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S. Alfonso Maria de Liguori
Risposta ad un autore che ha censurato...

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I Parte1

 


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RISPOSTA AD UN ANONIMO che ha censurato ciò che sta scritto nel precedente capo V .

Essendomi capitato nelle mani un libro dato alle stampe nell'anno scorso 1755, intitolato: Lamindi Pritanii redivivi epistola paraenetica ad P. Bened. Plazza, ho ritrovato verso la fine un'appendice, dove l'autore, ch'è anonimo, critica ancora ciò che ho scritto nel citato luogo di quest'Operetta, circa la pia sentenza ch'io ivi col P. Piazza ho sostenuta, che tutte le grazie vengono a noi per mezzo della divina Madre, contra ciò ch'ha scritto il celebre Ludovico Muratori nel libro della Regolata Divozione, sotto il predetto nome di Pritanio.

Dice il mentovato anonimo per prima ch'io abbia errato nell'asserire che Pritanio abbia scritto essere tal sentenza un'iperbole e un'esagerazione caduta di bocca al fervore di alcuni santi. Perciò io, temendo d'aver preso abbaglio, ho riletto il di lui libro, ed ho veduto che quantunque Pritanio non unisca le suddette parole propriamente al luogo dove esprime la mentovata opinione, nondimeno dal contesto del suo discorso vedesi che le riferisce anche a' santi che di questo punto han parlato. Egli dice così: Sobriamente s'ha da intendere questa parlando d'un'altra proposizione, di cui prima fa menzione, cioè che Maria comanda in cielo - ed altre simili espressioni, che, cadute di bocca al fervore divoto di alcuni santi, non reggono ove si mettano al paragone colla vera teologia. E poi


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dice: Lei - cioè la Chiesa - dobbiamo ascoltare, e non già le iperboli di qualche privato autore ancorché santo. E immediatamente soggiunge: Parimente ci possiamo incontrare in chi asserisce, niuna grazia, niun bene venire a noi da Dio, se non per mano di Maria. Notisi quel parimente. Ed appresso dice: Esagerazioni divote sarebbero quelle di chi pretendesse passare per Maria tutte le divine beneficenze.

Ma ancorché ciò non l'avesse detto o non avesse inteso di dirlo Pritanio morto, vi è Pritanio redivivo che lo dice al n. 545 del suo libro, dove tra l'altre cose avverte che i santi alle volte nel lodare la Vergine santa han parlato per iperboli e per tropi. A lui dunque ora io rispondo, e dico non esservi dubbio che i tropi, com'è l'iperbole, non si tacciano di bugia, quando


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dal contesto del discorso si percepisce da sé l'eccesso della verità, com'è quel che disse S. Pier Damiani, che Maria accedit imperans, non rogans. E quel che disse S. Anselmo, ch'ella piange nel cielo per quei che offendono Dio. Sicché allora son leciti i tropi, quando nel discorso non vi può essere inganno. Ma ciò non vale a dire delle proposizioni assertive, dove l'iperbole costituisce un vero inganno che gli altri non possono conoscere.

Ma veniamo al punto principale della sentenza controversa. Io non mi stendo a provar le ragioni intrinseche che possono sostenerla; mi basta solamente qui accennare quelle che nel mio libro ho addotte, cioè perché Dio così vuole onorare questa sua diletta, che tanto l'ha onorato in sua vita. Dice S. Tommaso (Op. VIII) che i santi a proporzione del merito con cui s'han guadagnata la grazia, possono salvare molti altri; ma che il Redentore e la sua Madre si han meritata tanta grazia, che possono salvare tutti gli uomini: Magnum enim est in quolibet sancto, quando habet tantum de gratia quod sufficit ad salutem multorum; sed quando haberet tantum quod sufficeret ad salutem omnium, hoc esset maximum; et hoc est in Christo et B. Virgine.

Di più, perché essendo ella l'avvocata universale di tutti gli uomini, conviene che tutti quelli che si salvano, per mezzo suo conseguiscano la salute.


