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S. Alfonso Maria de Liguori
Riflessioni utili a' Vescovi

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Introduzione da A. Sampers

Il primo documento presentato è il I paragrafo del I capitolo delle Riflessioni utili a' Vescovi per la prattica di ben governare le loro Chiese. S. Alfonso fece stampare quest'opuscolo di 105 pp., in formato tascabile (11 x 6 cm.), nel 1745 a Napoli (13). Basandoci sulla data dell'imprimatur, possiamo dire che il libretto uscì dai torchi nell'ultimo quadrimestre dell'anno (14).

Tannoia ci informa che il Santo compose l'operetta, "quanto picciola di mole altrettanto gravida di sensi", perché deplorava "l'indolenza di tanti vescovi, che godendo de' beni delle Chiese, non facevansi carichi de' propri doveri" (15) `. E ci assicura inoltre che "avendola inviata a tutt'i vescovi italiani, [Alfonsol ne riscosse da tutti i più vivi ringraziamenti, e coi ringraziamenti taluni ci unirono ancora le proprie giustificazioni" (16). Non conosciamo la lettera d'accompagnamento con la quale s. Alfonso trasmise l'opuscolo (17). Nell'archivio generale dei Redentoristi a Roma (d'ora innanzi: AGR) si conservano invece tre lettere di ringraziamento (18) una delle quali è parzialmente riprodotta dal p. Tannoia nella sua opera (19).

L'opuscolo ebbe una sola edizione a sé stante, cioè quella segnalata del 1745, ma nel 1760 fu aggiunto alla prima edizione della Selva di materie predicabili ed istruttive (20). Si trova annesso anche alle seguenti edizioni di quest'opera (21) . Nel 1835 uscirono le prime traduzioni: una tedesca a Dresda, fatta dal p. Anton Passy (22), e una francese a Parigi, nella prima traduzione delle Opera omnia di s. Alfonso, iniziata da Dom Guéranger (23). Una traduzione inglese, fatta dal p. Eugene Grimm, vide la luce a New York nel 1890 (24).

Ristampiamo la parte relativa ai seminari della I edizione delle Riflessioni, perché questo è il testo originale di s. Alfonso. Nelle note daremo le varianti che si trovano nelle due ultime edizioni della Selva, uscite prima della morte del Santo: a Venezia (Remondini) 1778, e a Napoli (Stasi) 1780. Abbiamo creduto opportuno collazionarle ambedue, perché non è sempre facile stabilire in quanto l'ultima edizione veneta o napoletana dia il testo definitivo di s. Alfonso. Non di rado queste furono fatte all'insaputa dell'autore, talora persino con cambiamenti arbitrari. Delle volte anche i librai-editori non tenevano conto delle modifiche segnalate dal Santo, limitandosi a realizzare delle semplici ristampe, anziché delle nuove edizioni 'rivedute e corrette ', come egli desiderava (25).

Estratto da

André Sampers

Tre testi di S. Alfonso sul buon ordinamento dei seminarti

in Spicilegium Historicum, 27 (1979), pp. 17-19

 

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(13) Nella collezione delle opere di s. Alfonso edite durante la sua vita, conservata presso l'archivio generale dei Redentoristi a Roma, se ne trovano tre copie. Il Primo Catalogo collettivo delle Biblioteche italiane, vol. III, Roma 1965, 137 indica soltanto un esemplare del 1831, che fa parte delle Opera omnia del Santo edite da Marietti.

(14) Il revisore ecclesiastico can. Giuseppe Sparano diede il suo parere favorevole il 1° luglio, e il 14 agosto lo imprimatur fu concesso da mons. Carmine Cioffi, vescovo tit. di Antinopoli. A p. 4 dell'opuscolo lo imprimatur è sottoscritto "C. Ep. Antepol.".

(15) TANNOIA, Op. cit. I, 185. S. Alfonso traccia nel libretto la figura dei Buon Pastore. Dirimpetto al frontespizio è posta una incisione piuttosto insolita. Raffigura due pastori che guidano il loro gregge: uno verso la cima d'un monte luminoso (il cielo), l'altro verso l'abisso (l'inferno). Tale incisione è stata riprodotta in Analecta CSSR 8 (1929) 365, in D. CAPONE, Il volto di Sant'Alfonso nei ritratti e nell'iconografia, Roma 1954, 122 (testo a p. 123), e in TELLERIA, Op. cit. I, 377.

(16) Ci sembra che Tannoia esageri, dicendo che s. Alfonso inviò l'opuscolo a tutti i vescovi italiani. Sarebbe stato alquanto presuntuoso - ed anche pericoloso - volersi ergere a maestro di persone altolocate, di cui non si conosceva né l'indole né l'opera. Crediamo piuttosto che il Santo si sia limitato a mandare il libretto ai vescovi dell'Italia meridionale, in qualche modo a lui noti.

(17) Nella lettera del vesc. Salerno (vedi la nota seg.) si dice che era una "lettera in stampa".

(18) Le lettere sono risp. di mons. Fabrizio Antonio Salerno, vesc. di Molfetta, del 29 gennaio 1746; di mons. Antonio Marulli, arciv. tit. di Nazareth (sede a Barletta), del 3 febbraio 1746; di mons. Nicola Abbate, vesc. di Squillace, del 16 febbraio 1746. La prima si conserva in AGR I D 35, 53; le altre due ibid. 8 e 9.

(19) TANNOIA, Op. Cit. I, 185 riproduce la prima metà della lettera di mons. Salerno, ne tralascia però alcune parti.

(20) M. DE MEULEMEESTER, Bibliographie générale des écrivains rédemptoristes, vol. 1, La Haye-Louvain 1933, a p. 56 dice che le Riflessioni a partire dal 1762 furono aggiunte alla Selva; e a p, 109 precisa che questo fu fatto a partire dalla 3a edizione di quest'opera. A prescindere dal fatto che la 3a edizione della Selva è dell'anno 1769-70, e non del 1762, risulta chiaramente dalla 1a edizione dell'opera, inserita nella precitata collezione, conservata presso l'AGR, che le Riflessioni furono aggiunte fin dall'inizio, cioè dal 1760. Nella II edizione della Selva (Napoli, Giuseppe di Domenico, 1760), in 3 parti, ognuna con frontespizio completo, ma con numerazione continua delle pagine (693 pp.), le Riflessioni sono a pp. 626-666. Nella 2a edizione (Venezia, Remondini, 1760) di composizione più compatta, sono invece a pp. 442-476.

(21) Enumerate in DE MEULEMEESTER, Op. Cit. I, 108 e 110.

(22) Ibid. I, 204, n. 6; II 308, n. 54.

(23) Ibid. I, 258, n. 6. La traduzione è del rev. Vidal.

(24) Ibid. I, 223, n. 6.

(25) Su questa trascuratezza degli editori, spesso più intenti al proprio guadagno che a tener conto dei giusti desideri degli autori - il che più di una volta procurò serie noie a s. Alfonso - vedi quanto scrive O. GREGORIO nella Introduzione generale [alle] Opere ascetiche di S. Alfonso, Roma 1960, 54 ss.

 

 




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