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S. Alfonso Maria de Liguori
Selva di materie predicabili

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Introduzione di D. Mondrone da "Sacerdote ascoltami"

In questo volume si è raccolto, se non tutto, il meglio che nelle opere ascetiche di sant'Alfonso de' Liguori è dedicato al sacerdote. Questi capitoli, confinati nei grossi volumi delle varie edizioni delle Opere, rimanevano praticamente inaccessibili ai loro destinatari. Mentre, infatti, di altre opere ascetiche le edizioni si susseguono a getto continuo, le pagine scritte dal santo Dottore per il sacerdote cominciavano ad essere ignorate.

(…)

I capitoli contenuti nel volume Sacerdote ascoltami son presi dalla Selva di materie predicabili, opera che il santo scrisse all'età di sessantaquattro anni, quando già una trentina ne aveva spesi in mezzo al clero del Regno di Napoli. La Selva fu, dunque, composta non "per vaghezza di scrivere", ma sotto la spinta dell'esperienza. E quella del santo fu di trovarsi continuamente tra il senso altissimo che aveva della grandezza e dignità del sacerdote e la fragilità umana che la prende d'assalto da tutte le parti per offuscarla e gettarla nel fango.

Accorrere in aiuto dei ministri di Dio, dei depositari dei tesori di Cristo, per ridestare in essi la coscienza della loro dignità e responsabilità e suggerire ad essi i mezzi come mantenersi a tanta altezza, furono i motivi dominanti che ispirarono la Selva. E questa parve così ricca, così carica di frutti sostanziosi, che appena uscita, i sacerdoti l'accolsero come una manna. L'opera di sant'Alfonso fu letta, fu meditata e lasciò sul suo cammino, in Italia e nel mondo, un vero e provvidenziale seminio di bene.

Il padre redentorista M. De Meulemeester, nella Bibliographie de St. Alphonse (Lovanio, 1933) appunto della Selva ha elencato non meno di cento edizioni, così distribuite per lingue: 24 in italiano, 36 francesi, 14 tedesche, 10 spagnole, 4 inglesi, 5 polacche, 2 annamite, 2 arabe, 1 indiana. La Messa e l'Officio strapazzati, messi anche qui in fine al volume, hanno avuto 51 edizioni, delle quali 28 solamente in Italia. Se le cifre hanno un loro linguaggio dimostrativo è superfluo aggiungere altro.

Diremo solo che soprattutto nell'Ottocento il clero italiano si sfamò alla lettura delle opere ascetiche di sant'Alfonso. Tra i lettori che le seppero gustare e raccomandare ad altri troviamo san Giuseppe Cafasso, san Giovanni Bosco, il ven. Frassinetti, il ven. Bruno Lanteri, monsignor Gaume e tantissimi altri che da tali opere hanno attinto incentivo a santificarsi e santificare. Attaccati da giansenisti e illuministi, gli scritti del nostro santo seppero imporsi per la loro assoluta ortodossia e l'aroma d'interiorità che li caratterizza.

Forse ciò che accresce il pregio e la fiducia negli scritti di sant'Alfonso sta proprio in ciò che qualche critico ritiene sia il loro diletto principale: la sovrabbondanza delle citazioni tolte dalla Scrittura, dai padri e scrittori ecclesiastici, e da altri autori di spiritualità. Ma non si sono accorti, costoro, che il valore dottrinale della Selva e delle opere affini, direbbe mons. Gaume, sta appunto nel fatto che in esse non c'è solo il pensiero di un uomo, ci sono bensì le voci di tutta la, tradizione. Era, del resto, il metodo classico del tempo e degli autori stessi dai quali il Liguori con larga mano attingeva.

A questo proposito, qualche volta, cadendo il discorso sulle opere ascetiche di sant'Alfonso, abbiamo appunto inteso lamentare che esse sono troppo cariche di citazioni latine. Ed è verissimo. Ma non per questo ci sembra senz'altro accettabile la proposta di eliminare siffatte citazioni. Chi si provasse a farlo, si troverebbe dinanzi un testo così scheletrico e sconquassato, da non aver più la voglia di leggere nulla. Trattandosi poi, come quella che presentiamo, di un'opera tutta dedicata a sacerdoti, tale proposta sembra addirittura inconcepibile. Oltre tutto, quei passi latini, donde il santo va traendo il sugo dei suoi capitoli, hanno un sapore e una forza così particolare, da offrire essi soltanto materia abbondante alla riflessione e gusto gradevole a un lettore di buon palato.

Può darsi che certi insaziabili ricercatori di novità, non sempre vagliate, la pensino diversamente. Per noi queste pagine provengono sempre da un santo, che in esse ha fatto passare qualche cosa della sua anima. Sant'Alfonso non attira con la saporosità dello stile, perché non intese di far opera letteraria ma di apostolo. E chi sappia leggerlo con semplice cuore, vi troverà quella polposa e sana devozione che egli tien riservata a quanti lo avvicinano.

Roma, 8 dicembre 1956

Domenico Mondrone S. J.

in S. ALFONSO M. DE LIGUORI

Sacerdote ascoltami

Edizioni Paoline 1957, pp. 7-9

 




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