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In oltre - e questa ragione mi pare la più valida - perché conforme Maria ha cooperato colla sua carità, come dice S. Agostino, alla nascita spirituale de' fedeli, così vuole anche Dio ch'ella cooperi colla sua intercessione a far loro conseguire la vita della grazia in questa terra e la vita della gloria nell'eternità. Ecco le parole di S. Agostino: Mater quidem spiritu non capitis nostri, quod est ipse Salvator, ex quo magis illa spiritualiter nata est, sed plane mater membrorum eius, quae nos sumus, quia cooperata est caritate, ut fideles in Ecclesia nascerentur (Lib. De S. Virginitate, cap. 6). E perciò la S. Chiesa ci fa chiamar Maria con termini indefiniti, la vita e la speranza nostra. Ma quello che mi ha fatto e mi fa più forza in questa sentenza è il vederla sostenuta non solo da tanti autori dotti, ma anche da santi. Crede l'anonimo di aver egli dimostrato specialmente che S. Bernardo non ha inteso mai di asserire che tutte le grazie ci vengono per mano di Maria, ma solamente che noi per suo mezzo abbiamo ricevuto Gesù Cristo, ch'è la fonte e la pienezza di tutte le grazie. Ma io credo all'incontro di far vedere chiaramente il contrario con quello che qui soggiungo.

S. Bernardo dice che Maria ha ricevuta la pienezza di Dio. Spiega poi quale da questa pienezza; principalmente egli dice che Maria ha ricevuta la pienezza perché ha ricevuto in sé Gesù Cristo fonte di tutte le grazie; ma dice poi che la S. Vergine conseguentemente ha ricevuta un'altra pienezza, ch'è la pienezza delle grazie, per dispensarle di mano sua a tutti gli uomini, come mediatrice di essi appresso Dio. Ecco come


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parla nel sermone (In Dom. infr. oct. Ass., col. 1, lit. f): Quid ad Mariam accedere trepidet humana fragilitas? Nihil austerum in ea, nihil terribile: tota suavis est, omnibus offerens lac et lanam: age gratias ei qui talem tibi mediatricem providit. Omnibus omnia facta est, sapientibus et insipientibus copiosissima caritate debitricem se fecit. Omnibus - notii quel che siegue - misericordiae sinum aperit, ut de plenitudine eius accipiant universi, captivus redemptionem, aeger curationem, peccator veniam, iustus gratiam, angeli laetitiam, Filius carnem, ut non sit qui se abscondat a calore eius. Nota dunque quello, ut de plenitudine eius accipiant universi, dal che si vede che qui parla S. Bernardo, non della prima pienezza ch'è Gesù Cristo, altrimenti non potea dire che de plenitudine eius ancora il


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Figlio ne riceve la carne; ma parla della seconda o sia conseguente pienezza, come abbiamo detto, che Maria ha ricevuta da Dio, per dispensare a ciascuno di noi le grazie che riceviamo. Ed avvertasi quell'altro: Non est qui se abscondat a calore eius. Se alcuno ricevesse le grazie, ma non per mezzo di Maria, potrebbe restar nascosto dal calore di questo sole; ma S. Bernardo dice non esservi chi possa nascondersi dal calor di Maria. E in questo medesimo luogo dice: Per te accessum habemus ad Filium, o inventrix gratiae, mater salutis, ut per te nos suscipiat qui per te datus est nobis. Col che chiaramente vuol significarci il santo che conforme noi non abbiamo l'accesso al Padre che per mezzo del Figlio, ch'è il mediatore di giustizia, il quale coi meriti suoi ci ottiene tutte le grazie: così non abbiamo l'accesso al Figlio che per mezzo della Madre, ch'è mediatrice di grazia, la quale per mezzo delle sue preghiere ci ottiene tutte le grazie che Gesù Cristo ci ha meritate.

Ciò meglio si chiarisce poi da ciò che dice lo stesso santo appresso nel sermone de Aquaeductu, dove a principio dice che Maria ha ricevuta da Dio la principal pienezza, cioè Gesù Cristo, per farne parte anche a noi. Ma appresso chiaramente parla della seconda pienezza ch'ella ha ricevuta conseguentemente delle grazie, che noi otteniamo per mezzo delle sue preghiere, dicendo il santo così: Verum id quidem, sed parum est, ni fallor, desideriis vestris. È vero, dice S. Bernardo, che Maria ha ottenuto da Dio Gesù Cristo fonte delle grazie; ma ciò forse non contenta appieno i vostri desideri, mentre voi bramereste ch'ella stessa colla sua intercessione v'impetrasse queste grazie da Gesù Cristo a voi meritate. Quindi passa il santo ad esortarci che non lasciamo di venerare e di ricorrere con gran confidenza a questa divina Madre: dicendo che quello che noi desideriamo già l'ha fatto Dio con ponere in Maria la pienezza d'ogni bene, acciocché quanto riceviamo da Dio, tutto lo riconosciamo ottenuto per mezzo di Maria: Altius ergo intueamini, quanto devotionis affectu a nobis eam voluerit honorari, qui totius boni plenitudinem posuit in Maria: ut proinde


