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S. Alfonso Maria de Liguori
Rifless. sulla Passione di Gesù Cristo

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CAPO III - Riflessioni sulla Flagellazione, Coronazione di spine e Crocifissione di Gesù Cristo

Sulla flagellazione.

1. Scrive S. Paolo di Gesù Cristo: Semetipsum exinanivit formam servi accipiens (Philip. II, 7). Soggiunge poi S. Bernardo su questo testo e dice: Non solum formam servi accipiens ut subesset; sed etiam mali servi ut vapularet.1 Volle il nostro Redentore, ch'è il Signore di tutti, non solo prender la condizione di servo, ma anche di servo cattivo per esser castigato qual malfattore e così soddisfare per le nostre colpe.

È certo che la flagellazione fu il tormento più crudele che abbreviò la vita al nostro Redentore; poiché la grande effusione di sangue - da lui già predetta quando disse: Hic est enim sanguis meus novi testamenti, qui pro multis effundetur (Matth. XXVI, 28) - fu la causa principale della sua morte. È vero che questo sangue fu sparso prima nell'orto, fu sparso anche nella coronazione di spine e nell'inchiodazione; ma la massima parte fu sparso nella flagellazione: la quale primieramente fu a Gesù Cristo di gran rossore ed obbrobrio; poiché questa era pena che si dava a' soli schiavi, come si ha dalla L. servorum. ff. de poenis;2 che per ciò i tiranni dopo aver condannati alla morte i santi martiri, gli faceano prima flagellare e poi uccidere; ma nostro Signore


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fu flagellato prima di esser condannato a morte. Egli già prima in sua vita avea predetta a' suoi discepoli particolarmente questa flagellazione che dovea patire: Tradetur... gentibus et illudetur et flagellabitur (Luc. XVIII, 32). Significando loro il gran dolore che doveva recargli questo tormento.

2. Fu rivelato a S. Brigida che un manigoldo prima comandò a Gesù Cristo che da se stesso si spogliasse delle sue vesti; egli ubbidì e poi abbracciò la colonna, ove fu ligato e flagellatocrudelmente che il suo corpo restò tutto lacerato. Dice la rivelazione che i flagelli non solo ferivano, ma solcavano le sue carni sagrosante: Iubente lictore, seipsum vestibus exuit, columnam sponte amplectens ligatur et flagellis non evellendo, sed sulcando totum corpus laceratur (Revel. 1. IV, c. 70).3 E fu lacerato in modo che, come si dice nelle stesse rivelazioni (L. I, c. 10), nel petto gli si vedeano le coste scoverte: Ita ut costae viderentur.4 Al che si uniforma quel che scrisse S. Girolamo (In Matth.): Sacratissimum corpus Dei flagella secuerunt,5 e quel che scrisse S. Pier Damiani, dicendo che i carnefici si affaticarono a flagellar nostro Signore sino a venir meno loro le forze, usque ad defatigationem.6 Tutto ciò fu già prenunziato da Isaia con quella parola: Attritus est propter scelera nostra (Is. LIII, 5). Attritus significa    lo stesso che stritolato o sia pestato.

Eccomi, Gesù mio, io sono uno de' vostri più crudeli carnefici che vi ho flagellato co' miei peccati, abbiate pietà di me. O amabile mio Salvatore, è troppo poco un cuore per


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amarvi. Io non voglio più vivere a me stesso, voglio vivere solo a voi, mio amore, mio tutto. Onde vi dico con S. Caterina da Genova: O amore, o amore, non più peccati.7 Basta quanto vi ho offeso, ora io spero di esser vostro; e colla vostra grazia voglio esser sempre vostro per tutta l'eternità.




1 «Filius erat et factus est tamquam servus. Non solum formam servi accepit, ut subesset; sed etiam mali servi, ut vapularet; et servi peccati, ut poenam solveret, cum culpam non haberet.» S. BERNARDUS, In feria IV Hebdomadae Sanctae, sermo de Passione Domini, n. 10. ML 183-268.



