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S. Alfonso Maria de Liguori
Selva di materie predicabili

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PARTE PRIMA - DELLE MATERIE PREDICABILI

 

CAP. I Della dignità del sacerdote.

 

Dice s. Ignazio martire1, che il sacerdozio è la dignità somma fra tutte le dignità create: Omnium apex est sacerdotium. S. Efrem2 la chiamava dignità infinita: Miraculum est stupendum, magna, immensa, infinita sacerdotii dignitas. S. Grisostomo dice, che il sacerdozio, benché in terra si eserciti, nondimeno deve annoverarsi tra le cose celesti: Sacerdotium in terris peragitur, sed in rerum coelestium ordinem referendum est3. Cassiano4 dicea che il sacerdote è più alto di tutte le signorie terrene e di tutte le altezze celesti; solamente a Dio è inferiore il sacerdote: O sacerdos Dei, si altitudinem coeli contempleris, altior es; si dominorum sublimitatem, sublimior es; solo Deo et creatore tuo inferior es. Ed Innoc. III.5 dice che 'l sacerdote è inter Deum et hominem medius constitutus; minor Deo, sed maior homine. S. Dionisio chiama il sacerdote uomo divino: Qui sacerdotem dixit, prorsus divinum insinuavit virum. Onde il santo nominava il sacerdozio dignità divina: Angelica, imo divina est dignitas6. In somma, dice S. Efrem, excedit omnem cogitationem donum dignitatis sacerdotalis. Basta sapere aver detto Gesù Cristo, che i sacerdoti dovean trattarsi come la stessa sua persona: Qui vos audit me audit, et qui vos spernit me spernit7. Quindi disse s. Giovan Grisostomo: Qui honorat sacerdotem, honorat Christum; et qui iniuriat sacerdotem, iniuriat Christum8. La ven. Maria Ognacense considerando la dignità de' sacerdoti, baciava la terra dove essi metteano i piedi.

 

Si misura la dignità del sacerdote dai grandi uffizi ch'essi hanno. I sacerdoti sono gli eletti da Dio a trattare in terra tutti i suoi negozi ed interessi divini: Genus divinis ministeriis mancipatum9. Da s. Ambrogio è chiamato l'uffizio sacerdotale professione divina: Deifica professio10. Il sacerdote è il ministro destinato da Dio come pubblico ambasciatore di tutta la chiesa per onorarlo e per impetrarne le grazie a tutti i fedeli. Tutta la chiesa non può dare a Dio tanto onore, né può impetrarne di grazie, quanto un sol sacerdote celebrando una messa; poiché tutta la chiesa senza i sacerdoti non potrebbe dare maggior onore a Dio che sacrificargli le vite di tutti gli uomini; ma che valgono le vite di tutti gli uomini a rispetto del sagrificio della vita di Gesù Cristo ch'è un sagrificio d'infinito valore? Che sono tutti gli uomini innanzi a Dio, se non un poco di polvere? Quasi stilla situlae, pulvis exiguus11. Anzi un niente: Omnes gentes quasi non sint, sic sunt coram eo12. Sicché il sacerdote con celebrar una messa un onore a Dio infinitamente maggiore sacrificandogli Gesù Cristo, che se tutti gli uomini gli sacrificassero morendo le loro vite. Più il sacerdote


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con una messa più onore a Dio che non gli hanno dato e gli daranno tutti gli angeli e santi del cielo con Maria ss., i quali non possono dargli un culto infinito, come glielo un sacerdote celebrando su l'altare.

 

Inoltre, il sacerdote celebrando offerisce a Dio un ringraziamento degno per tutte le grazie fatte anche a' beati del paradiso; questo ringraziamento degno non possono farlo tutti i beati insieme. Ond'è che anche a questo riguardo la dignità del sacerdote è maggiore di tutte le dignità anche celesti. Inoltre, il sacerdote è ambasciadore di tutto il mondo appresso Dio per intercedere ed impetrare le grazie a tutte le creature: Pro universo terrarum orbe legatus intercedit apud Deum1. Il sacerdote cum Deo familiariter agit2: non vi è portiera chiusa per li sacerdoti.

