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S. Alfonso Maria de Liguori
Regolamento per li Seminarj

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§ II - Cura del Rettore

 

I.- Nel riceversi qualche figliolo procuri il rettore d'informarsi diligentemente da persone fedeli de' di lui costumi ed inclinazioni.

 

II.- Al seminarista ricevuto faccia fare otto o almeno tre


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giorni di esercizj spirituali, tra' quali se gli faranno leggere le regole, e si farà istruire nelle osservanze dal confessore della casa, al quale si farà il figliolo anche la confessione generale.

 

III.- Incarichi spesso e fortemente a' prefetti che vengano a riferirgli i difetti delle loro camerate, almeno una volta la settimana, e sempre che occorre; e quando vengono, lasci tutto e gli senta senza fargli aspettare. E corregga con qualche severità i negligenti a riferirgli le mancanze già da loro avvertite. E di ciò ||23|| qualche volta gli corregga anche in pubblico avanti agli stessi seminaristi, acciocché appresso di loro sia più scusato il prefetto, se dopo gli accusa al rettore. E quel prefetto che in ciò anche corretto non si emenda, senza meno lo licenzj55.

 

IV.- Dica ancora a' seminaristi che vengano a ritrovarlo, quando bisogna loro comunicargli alcuna cosa, ma sempre colla licenza del prefetto, il quale non dee negarcela56. Tenga poi uno o due seminaristi più spirituali e fedeli per esploratori segreti in ogni camerata, che gli riferiscano da57 quando in quando i difetti che vedono, o almeno glie li58 facciano sapere per qualche via più sicura e meno sospetta.

 

V.- Tenga un libretto di memoria, dove noti per ogni carta il nome di ciascun seminarista e sotto vi noti i difetti, acciocché ||24|| se ne ricordi almeno per quando dovrà darne conto al vescovo per causa dell'ordinazione.

 

VI.- Invigili molto sovra i difetti contra l'onestà; perciò incarichi la modestia nel vestirsi e spogliarsi e nel mutarsi la camicia. Attenda che nella notte stia sempre acceso il lume ed in quel tempo sia levato in alto, acciocché non sia smorzato da alcuno. Di più che nella notte il camerino del comune stia sempre chiuso e 'l prefetto ne tenga la chiave59.

 

Ordini che senza sua espressa licenza niuno esca dalla camerata dopo l'Ave Maria, o nel giorno per andare in camera de' maestri; e sia difficile in concedere questa licenza di andare a trovare i maestri, essendo cosa che non si pratica negli osservanti seminarj. È di più60 cosa pericolosa il trovarsi da solo a solo in una camera


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con alcun giovinetto. Le difficoltà ||25|| circa lo studio è meglio che si dimandino nella medesima scuola; il che può servire per istruzione anche degli altri.

 

Assegni a ciascuno il luogo del letto (ed attenda che i letti stiano cinque o sei palmi l'uno distante dall'altro) e da sedere nella scuola, nella mensa e nella ricreazione, dividendo i discoli e gl'inosservanti e coloro tra cui può esservi pericolo di qualche scandalo.

 

VII.- Usi sommo rigore in castigare i difetti contra l'onestà, sian61 di fatti o di parole. Come anche se alcuno parla da solo a solo col compagno o in segreto o gli qualche biglietto o dono; e62 castighi i serventi che piglian lettere de' seminaristi, poiché tutte le lettere debbono portarsi al portinajo e dal portinajo al rettore. Maggior delitto poi sarebbe il parlare con alcuno d'altra camerata; e maggior delitto (degno ||26|| anche di discacciamento) l'accostarsi vicino ad un altro che sta in letto.

 

VIII.- Nel castigare poi faccia conoscere che non castiga per vendetta o per empito di sdegno. Perciò trattenga il castigo, quando esso si trova attualmente disturbato; e 'l trattenga parimente, quando sta disturbato il seminarista. La prudenza vuole che allora si attenda a quietarlo e dopo63, sedata che sarà la passione, si castighi; altrimenti quegli, trovandosi nella furia, facilmente può dare in eccessi. Talvolta, quando il difetto è segreto, potrà giovare più un'ammonizione caritatevole che ogni altro castigo. Dico «segreto», perché se il difetto è stato pubblico, vi bisogna il64 castigo pubblico; ma anche allora gioverà fargli una parlata dolce, prima o dopo del castigo.

 

IX.- Vada indagando quali discorsi ||27|| si fanno in ricreazione e nelle uscite in campagna; e per queste uscite egli assegni i luoghi dove si ha da andare.

