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S. Alfonso Maria de Liguori Ristretto delle virtù…anima IntraText CT - Lettura del testo |
Ristretto delle virtù in cui dee esercitarsi un'anima che vuol far vita perfetta e farsi santa
Questo ristretto gioverebbe leggerlo ogni volta che si fa il giorno di ritiro per vedere le virtù in cui si manca.
Desiderare di crescere sempre più nell'amore verso G.C. I santi desiderj sono le ali con cui le anime volano a Dio. S. Luigi Gonzaga si fece
presto santo per lo gran desiderio che avea di amare Dio; e perché sapeva che non poteva giungere ad amarlo quanto era degno d'essere amato, perciò struggeasi di desiderio. Quindi s. Maria Maddalena de' Pazzi chiamava s. Luigi martire d'amore.
Meditare spesso la passione di G.C. Scrisse s. Bonaventura che le piaghe di G.C. son piaghe che impiagano i cuori e gl'infiammano di s. amore.
Fare spesso nel giorno atti di amore verso G.C., cominciando dallo svegliarsi nella mattina e procurando di addormentarsi facendo un atto di amore. Gli atti di amore, dicea s. Teresa, sono le legna che mantengono acceso nel cuore il beato fuoco dell'amor divino.
Domandare sempre a G.C. il suo s. amore. La grazia di amar Dio, come scrisse s. Francesco di Sales è la grazia che contiene e porta seco tutte l'altre grazie; perché chi ama veramente Dio procurerà di evitare qualunque suo disgusto e studierà di far quanto può per dargli gusto. E perciò sopra ogni altra cosa bisogna sempre chiedere a Dio la grazia d'amarlo.
Frequentare la comunione. Non può fare cosa più gradita a Dio un'anima, che comunicarsi in grazia. La ragione si è perché l'amore tende alla perfetta unione colla cosa amata; ora Gesù C. amando con immenso amore un'anima in grazia desidera sommamente di unirsi con essa. Ciò fa la s. comunione; fa che G.C. si unisca tutto coll'anima: Qui manducat meam carnem in me manet et ego in eo. E perciò l'anima non può far azione più cara a G.C., che riceverlo nella s. Eucaristia. Le anime spirituali procurino pertanto di comunicarsi più volte la settimana, e se fosse possibile ogni giorno, ma sempre colla licenza del direttore; poiché le comunioni e mortificazioni fatte di testa propria accrescono più presto la superbia, che lo spirito. Del resto così le comunioni, come le mortificazioni, il penitente dee chiederle con premura al direttore; poiché i direttori si muovono a concederle più spesso o più di rado, dallo scorgere il maggiore o minor desiderio che ne hanno i penitenti.
Fra il giorno fare più comunioni spirituali; almeno tre.
Visitare spesso il ss. Sagramento sugli altari almeno una o due volte il giorno; e visitandolo, dopo gli atti di fede, di ringraziamento, di amore e di dolore, domandargli con fervore la perseveranza e il s. amore.
Quando accadono disturbi, perdite, affronti o altre cose contrarie, ricorrere al ss. Sacramento, almeno da dove si trova la persona.
Ogni mattina in levarsi offerirsi a Dio a soffrire con pace e prendere dalle mani di lui tutte le croci che nel giorno gli avverranno; abbracciando poi con pace tutte le cose contrarie. Fiat voluntas tua, è il detto che sta continuamente in bocca de' santi. Signore, sia sempre fatta la vostra volontà.
Godere e rallegrarsi che Dio è infinitamente felice e beato. Se amiamo Dio più di noi stessi, come siam tenuti ad amarlo, dobbiamo godere più della felicità di Dio, che della nostra propria.
Desiderare il paradiso e la morte, per liberarsi dal pericolo di perdere Dio e per andare ad amar ivi G.C. con tutte le nostre forze ed in eterno senza pericolo di perderlo più.
Parlare spesso cogli altri dell'amore che ci ha portato G.C. e dell'amore che noi gli dobbiamo.
