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S. Alfonso Maria de Liguori
Proteste della morte

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Introduzione

Negli archivi redentoristi è rimasto ben poco delle centinaia di manoscritti originali di s. Alfonso. Eccetto che per la Theologia moralis e l'epistolario, sono in genere superstiti pagine staccate. Quasi non si conosce un manoscritto cartaceo organico, di cui esista un'edizione. Dei numerosi fogli delle Glorie di Maria, mandati nel 1750 alla stamperia di A. Pellecchia, ce ne sono pervenuti appena due (1).

Fra le altre cause la maniera particolare tenuta dall'autore nel comporre ha influito nella lamentata scarsezza, che si avverte maggiormente nella sua copiosa produzione ascetica.

Il Dottore zelantissimo lavorava abitualmente sulle bozze di stampa, ampliando o compendiando la materia, e migliorandone la dizione. La prima stesura o dettatura passava in secondo piano, venendo presto dimenticata siccome svolgimento incompleto. La rielaborazione eseguita sulle "striscie" tipografiche (2) sostituiva in pratica il manoscritto.

Era un po’ il suo metodo, come abbiamo rilevato nella Introduzione generale (3).

Naturalmente le "striscie" cariche di cancellature, aggiunte o trasposizioni, erano con indifferenza cestinate dagli stampatori come roba ingombrante o buttate al fuoco. Per noi invece sarebbero state preziosi documenti indicativi della evoluzione dottrinale e letteraria dello scrittore.

Per un fenomeno raro si conserva nell'archivio provinciale redentorista di Pagani la Protesta della morte (4) manoscritta, che nella sua piccola mole è un tipico saggio di questo tormentatore di bozze, che non si contentava troppo facilmente, come si è ritenuto sinora, col pretesto dell'ansia missionaria. È dei mediocri fermarsi al primo getto.

Avanti di procedere nell'analisi ci chiediamo se la Protesta della morte sia l'identica Protesta per ben morire parimenti del Santo. Il De Meulemeester sembra che abbia sorvolato la questione, inducendo indirettamente a credere che si tratti di uno stesso scritto sotto titoli differenti (5).

Sono al contrario due composizioni distinte, benché nel contenuto si somiglino parecchio: tra la redazione dell'una e dell'altra v'intercorse almeno un decennio.

A. - S. Alfonso dettò la Protesta della morte intorno al 1748. Il vecchio foglio settecentesco reca in cima la consueta sua formola: "Viva Giesù e Maria", e comprende un preludio e 7 brani con titoli propri. Riletto il testo dettato vi fece alcuni ritocchi e aggiunte coi suoi nitidi caratteri. Dovette poi inviare una trascrizione a un tipografo napoletano a lui noto. Avute in mano le bozze, emendò, anzi rinnovò la struttura, fedele al suo metodo di lavoro scientifico. Soppressi i vari titoletti, curò un tessuto più rapido com'esige lo stile della preghiera.

Eliminata ogni prolissità, rese più agile il movimento degli affetti, e senza scivolare in ricercatezze, di cui era ghiotto quel secolo, diede una certa euritmia alla frase. Ci è giunta l'edizione del 1749, in fine della Visita al SS. Sacramento (Napoli, A. Pellecchia, pp. 166-168): è la più antica, e potrebbe essere anche la prima. Manca nella precedente ed. (Napoli 1748) di G. Paci. Romano ritiene erroneamente che apparve nel 1754 quale aggiunta della V ed. della Visita di Gessari (6).

Nel 1751, dando fuori la IV ed. della Visita (A. Pellecchia, pp. 165-168), l'autore espunse gli arcaismi e ammodernò alquanto l'interpunzione.

Nel 1755, riformato notevolmente il testo, l'inserì nella I parte delle Operette spirituali (Napoli, B. Gessari, pp. 256-260).

Vi ritornò nuovamente su nel 1758 (Napoli, G. di Domenico, pp. 205-208), apportandovi cambiamenti di lieve entità. Fu la revisione definitiva accolta nell'ed. del 1768 (Napoli, Paci, pp. 203-207) e in quelle successive.

B. - La protesta per ben morire non presenta gravi difficoltà. S. Alfonso la stampò nel 1758 in fine dell'Apparecchio alla morte (Napoli, G. di Domenico, pp. 526-528) prima del Regolamento di vita. Nella ristampa di Venezia uscita nel 1759 ordinò a Remondini di sistemarla dopo il Regolamento e gli Atti divoti (7).

