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S. Alfonso Maria de Liguori
Riflessioni Devote sopra diversi punti...

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§. 11. Nella croce sta la nostra salute.

 

Ecce lignum crucis, in quo salus mundi pependit, così canta la s. chiesa nel venerdì santo. Nelle croce sta la nostra salute, la nostra forza contra le tentazioni, il distacco da' piaceri terreni; nella croce sta il vero amore a Dio. Bisogna dunque risolverci a portar con pazienza quella croce che ci manda Gesù Cristo ed a morire in quella per amor di Gesù Cristo, com'egli morì nella sua per amor nostro. Non vi è altra via per entrare in cielo, che il rassegnarsi nelle tribolazioni sino alla morte.

 

E questo è il mezzo di trovar pace anche nel patire. Dimando: quando viene la croce qual mezzo vi è per non perder la pace, se non l'uniformarsi al volere divino? Se non prendiamo questo mezzo, andiamo dove vogliamo, facciamo quanto possiamo, ché non potremo sfuggire il peso della croce. All'incontro, se di buona voglia la portiamo ella ci porterà al cielo e ci darà pace in questa terra.

 

Chi ricusa la croce, che fa? ne accresce il peso; ma chi l'abbraccia e la porta con pazienza ne alleggerisce il peso e il peso medesimo si converte in consolazione; mentre Iddio abbonda di grazie con tutti coloro che di buona voglia portano la croce per dargli gusto. Naturalmente non piace il patire, ma l'amor divino, quando regna in un cuore, glielo rende gradito.

 

Oh! se considerassimo lo stato felice che godremo in paradiso, se noi siamo fedeli a Dio nel soffrire i travagli senza lamenti, non ci lagneremmo di Dio che ci manda da patire, ma diremmo con Giobbe: Haec mihi sit consolatio, ut affligens me dolore non parcat, nec contradicam sermonibus Sancti1. E se siamo peccatori e ci abbiamo meritato l'inferno, questo ha da essere il nostro conforto nelle tribolazioni che ci avvengono, il vederci castigati da Dio in questa vita; perché questo è segno sicuro che Iddio vuol liberarci dal gastigo eterno. Povero quel peccatore ch'è prosperato in questa terra! chi patisce qualche grave tribolazione dia un'occhiata all'inferno che si ha meritato, ché così gli sembrerà leggera ogni pena che soffre. Se dunque abbiam commessi peccati, questa dev'essere la nostra continua preghiera a Dio: Signore, non mi risparmiate dolori, affligens me dolore non parcas; ma vi prego a darmi insieme la forza di patir con pazienza, acciocch'io non mi opponga al vostro s. volere, nec contradicam sermonibus Sancti; ed in tutto mi uniformi a quanto disponete di me, dicendo sempre con Gesù Cristo: Ita, Pater, quoniam


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sic fuit placitum ante te1: Signore, così vi è piaciuto di fare, così sia fatto.

 

L'anima ch'è dominata dall'amor divino non cerca altro che Dio. Si dederit homo omnem substantiam domus suae pro dilectione, quasi nihil despiciet eam2. Chi ama Dio disprezza tutto e rinunzia a tutto ciò che non gli serve ad amar Dio; e per le buone opere che fa, per tutte le sue penitenze e fatiche per la gloria di Dio non va cercando consolazioni e dolcezze di spirito; gli basta il sapere che gusto a Dio. In somma attende sempre ed in tutte le cose a negare se stesso, rinunziando ad ogni suo piacere; e dopo ciò di niente si vanta o si gonfia, ma chiamasi servo; e mettendosi nell'ultimo luogo si abbandona in mano della volontà e della misericordia divina.

 

Bisogna mutar palato per farci santi. Se non arriviamo a fare che il dolce ci sappia amaro e l'amaro ci sappia dolce, non giungeremo mai ad unirci perfettamente con Dio. Qui sta tutta la nostra sicurezza e perfezione, nel soffrire con rassegnazione tutte le cose contrarie che ci accadono alla giornata, piccole e grandi. E bisogna soffrirle per quei giusti fini per cui il Signore vuole che le soffriamo, cioè 1. per purgare le colpe da noi commesse: 2. per meritare la vita eterna: 3. per dar gusto a Dio ch'è il fine principale e più nobile che possiamo avere in tutte le opere nostre.

 

Pertanto offeriamoci sempre a Dio a sopportare ogni croce ch'egli ci manda, e attendiamo a star sempre apparecchiati a patire ogni travaglio per suo amore, acciocché quando alcuno ce ne avviene siam pronti ad abbracciarlo; dicendo, come disse Gesù Cristo a s. Pietro, quando fu preso nell'orto da' giudei per condurlo alla morte: Calicem quem dedit mihi Pater, non bibam illum3?: Iddio m'invia questa croce per mio bene, ed io gli dirò che non la voglio?

 

E quando mai il peso di tal crode ci sembrasse molto gravoso, ricorriamo subito all'orazione, perché Dio ci darà forza di portarlo con merito. E ricordiamoci di quel che dice s. Paolo, cioè che ogni tribolazione di questa terra, per dura che sia, non ha proporzione colla gloria che Dio ci apparecchia nella vita futura: Non sunt condignae passiones huius temporis ad futuram gloriam. quae revelabitur in nobis4. Ravviviamo dunque la fede, allorché le tribolazioni ci affliggono: diamo primieramente un'occhiata al Crocifisso che agonizza per amor nostro sulla croce; e diamone un'altra al paradiso ed a' beni che Dio prepara a chi patisce per amor suo; ché così non ci lagneremo, ma lo ringrazieremo della pena che ci a soffrire e gli cercheremo che ci dia più a patire. Oh quanto si rallegrano i santi in cielo, non già di aver avuti onori e piaceri in questa terra, ma di aver patito per Gesù Cristo! tutto è poco quel che passa; solo è grande quello ch'è eterno e non passa mai.

 

Quanto mi consola, Gesù mio, quel che voi mi fate sentire: Convertimini ad me, et convertar ad vos5. Io per le creature e per li miseri miei gusti ho lasciato voi; ora lascio tutto ed a voi mi converto; e sto certo che non mi discacciate, se voglio amarvi, facendomi sentire che state pronto ad abbracciarmi, convertar ad vos. Ricevetemi dunque nella vostra grazia e fatemi conoscere


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il gran ben che siete e l'amore che mi avete portato, acciocch'io non vi lasci più. Gesù mio perdonami, amato mio perdonami, amore mio perdonami tutti i disgusti che ti ho dati. Dammi l'amore tuo, e poi fa di me quel che ti piace. Castigami quanto vuoi, privami di tutto; ma non mi privare di te. Venga tutto il mondo ad offerirmi tutti i suoi beni: io mi protesto, che te solo voglio e niente più. O Maria, raccomandatemi al vostro Figlio; egli vi concede quanto gli cercate, in voi confido.

 




1 Io. 6. 19.



1 Matth. 11. 26.



2 Cant. 8. 7.



3 Io. 18. 11.



4 Rom. 8. 18.



5 Zach. 1. 3.






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