Andar con Dio senza riserba, non negandogli cosa alcuna che s'intenda esser di suo gusto; anzi scegliere le cose di suo maggior gradimento.
Desiderare e procurare che tutti amino G.C.
Pregar sempre per le anime del purgatorio e per i poveri peccatori.
Discacciare dal cuore ogni affetto che non è per Dio.
Ricorrere spesso a' santi e specialmente a Maria ss., acciocché c'impetrino l'amore a Dio.
Onorare Maria per dar gusto a Dio.
Far tutte le azione col solo fine di dar gusto a G.C.; dicendo in principio d'ogni azione: Signore, sia tutto per voi.
Offerirsi più volte il giorno a Dio e a G.C., a patire ogni pena per suo amore, dicendo: Gesù mio, mi dono tutto a voi; eccomi, fate di me quel che vi piace.
Star risoluto di morir prima mille volte, che commettere un peccato avvertito, anche veniale.
Negare a se stesso anche le soddisfazioni lecite: almeno ciò farlo due o tre volte al giorno.
Quando sentiamo parlare di ricchezze, d'onori e spassi di mondo, pensiamo che tutto finisce e diciamo allora: Dio mio, voi solo voglio e niente più.
Far due ore di orazione mentale o almeno un'ora al giorno.
Far tutte le mortificazioni esterne che permette l'ubbidienza; ma specialmente attendere alle interne, come astenersi dalle curiosità, dal rispondere alle ingiurie, dal dire facezie e simili, e non fare mai cosa per propria soddisfazione.
Qualunque esercizio divoto farlo come fosse l'ultima volta che lo facciamo. E perciò pensare spesso alla morte nella meditazione; e stando a letto pensiamo che ivi un giorno avremo da spirare.
Non lasciare le nostre divozioni solite o altra buon'opera per qualunque aridità o tedio che vi proviamo. Chi comincia a lasciarle per poco si mette in pericolo di lasciarle in tutto.
Non fare né lasciare alcuna buon'opera per rispetto umano.
Non lagnarsi nelle infermità della poca assistenza de' medici o de' domestici ed assistenti; e procurare di occultare anche i dolori quanto si può.
Amar la solitudine e 'l silenzio, per trattenersi a conversare a solo con Dio. E perciò bisogna fuggir le conversazioni di mondo.
Discacciare la tristezza, conservando in tutti gli avvenimenti una tranquillità e volto sereno sempre uniforme. Chi vuole quel che vuol Dio non dee star mai afflitto.
Raccomandarsi spesso alle persone spirituali.
Nella tentazioni ricorrere subito a Gesù ed a Maria con gran confidenza; seguendo a nominar sempre Gesù e Maria, finché persiste la tentazione.
Confidare assai, prima nella passione di G.C., e poi nell'intercessione di Maria. E chiedere ogni giorno a Dio che ci doni questa confidenza.
Dopo il difetto non disturbarsi mai e non diffidare, ancorché ci vedessimo sempre infedeli ricadere più volte nello stesso difetto; ma subito pentirsi e di nuovo risolvere l'emenda, confidando in Dio.
Render bene a chi ci fa male, con pregare almeno il Signore per lui.
Risponder con dolcezza a chi ci maltratta
con parole o con fatti: e così guadagnarlo.
Quando però ci sentiamo disturbati è bene che taciamo sintanto che ci sereniamo; altrimenti commetteremo mille difetti senza avvedercene.
Nel far le correzioni bisogna procurar di trovare il tempo in cui non istiamo disturbati né noi né la persona che dobbiamo correggere; altrimenti la correzione riuscirà più nociva che utile.
Dir bene di tutti; e scusar l'intenzione, dove non possiamo l'azione.
Soccorrere il prossimo quanto si può, specialmente chi ci è stato avverso.
Non fare né dir cosa di disgusto d'alcuno; sempre che non fosse per più piacere a Dio. E mancando qualche volta alla carità, domandargli perdono, o almeno parlargli con dolcezza.
Parlar sempre con mansuetudine, e con voce bassa.
Offerire a Dio i disprezzi che ci vengon fatti, senza poi lagnarcene cogli altri.