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si quid spei in nobis est, si quid gratiae, si quid salutis, ab ea noverimus redundare, quae ascendit deliciis aflluens. Hortus deliciarum - si osservi che siegue a parlare il santo delle grazie che attualmente a noi si dispensano per mano di Maria - quem non modo afflaverit veniens, sed et perflaverit superveniens auster ille divinus, ut undique fluant et effluant aromata eius, charismata scilicet gratiarum. E alludendo al primo testo da me sopra addotto: Non est qui se abscondat a calore eius, soggiunge qui: Tolle corpus hoc solare, quod illuminat mundum, ubi dies? Tolle Mariam, hanc maris stellam, quid nisi caligo et tenebrae relinquuntur?

Indi seguita ad esortarci che noi ci raccomandiamo a Maria e la prendiamo per avvocata appresso Gesù Cristo, animandoci con dire che se ella prega per noi, è certamente esaudita dal Figlio: Ad Mariam recurre; non dubius dixerim, exauditur ipsa pro reverentia sua. Exaudiet utique Matrem Filius, et exaudiet Filium Pater. E soggiunge immediatamente: Filioli, haec peccatorum scala, haec maxima mea fiducia, haec tota ratio spei meae. Ecco qui che certamente il santo a questo solo oggetto, perché la considera l'interceditrice e la dispensiera di tutte le grazie, la chiama scala de' peccatori e tutta la ragione di sua speranza: scala, perché conforme nella scala non si sale al terzo gradino se non si mette il piede al secondo, e non si giunge al secondo se non si mette il piede al primo, così non si giunge a Dio che per mezzo di Gesù Cristo, e non si giunge a Gesù Cristo che per mezzo di Maria. La chiama poi la massima sua fiducia e tutta la ragione di sua speranza, perché volendo Dio che tutte le grazie passino per Maria, egli si stima privo di grazie e di speranza senza l'intercessione di Maria. E quindi ci esorta a far noi lo stesso, cioè a collocare tutte le nostre speranze in Maria, dandoci ad intendere che se Maria prega per noi, certamente sarem salvi: poiché siccome il Figlio non può non essere esaudito dal Padre, così la Madre non può non essere esaudita dal Figlio. E all'incontro ci dice che se Maria non prega per noi, non otterremo la salute, perché Maria troverà a noi la grazia, della quale solamente abbiamo bisogno e colla quale solamente ci salviamo. Ecco le parole del santo che non possono esser più chiare: Quid enim? potestne Filius aut repellere aut sustinere repulsam? non audire aut non audiri Filius potest? Semper haec


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inveniet gratiam, et sola est gratia qua egemus... Nimirum sola est gratia qua salvamur. E conclude: Quid nos alia concupiscimus? Quaeramus gratiam et per Mariam quaeramus, quia quod quaerit invenit et frustrari non potest.

In oltre io ho riferiti poi molti altri passi, colle citazioni de' luoghi, nel mio libro, così de' santi come d'altri autori antichi rinomati, i quali non so come possano altrimenti spiegarsi, che per la nostra sentenza. Io semplicemente qui li riferirò in fascio, senza commento, e ne rimetto il giudizio al mio lettore.

S. Girolamo - o come altri vogliono, Sofronio, contemporaneo del santo, autore del sermone dell'Assunzione di Maria: - In Christo fuit plenitudo gratiae sicut in capite influente, in Maria sicut in collo transfundente. S. Bernardino da Siena: Per Virginem a capite Christi vitales gratiae in eius corpus mysticum transfunduntur. A tempore quo virgo Mater concepit in utero Verbum Dei, quamdam, ut sic dicam, iurisdictionem obtinuit in omni Spiritus Sancti processione temporali: ita ut nulla creatura aliquam a Deo obtineat gratiam, nisi secundum ipsius piae Matris dispensationem. Ideo omnia dona, virtutes, et gratiae, quibus vult, quando vult, et quomodo vult, per ipsius manus dispensantur. S. Bonaventura: Cum tota