 

Gesù è morto per fare un sacerdote. Non era necessario che morisse il Redentore per salvare il mondo, bastava una goccia di sangue, una sola lagrima, una preghiera, ad ottenere la salute di tutti; perché questa preghiera, essendo di valore infinito, bastava a salvare non uno, ma mille mondi. Ma per fare un sacerdote è stata necessaria la morte di Gesù Cristo; altrimenti dove sarebbesi trovata la vittima che ora offeriscono a Dio i sacerdoti della nuova legge? Vittima tutta santa ed immacolata, bastante a dare a Dio un onore degno di Dio. Tutte le vite degli uomini e degli angeli (come si è detto) non bastano a dare a Dio un onore infinito, come glielo un sacerdote con una sola messa.

 

Si misura anche la dignità del sacerdote dalla potestà che tiene sovra il corpo reale e sovra il corpo mistico di Gesù Cristo. In quanto al corpo reale, è di fede, che quando il sacerdote consagra, s'è obbligato il Verbo incarnato ad ubbidire ed a venire nelle sue mani sotto le specie sacramentali. Fa maraviglia sentire che Dio ubbidì a Giosuè (obediente Deo voci hominis), facendo fermare il sole alla voce di lui, allorché disse: Sol, contra Gabaon ne movearis; stetit itaque sol in medio coeli3. Ma più maraviglia è l'intendere che a poche parole del sacerdote (hoc est corpus meum) Dio stesso ubbidiente viene sull'altare, o dovunque il sacerdote lo chiama a venire, e quante volte lo chiama, e si mette nelle mani di lui, ancorché il sacerdote fosse suo nemico. E venuto ch'egli è resta tutto alla disposizione del sacerdote: il sacerdote lo muove da un luogo a un altro, dove vuole: a lui sta, se vuol chiuderlo nella custodia o esporlo sull'altare o portarlo fuori di chiesa; a lui sta, se vuole cibarsene o darlo in cibo ad altri: O maxima potestas! ad eorum pene libitum corpus Christi de panis transubstantiatur materia; descendit de coelo in carne Verbum, et altaris reperitur in mensa! Hoc illis (parlando de' sacerdoti) erogatur ex gratia, quod nusquam datum est angelis. Hi assistunt Deo: illi contrectant manibus, tribuunt et in se suscipiunt4.

 

In quanto poi al corpo mistico di Gesù Cristo, che sono tutti i fedeli, il sacerdote ha la potestà delle chiavi, cioè di liberare il peccatore dall'inferno e farlo degno del paradiso, e da schiavo del demonio farlo figlio di Dio. E Dio stesso resta obbligato di stare


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al giudizio del sacerdote: di perdonare o non perdonare, quando il sacerdote assolve il penitente, purché ne sia capace, o non l'assolve Tanta sacerdoti potestas attributa est iudicandi, ut in arbitrio eius poneretur coeleste iudicium1. Precede la sentenza del sacerdote e Dio la sottoscrive: Praecedit sententia Petri sententiam Redemptoris: dominus sequitur servum, et quicquid hic inferioribus iudicaverit, hoc ille in supernis comprobat2.

 

I sacerdoti sono i dispensatori delle divine grazie ed i compagni di Dio: In domo Dei divinorum bonorum oeconomos, sociosque Dei sacerdotes respicite3. Sono l'onore e le colonne della chiesa, sono le porte e i portinai del cielo. Ipsi sunt ecclesiae, decus, columnae firmissimae, ianuae civitatis aeternae, per quas omnes ingrediuntur ad Christum: ipsi ianitores, quibus claves datae sunt regni coelorum: ipsi dispensatores regiae domus, quorum arbitrio dividuntur gradus singulorum4.