Osservar puntualmente le regole date dal direttore.
Stimare i superiori, come la stessa persona di G.C.
Sceglier per sé le cose più povere.
Ubbidire senza replica, e senza dimostrar ripugnanza; ed all'incontro non domandar cosa di proprio onore o soddisfazione.
Non parlare di sé, né di bene né di male: talvolta il dir male di sé fomenta la superbia.
Umiliarsi anche agl'inferiori.
Non iscusarsi nelle riprensioni e nelle calunnie che ci vengono opposte; purché ciò non sia assolutamente necessario per lo ben comune, o per evitare lo scandalo degli altri.
Visitare ed assistere quanto più si può gl'infermi: e specialmente i più abbandonati.
Dire spesso a se stesso: se mi voglio far santo, bisogna patire; se voglio dar gusto a Dio, debbo far la volontà sua, e non la mia.
Rinnovare sempre il proposito di farsi santo; e non isgomentarsi in qualunque stato di tepidezza in cui la persona si trovi.
Rinnovare ogni giorno il proposito fatto di camminare alla perfezione.
Il religioso procuri ogni giorno di rinnovare i voti della sua professione. Dicono i dottori, che chi rinnova i voti di religione, guadagna indulgenza plenaria, come chi li fa la prima volta.
L'esercizio più necessario d'un'anima che vuol dar gusto a Dio, è l'uniformarsi in tutto alla divina volontà, abbracciando con pace tutte le cose contrarie al nostro senso ne' dolori, infermità, affronti, contraddizioni, perdita di robe, morti di parenti o d'altre persone care; con prenderle fin dalla mattina dalle mani di Dio. Le tribolazioni sono le beate fiere, dove i santi fan grandi acquisti di meriti. Non possiamo noi dar maggior gloria a Dio, che coll'uniformarci in tutto a' suoi s. voleri. Questo è l'esercizio continuo delle anime divote. Ed a ciò serve l'orazione mentale: Tutto quello (dicea s. Teresa) che dee procurare chi si esercita nell'orazione è di conformare la sua volontà colla divina; e si assicuri, che in questo consiste la più alta perfezione.
Questo dunque ha da essere l'unico intento di tutte le nostre opere, delle meditazioni, e delle nostre preghiere;
dobbiam sempre pregare: Doce me facere voluntatem tuam. Signore, insegnatemi a far quel che volete voi, Domine, quid me vis facere? ditemi quel che volete da me che io tutto voglio fare. Fiat voluntas tua: ecco il detto che sta sempre in bocca de' santi. E questo è quel tutto che Iddio da noi domanda: Fili mi, praebe cor tuum mihi.
Ma la perfezione sta nell'uniformarci nelle cose a noi dispiacenti. Diceva il ven. p. Avila: Vale più un benedetto sia Dio nelle cose contrarie, che sei mila ringraziamenti nelle cose dilettevoli. Di più bisogna uniformarci anche nelle croci che ci vengono per mezzo degli uomini, come sono le calunnie, i furti e i dispregi, perché tutto viene da Dio. Non vuole già il Signore allora la colpa di chi ci offende, ma ben vuole la nostra umiliazione e mortificazione. Bona et mala a Deo sunt. Le tribolazioni noi le chiamiamo e le facciamo mali e guai, perché le soffriamo con impazienza; ma se le accettassimo con rassegnazione diventerebbero beni e gioie che faranno più ricca la nostra corona in paradiso. In somma chi sta sempre unito alla divina volontà si fa santo e gode anche qui in terra una perpetua pace. Non contristabit iustum quidquid ei acciderit.
Raccomandarsi alle orazioni delle persone divote; ma più raccomandarsi a' santi del paradiso e specialmente a Maria ss., facendo gran conto della divozione verso questa divina Madre; e non si lasci occasione d'insinuarla anche agli altri. Quei che hanno una gran confidenza nel patrocinio di Maria ne debbono ringraziare sommamente il Signore, poich'ella è una gran caparra della loro salute; e quei che non l'hanno debbono pregarlo che loro la conceda.