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natura divina intra Virginis uterum exstiterit, non timeo dicere quod in omnes gratiarum effluxus quamdam iurisdictionem habuerit haec Virgo, de cuius utero quasi de quodam divinitatis oceano flumina emanabant omnium gratiarum. Lo stesso: Sicut luna inter corpora caelestia et terrena est media, et quod ab illis accipit, ad inferìora refundit; sic et Virgo regia inter nos et Deum est media, et gratiam ipsa nobis refundit. Lo stesso: Ipse sine ea non salvabit te. Quemadmodum infans sine nutrice non potest vivere, ita sine Domina nostra nec possis habere salutem. S. Efrem: Nobis non est alia quam a te fiducia, o Virgo sincerissima. S. Germano: Si nos deserueris, quid erit de nobis, o Vita Christianorum? S. Idelfonso: omnia bona quae illis summa Maiestas decrevit facere, tuis manibus


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decrevit commendare; commissi quippe sunt tibi thesauri, et ornamenta gratiarum. S. Antonino: Qui petit sine ipsa, sine alis tentat volare. S. Pier Damiano: In manibus tuis omnes thesauri miserationum Dei. Gersone: Mediatrix nostra, per cuius manus Deus ordinavit dare ea quae dat humanae naturae. L'Idiota: Dispensatrix gratiarum divinarum; nihil enim concedit nobis Filius eius, quin pertranseat per manus eius. Lo stesso: Salus nostra in manu illius est. Cassiano: Tota salus mundi consistit in multitudine favoris Mariae. Il che vien detto parimente da S. Bernardino da Siena: Tu dispensatrix omnium gratiarum; salus nostra in manu tua est. Riccardo: Deus quidquid boni dat creaturis suis, per manus Matris virginis vult transire. Lo stesso fa parlare Gesù Cristo: Nemo venit ad me, nisi Mater mea suis precibus


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traxerit eum. Riccardo di S. Lorenzo alludendo al detto de' Proverbi: Facta est quasi navis institoris, dice: In mare mundi submergentur omnes illi quos non suscipit navis ista. Ideo quoties videmus insurgentes fluctus huius maris, clamare debemus ad Mariam: Domina, salva nos, perimus. Lo stesso: Sicut lapis, subtracta terra, delabitur in profundum; ita, subtracto Mariae adiutorio, homo delabitur in peccatum et inde in infernum. Lo stesso scrive il P. Natale Alessandro, dicendo: Qui (Deus) vult ut omnia bona ab ipso exspectemus, potentissima Virginis Matris intercessione impetranda, cum eam, ut par est, invocemus (In calce tomi 4 Theol. Moral., Epist. 176.) Lo stesso dice il P. Contensone, il quale spiegando le


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parole dette da Gesù in croce a S. Giovanni: Ecce mater tua scrive così: Quasi diceret: nullus sanguinis mei particeps erit, nisi intercessione Matris meae. Vulnera gratiarum fontes sunt, sed ad nullos derivabuntur rivi, nisi per Mariae canalem. Ioannes discipule, tantum a me amaberis, quantum eam amaveris (Theol. mentis et cord., tom. 2, lib. 10, d. 4, cap. 1).

Aggiungo a ciò quel che mi fa gran forza, ed è il vedere che comunemente i fedeli per tutte le grazie che desiderano sempre ricorrono all'intercessione di questa divina Madre; onde pare che la suddetta pia sentenza sia quasi un sentimento comune della Chiesa. Di questo argomento appunto, cioè del comun sentimento de' fedeli, si avvale Petavio per provare la sentenza, da me tenuta per certa, dell'Immacolata Concezione di Maria nel primo istante. Del resto, sembrando così a me come a tanti altri autori, siccome al Segneri, al Paciucchelli. al Crasset, al Mendoza, al Nieremberg, al Poirè, e ad altri, molto pia e molto probabile la mentovata sentenza che tutte le grazie passino per mano di Maria; io mi chiamerò sempre contento di averla tenuta e predicata; se non per altro, almeno perché questa m'infiamma alla divozione di Maria e l'opposta raffredda: il che non pare leggier danno.




1 La prima parte di questa risposta, come risguardante il libro dell'A. intitolato le Glorie di Maria, si è posta nel terzo volume di detta opera.




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