 

Se scendesse il Redentore in una chiesa e si ponesse in un confessionale ad amministrare il sacramento della penitenza, e in altro sedesse un sacerdote, Gesù direbbe, ego te absolvo, e 'l sacerdote nello stesso modo direbbe, ego te absolvo, e dell'uno e dell'altro i penitenti resterebbero egualmente assolti. Quale onore sarebbe per un suddito l'aver dal suo re la potestà di liberar dalla carcere chi vuole? Ma assai più grande è la potestà che l'eterno Padre ha data a Gesù Cristo, e Gesù Cristo a' sacerdoti, di liberare dall'inferno non solo i corpi, ma anche le anime: Omne iudicium a Filio illis traditum, nam quasi in coelum translati ad principatum istum perducti sunt. Si cui rex hunc honorem detulerit, ut potestatem habeat quoscumque in carcerem coniectos laxandi, beatus ille iudicio omnium fuerit. At vero qui tanto maiorem a Deo accipit potestatem, quanto animae corporibus praestant5.

 

Sicché la dignità sacerdotale è la più nobile di tutte in questo mondo: Nihil excellentius in hoc saeculo6. Ella oltrepassa tutte le dignità de' re, degl'imperadori e degli angeli: Praetulit vos sacerdotes regibus et imperatoribus; praetulit angelis7. Dice s. Ambrogio che la dignità del sacerdote differisce da quella de' re quanto l'oro dal piombo: Longe erit inferius, quam si plumbum ad aurum compares. Aurum non tam pretiosius est plumbo, quam regia potestate altior est dignitas sacerdotalis8. La ragione è, perché la potestà de' re si estende solo sopra i beni temporali e sopra i corpi; ma quella de' sacerdoti è sopra i beni spirituali e sopra l'anima: Quanto anima corpore praestantior est, tanto est sacerdotium regno excellentius9. E s. Giovan Grisostomo: Habent principes vinculi potestatem, verum corporum solum; sacerdotes vinculum etiam animarum contingit10.

 

I re della terra si gloriano di onorare i sacerdoti. Boni principis est Dei sacerdotes onorare, così scrisse Marcellino papa11. E volentieri piegano il ginocchio a' sacerdoti e baciano le loro mani, e colla testa dimessa ne ricevono la benedizione: Se reges flexis genibus offerunt vobis (sacerdotes) munera, et deosculantur manum,


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et eius contactu sanctificantur1. Maior est hic principatus, quam regis; propterea rex caput submittit manui sacerdotis2. Narra Baronio all'anno 325. n. 15, che Leonzio vescovo di Tripoli, essendo stato chiamato da Eusebia Augusta, le mandò a dire, che se lo volea bisognava prima aggiustar i patti; e questi erano, che quando egli fosse venuto dovea l'imperatrice subito scendere dal trono e venire bassando la testa sotto le sue mani a cercare e ricevere la sua benedizione: ch'egli poi sarebbe seduto, ma ella non avrebbe potuto sedere, se non col suo permesso, concludendo che senza queste condizioni non sarebbe mai venuto. S. Martino, invitato a mensa dall'imperatore Massimo, nel bere prima onorò il suo cappellano, e poi l'imperadore. L'imperator Costantino nel concilio Niceno volle sedere nell'ultimo luogo dopo tutti i sacerdoti in una sedia più bassa; anzi non volle sedere senza il loro permesso3. Il re s. Boleslao venerava talmente i sacerdoti, che non ardiva neppure sedere alla loro presenza.

 