Nel 1767 il tipografo veneto collocò al termine dell'Apparecchio alla morte ambedue le Proteste, variando l'intestazione della seconda: Protesta per ben morire - Altra protesta della morte da farsi col popolo in comune (Bassano, pp. 553-558).

Non consta con chiarezza se Remondini le riunì nel medesimo libro per sua iniziativa o per suggerimento dell'autore. La seconda ipotesi forse non è da scartarsi, data la tendenza di S. Alfonso a raggruppare le Opere ascetiche omogenee, come si espresse nel 1761, per non replicare tratti già messi in altri luoghi (8). Remondini però non cessò di ristampare la Protesta della morte nella I parte delle Opere spirituali (Bassano 1784, ed. XVI, pp. 155-157) (9). Noi ci atterremo al criterio del santo che nell'Opera omnia non voleva ripetizioni.

Per eccezione ci permettiamo di riprodurre sinotticamente la Protesta della morte: nel testo definitivo indichiamo le varianti napoletane del 1751-55 e quelle venete del 1763-82.

Omettiamo senz'altro "La preghiera per la buona morte" composta nel secolo XVIII, che alcuni editori ottocenteschi hanno riprodotto tra gli scritti genuini di s. Alfonso. Marietti l'ha aggiunta all'Apparecchio alla morte con l'inciso "di altro autore" (Opere ascetiche, II, Torino 1887, 176).

Si trova nel libro intitolato: "Il vero penitente de' giorni nostri o sia raccolta di opuscoli atti ad aiutare la conversione de' peccatori ed a mantenerli tali sino alla fine, fatta, ed in parte tradotta ed in parte composta da don Francesco Rovira Bonnet, rettore de' Catecumeni e Parroco del SS. Salvatore e di S. Pantaleo a' Monti" (di Roma), in Napoli 1789, pp. XIV- 312.

A p. 286 è riportata con questa attribuzione: "Preghiera per ottenere una buona morte. Composta da una Dama convertita, e morta religiosa".

Si ristampa tuttora nei manuali devoti con un testo ritoccato: venne indulgenziata da Pio VII nel 1802. Diamo un saggio dell'inizio.

Testo del '700

Testo moderno

Adorabile Salvatore, io mi presento innanzi a voi con un cuore contrito, e umiliato, io vi raccomando l'ultima mia ora, e ciò che deve accompagnarla, ecc.

Gesù, Signore, Dio di bontà, Padre di misericordia, io mi presento innanzi a voi con cuore contrito e compunto: vi raccomando la mia ultima ora e ciò che dopo di essa mi attende, ecc.

 

 

ORESTE GREGORIO in S. Alfonso, Opere Ascetiche, ed. critica, vol. IX, Roma 1965, Edizioni di Storia e Letteratura, pp. LXVIII-LXXI

 

___________________

(1) AGR, SAM, III.

(2) S. ALFONSO, Lettere, III, 357. S. Alfonso scriveva a Paci il 28 settembre 1769: "Avvertite, nelli fogli seguenti, a mandarmi le prime correzioni nette a striscie, acciocché possa io liberamente aggiungere o levare".

(3) Cfr. IG, 25 ss.

(4) Arch. prov. napol. (Pagani), S. Alfonso, 71: Protesta della morte. Vedi la riproduzione fotografica in IG, 26, Tav. I. Un altro Ms. autografo si conserva in Sicilia (Arch. prov. sicil. Palermo): Gradi della santa Infanzia, tradotti dal latino; il Santo li pubblicò con vari cambiamenti nel 1734 al principio della Coronella in onore del santo Bambino Giesù (pp. 3-10); in seguito li ristampò con altre correzioni. Può aggiungersi il ms. Il ristretto della vita, e virtù del servo di Dio Gennaro Sarnelli (AGR, XXXIV, S A M, IX, 49), stampato nel 1752, ecc.

(5) MB, I, 96 e 190.

(6) C. ROMANO, 99 e 155: i due brani sono inesattamente intitolati: Protesta per ben morire.

(7) S. ALFONSO, Lettere, III, 88.

(8) Ibid., III, 136.

(9) S. Giuseppe Cafasso (m. 1860), che riguardò s. Alfonso come il santo del suo cuore, ebbe cara la Protesta della morte, di cui trascrisse nel proprio Testamento spirituale la strofetta finale, variandone qualche termine, che poniamo in corsivo: Non già morte, ma dolce sonno - sarà per te, anima mia- se morendo t'assiste Gesù; se spirando t'abbraccia Maria (cfr. COTTINO J., S. Giuseppe Cafasso, Roma 1947, 238).

 

 




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