Gesù Cristo, cioé nel 1767, dal più che settantenne Vescovo di Sant' Agata, è testimonianza viva, come della scienza del Santo Dottore, così pure del suo indefesso zelo per la difesa delle anime, minacciate dalla crescente empietà, e della Chiesa, impugnata ed oltraggiata dai suoi prepotenti nemici. Viene divisa in tre parti: la prima, contro i materialisti che negano l' esistenza di Dio; la seconda, contro i deisti che negano la religione rivelata; la terza, contro i settari che negano la Chiesa cattolica essere l' unica vera. In questa ultima parte viene propugnata validamente la infallibilità del Romano Pontefice. Il santo autore ebbe gli elogi del regnante Pontefice Clemente XIII. - Di questa opera, e di tutte le Opere dommatiche di S. Alfonso, abbiamo una eccellente traduzione latina, fatta dal compianto P. Walter, (+ 1933) il quale consacrò le sue pressoché ultime fatiche alla preparazione di questa Collezione delle Opere Ascetiche di S. Alfonso.






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