La dignità sacerdotale supera anche l'angelica, come scrive s. Tommaso4. E s. Gregorio Nazianzeno disse: Sacerdotium ipsi quoque angeli venerantur. Tutti gli angeli del cielo non possono assolvere un peccato. Gli angeli custodi assistono le anime loro commesse, e procurano, se elle stanno in peccato, che ricorrano a' sacerdoti, aspettando che quelli le assolvano: Licet assistant, praesidentis (sacerdotis) imperium expectantes, nullus tamen eorum ligandi atque solvendi possidet potestatem5. Si trovi s. Michele vicino ad un moribondo che l'invoca, potrà sì bene il s. arcangelo discacciar i demonj, ma non potrà scioglier quel suo divoto dalle loro catene se non viene un sacerdote che l'assolva. S. Francesco di Sales, avendo dato il sacerdozio ad un buon chierico, vide che quegli in uscir dalla porta s'era fermato, dimostrando di trattenersi per dar la precedenza ad un'altra persona. Interrogandolo poi di ciò il santo; rispose quegli, che 'l signore l'avea degnato della presenza visibile del suo angelo custode, il quale prima gli andava a destra e lo precedea, ma dopo il sacerdozio gli stava alla sinistra e non volea precedergli; e perciò egli s'era fermato sulla porta in santa contesa coll'angelo. S. Francesco d'Assisi dicea: Se vedessi un angelo del paradiso, ed un sacerdote, prima piegherei il ginocchio al sacerdote poi all'angelo.

 

Inoltre, la potestà del sacerdote oltrepassa quella di Maria ss., poich'ella, la divina Madre, può pregare per un'anima e pregando ottener quanto vuole, ma non può assolverla da qualunque minima colpa. Disse Innocenzo III.6: Licet bb. Virgo excellentior fuit apostolis, non tamen illi, sed istis Dominus claves regni coelorum commisit. S. Bernardino da Siena scrisse: Virgo benedicta, excusa me, quia non loquor contra te: sacerdotium ipse praetulit supra te7. E ne rapporta la ragione: Maria concepì Gesù Cristo una sola volta, ma il sacerdote consagrando (per dir così) lo concepisce quante volte vuole: in modo tale, che se la persona del Redentore non fosse stata ancora nel mondo, il sacerdote proferendo le parole della consegrazione già produrrebbe


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questa gran persona d'un uomo Dio. O veneranda sacerdotum dignitas, in quorum manibus Dei Filius veluti in utero Virginis incarnatur! disse s. Agostino1.

 

Perciò i sacerdoti son chiamati padri di Gesù Cristo; così li chiama s. Bernardo2: Parentes Christi. Essendo che i sacerdoti sono la causa attiva, che la persona di Gesù Cristo realmente esista nell'ostia consacrata; sicché in certo modo ben può dirsi il sacerdote creatore del suo Creatore, perché dicendo le parole della consagrazione (per dir così) crea Gesù sagramentato, dandogli l'essere sagramentale, e lo produce come vittima da offerirsi all'eterno Padre. Siccome bastò a Dio nel creare il mondo che lo dicesse, e fu creato: Quoniam ipse dixit et facta sunt3: così basta al sacerdote dire sul pane: Hoc est corpus meum, ed ecco che 'l pane non è più pane, ma è il corpo di Gesù Cristo. Potestas sacerdotis est sicut potestas divinarum Personarum, quia in panis transubstantiatione tanta requiritur virtus, quanta in mundi creatione4. E s. Agostino scrisse: O venerabilis sanctitudo manuum! o felix exercitium! Qui creavit me (si fas est dicere) dedit mihi creare se, et qui creavit me sine me, ipse creavit se mediante me5. Siccome la parola di Dio creò il cielo e la terra, così (dice s. Girolamo) le parole del sacerdote creano Gesù Cristo: Ad nutum Domini de nihilo substiterunt excelsa coelorum, vasta terrarum; ita parem potentiam sacerdotis verbis praebet virtus6. È sì grande la dignità del sacerdote, ch'egli giunge a benedire Gesù Cristo sull'altare come vittima da offerirsi all'eterno Padre. Dice il p. Mansi7, che nel sacrificio della messa si considera Gesù come principale offerente e come vittima; come offerente egli benedice il sacerdote, ma come vittima il sacerdote benedice lui.