2 «In servorum persona ita observatur, ut exemplo humiliorum puniantur. (In margine : Humiliorum: .... Subaudi hic: ad minus; quia statim ponit, quod plus servus quam alius humilis.) Ex quibus causis liber fustibus caeditur, ex iis servus flagellis caedi, et domino reddi iubetur. (In margine:  Flagella plus dolent: quasi parata ad plus dolendum.) Et ex quibus liber fustibus caesus in opus publicum damnatur, ex iis servus sub poena vinculorum ad eius temporis spatium flagellis caesus domino reddi iubetur. (In margine : Maior poena est stare in vinculis, quam laborare in agro seu opere pubblico.)» DIGESTORUM lib. 48, titulus 19: de poenis, X.



3 «Iubente lictore, seipsum vestibus exuit: columnam sponte amplectens, recte ligatur, et flagellis aculeatis infixis aculeis, et rectractis, non evellendo, sed sulcando, totum corpus eius laceratur.» Revelationes S. BIRGITTAE, a Card. Turrecremata recognitae, lib. 4, cap. 70.



4 «Flagellabant corpus eius ab omni macula et peccato mundum. Ad primum ergo ictum, ego, quae adstabam propinquius, cecidi quasi mortua, et resumpto spiritu, vidi corpus eius verberatum et flagellatum usque ad costas, ita ut costae eius viderentur.» Idem opus, lib. 1, cap. 10, Verba Virginis Mariae.



5 «Sciendum est Romanis eum (Pilatum) legibus ministrasse, quibus sancitum est, ut qui crucifigitur, prius flagellis verberetur. Traditus est itaque Iesus militibus verberandus, et illud sacratissimum corpus, pectusque Dei capax, flagella secuerunt.» S. HIERONYMUS, Commentaria in Evang. Matthaei, lib. 4, in cap. XXVII, 26. ML 26-208.



6 «Porro sex fuisse qui Christum flagellarunt, quidam ex Chrysostomi et Hieronymi doctrina depromunt: nec remisse sed usque ad defatigationem, ut in ea re liceat hominum crudelitatem spectare.» A. SALMERON, S. I., Commentarii in Evangelicam historiam et in Acta Apostol., Tom. X, Coloniae Agrippinae, 1613, tract. XIX, pag. 246.

7 Nel punto della sua conversione, Caterina, «per quei sentimenti d' immenso amore, e delle offensioni fatte al suo dolce Iddio, fu talmente tirata per affetto purgato fuor delle miserie del mondo, che restò quasi fuor di sé; e perciò di dentro gridava con affocato amore: «Non più mondo! non più peccati!» ed in quel punto se ella avesse avuto mille mondi, tutti gli avrebbe gettati via. Partendosi (dalla chiesa di S. Benedetto, dove avvenne la sua conversione) ritornò a casa... ed entrò in una camera più segreta che poté, dove pianse e sospirò molto con gran fuoco... Ma volendo il Signore accendere intrinsecamente più l' amor suo in quest' anima, e il dolore de' suoi peccati, se le mostrò in ispirito con la croce in ispalla, piovendo tutto sangue, per modo che la casa tutta le pareva piena di rivolti di quel sangue, il quale vedeva esser tutto sparso per amore: il che le accese nel cuore tanto fuoco, che ne usciva fuor di sé, e pareva una cosa insensata, per lo tanto amore e dolore che ne sentiva. Questa vista le fu tanto penetrativa, che le pareva sempre di vedere - e con gli occhi corporali - il suo Amore tutto insanguinato, e inchiodato in croce. Vedeva ancor le offese che gli aveva fatto, e però gridava: «O Amore, mai più, mai più peccati.» MARABOTTO e VERNAZZA, Vita, cap. 2, n. 1, 3, 4, 5.






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