 

X.- Invigili che si osservi il silenzio prescritto, e specialmente nella mensa, nella quale il silenzio dev'essere indispensabile, se non vogliono vedersi innumerabili sconcerti, intemperanze, contrasti ed immodestie; perché, sedendosi a mensa, non possono i prefetti osservar tutti, né tutto ciocché65 si fa o si dice.

 

XI.- Scorra spesso per le camerate a vedere che si fa in tempo dello studio o della ricreazione o nel tempo indifferente. Ed inoltre più


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volte l'anno (come ogni tre o quattro mesi la volta) visiti i letti e66 gli stipi, facendosi all'improviso67 dar le chiavi, per vedere se vi sono armi, libri o altra cosa inconveniente.

 

XII.- Procuri col vescovo di ||28|| stabilire che in tempo delle vacanze non si permetta a' seminaristi di andare a spasso ne' loro paesi, come si pratica in alcuni seminarj, con danno immenso e forse non più riparabile de' poveri giovani. In quel tempo facilmente il seminarista perderà quanto ha acquistato stando al seminario, specialmente se sta fuori in tempo delle vendemmie. Ottimo dunque sarà dar loro le ferie nello stesso seminario, dismettendo allora gli studj e concedendo ad essi qualche onesto divertimento.

 

XIII.- Se occorre dar licenza ad alcuno di andare alla sua casa per cagione d'infermità, procuri di accertarsi prima dal medico, se l'infermità richiede l'uscire dal seminario e se l'infermità sia vera, perché spesso i seminaristi se la fingono per trovarsi a qualche festa, che si fa nel loro paese, o per altri loro capricci. Se poi il figliolo ||29|| va per altra causa urgente, gli assegni il tempo del ritorno. E ritornando, per quel tempo che quegli è stato fuori, il rettore s'informi diligentemente, come si è portato, con chi se l'ha fatta e se ha frequentati i sagramenti, l'orazione ecc.

 

XIV.- Spesso faccia sermoni, come ne' giorni precedenti alle solennità principali ed alle festività di Maria SS. E stia attento a far68 fare il giorno di ritiro in ogni mese nella forma detta di sovra al § I, al num I.

 

XV.- Spesso dimandi ancora ad alcuno in presenza degli altri, come si fa l'orazione o pure che si ricorda della lezione fatta in refettorio o fatta da lui69 in particolare.

 

XVI.- Parli almeno una volta la settimana col maestro di casa circa l'esigenze, le proviste e circa il trattamento de' seminaristi.

 

||30|| XVII.- Legga da70 quando in quando questi ricordi per rinfrescarsi la memoria delle cose a cui deve attendere; altrimenti sarà difficile che in molte cose non manchi, almeno per dimenticanza.

 

XVIII.- Quando i seminaristi calano in chiesa per assistere a' divini ufficj o debbono servire il prelato, si partano dal seminario colle cotte indosso e tutt'insieme in silenzio dalla camerata unitamente


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col prefetto, il quale mai non li perda di vista; né sia loro permesso parlare in chiesa, in sagrestia o altrove con niuno, di qualsisia condizione egli sia, o qualsivoglia distinzione egli meriti. Imperocché ciò è di molta importanza per lo bene de' seminaristi e decoro del seminario, al quale devono71 badare gli ecclesiastici più riguardevoli della diocesi, anzi devono72 promoverlo. Onde non si ||31|| offenderanno, se con buone e rispettose maniere loro si farà conoscere la necessità di tal riserva; e certamente per lo zelo che hanno piuttosto se n'edificheranno e compiaceranno.

 




55 Ed. Napoli 1780 licenzii.



56 Ed. Venezia 1778: negargliela. Ed. Napoli 1780: negarla.



57 Ed. Venezia 1778: di.



58 Ed. Venezia 1778 e Napoli 1780: glieli.



59 Ed. Venezia 1778 e Napoli 1780 agg.: ciò lo faccia eseguire sempre, senza eccezione, altrimenti possono succedere molti peccati, ed egli ne darà conto a Dio.



60 Ed. Venezia 1778 e Napoli 1780: ed inoltre.



61 Ed. Venezia 1778: sia. Ed. Napoli 1780: siano.



62 Ed. Venezia 1778 omette: e.



63 Ed. Venezia 1778 e Napoli 1780: ed indi.



64 Ed. Napoli 1780 omette: il.



65 Ed. Venezia 1778 e Napoli 1780: ciò che.



66 Ed. Napoli 1780: o.



67 Ed. Venezia 1778: all'improvviso.



68 Ed. Venezia 1778 omette: far.



69 Ed. Venezia 1778 e Napoli 1780: da esso seminarista.



70 Ed. Venezia 1778: di.



71 Ed. Venezia 1778 e Napoli 1780: debbono.



72 Come nella nota precedente.






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