 

Inoltre, si misura la grandezza della dignità del sacerdote dal gran posto che occupa. Il sacerdozio si nomina la sede dei santi, locus sanctorum8. I sacerdoti son chiamati vicarj di Gesù Cristo, perché tengono in terra le sue veci: Vos estis vicarii Christi, quia vicem eius geritis9. Lo stesso disse s. Carlo Borromeo parlando nel sinodo di Milano: Dei personam in terris gerentes. E prima lo disse l'apostolo: Pro Christo legatione fungimur, tamquam Deo exhortante per nos10. Salendo il Redentore al cielo ha lasciati i sacerdoti a tenere il suo posto in terra di mediatori tra Dio e gli uomini; primieramente sugli altari: Accedat sacerdos ad altaris tribunal ut Christus11. Sacerdos in altari vice Christi fungitur12. Cum videris sacerdotem offerentem, consideres Christi manum invisibiliter extensam13.

 

Lo stesso posto del Salvatore tiene il sacerdote quando assolve dai peccati dicendo, ego te absolvo. Questa gran potestà che a Gesù Cristo diede l'eterno Padre, Gesù l'ha comunicata a' sacerdoti: Iesus de suo vestiens sacerdotes, scrisse Tertulliano. A perdonar un peccato vi bisogna tutta l'onnipotenza divina: Deus, qui omnipotentiam tuam (canta la s. chiesa) parcendo maxime et miserendo manifestas.

Onde con ragione diceano gli ebrei, udendo che Gesù Cristo


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perdonò i peccati al paralitico: Quis potest dimittere peccata nisi solus Deus? Ma ciò che può fare solamente Iddio colla sua onnipotenza può farlo ancora il sacerdote con dire: Ego te absolvo a peccatis tuis; poiché le forme, o sian le parole delle forme, proferite dal sacerdote ne' sagramenti operano quello che significano. Che maraviglia sarebbe il vedere alcuno che avesse la virtù con poche parole di mutare un moro negro in bianco? Ma più fa il sacerdote, mentre coll'io ti assolvo muta nello stesso momento quel peccatore da nemico in amico di Dio, e da schiavo dell'inferno in erede del paradiso.

 

Ugon cardinale1 fa parlare il Signore e dire al sacerdote che assolve un peccatore: Ego feci coelum et terram, verumtamen meliorem et nobiliorem creationem do tibi: fac novam animam quae est in peccato. Novam animam, cioè da schiava di Lucifero rendila figlia mia: Ego feci ut terra produceret fructus suos; do tibi meliorem creationem, ut anima fructus suos producat. L'anima senza la grazia è albero secco che non può render più frutto; ma ricevendo la grazia per mezzo del sacerdote rende frutti di vita eterna. Aggiunge s. Agostino, esser opera più grande il giustificar un peccatore che il creare il cielo e la terra: Maius opus est ex impio iustum facere, quam creare coelum et terram. Dimanda Giobbe: Et si habes brachium sicut Deus? et si voce simili tonas2? Chi sarà costui che tiene il braccio simile a Dio e tuona colla voce come tuona Dio? Questi è il sacerdote, che assolvendo usa il braccio e la voce divina, con cui libera le anime dall'inferno.

 

Scrive s. Ambrogio, che il sacerdote in assolvere fa lo stesso officio dello Spirito s. in giustificare le anime: Munus spiritus sancti officium sacerdotis. Che perciò il Redentore nel dare a' sacerdoti la facoltà d'assolvere, scrive s. Giovanni, Insufflavit et dixit eis: Accipite Spiritum sanctum, quorum remiseritis peccata remittuntur eis, et quorum retinueritis retenta sunt3. Diede loro lo spirito suo, cioè lo Spirito s. che santifica le anime, costituendoli suoi coadiutori, secondo disse l'apostolo: Dei adiutores sumus4. E s. Gregorio disse: Principatum divini iudicii sortiuntur, ut iure Dei quibusdam peccata retineant, quibusdam relaxent. Ebbe ragione dunque di dire s. Clemente che il sacerdote è un dio della terra: Post Deum terrenus deus. Disse Davide: Deus stetit in synagoga deorum5. Questi dei (spiega s. Agostino) sono i sacerdoti: Dii excelsi, in quorum synagoga Deus deorum stare desiderat6. Ed Innocenzo III. scrisse7: Sacerdotes propter officii dignitatem deorum nomine nuncupantur.

 

Ora che disordine, dice s. Ambrogio, è vedere in una persona una dignità altissima ed una vita laida? una professione divina ed un operare iniquo? Ne sit honor sublimis et vita deformis; deifica professio et illicita actio. Actio respondeat nomini8. Che cosa (dice Salviano) è una gran dignità conferita ad un indegno, se non una gemma incastrata nel fango? Quid est dignitas indignis humeris posita, nisi gemma luto superstrata9?

 

Nec quisquam sumit sibi honorem, sed qui vocatur a Deo tanquam


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Aaron: sic et Christus non semetipsum clarificavit, ut pontifex fieret, sed qui locutus est ad eum: Filius meus es tu, ego hodie genui te1. Avverte l'apostolo che niuno ardisca di ascendere al sacerdozio senza ricevere prima la divina chiamata, come l'ebbe Aronne, giacché neppure Gesù Cristo volle da sé assumer l'onore di sacerdote, ma aspettò che 'l Padre ve lo chiamasse. Quindi intendiamo, qual alta dignità è il sacerdozio. Ma quanto è più alta, tanto dobbiam più temere. Grandis dignitas sacerdotum, dice s. Girolamo, sed grandis ruina eorum si peccant. Laetemur ad ascensum, sed timeamus ad lapsum2. Piange s. Gregorio dicendo: Ingrediuntur electi sacerdotum manibus expiati coelestem patriam, et sacerdotes ad inferni supplicia festinant. Fatti simili, dice il santo, all'acqua del battesimo, che lava i battezzati da' loro peccati e li manda al cielo, et ipsa in cloacas descendit3.

 




1 Ep. ad Smyrn.



2 De sacerd.



3 L. 3. de sac. c. 3.



4 In catal. glor.



5 Serm. 2. in consecr. pont.



6 De coel. hier. c. 3.



7 Luc. 10. 16.



8 Hom. 17. in Matth.



9 S. Cyr. Alex. L. 13. de ador. etc.



10 De dign. sac. c. 3.



11 Isa. 40. 15.



12 Ibid.



1 Chrysost. de sacerd. lib 6 c. 4.

 



2 S. Ephr. l. 1. de sacerd.



3 Iosue 10. 12. et 13

 



4 S. Laur. Iustin. serm. de euch. n. 27.



1 S. Maximus.



2 S. Petr. Dam serm. 27.



3 S. Ignat. mart. epist. ad Polycarp.



4 S. Prosp. l. 2. de vita contempl. c. 3.



5 Chrysost. de sacerd. l. 3. c. 5.



6 S. Ambr. de dign. sac. cap. 3.



7 S. Bern. ad pastor. in syn.



8 De dign. sac. c. 2. dist. 36.



9 S. Clem. l. 2 c. 34.



10. Hom. 5. in Isaiam.



11 In c. Boni principis dist. 96.



1 Petr. Bles. serm. 47.



2 Chrysost. hom. 4. de verb. Isa.



3 Vedi Euseb. in vita. Const. l. 3. c. 22.



4 3. p. q. 22. art. 1. ad 1.



5 S. Petr. Dam. serm. 26. de sanct. Petr.



6 C. Nova quaedam de poen. rem.



7 Tom. 1. serm. 20. a. 2. c. 7.



1 Hom. 2. in ps. 37.



2 Serm. ad past. in syn.



3 Ps. 32. v. 9.



4 S. Bern. Sen. loc. sup. cit.



5 In ps. 37.



6 S. Hier. serm. de corpore Christi.



7 Tract. 22. disc. 12. n. 6.



8 Syn. carnot. ann. 1550.



9 S. August. serm. 36. ad fratr.



10 2. Cor. 5. 20.



11 S. Laur. Iust.



12 S. Cyprian.



13 Chrys. hom. 69. ad pop. ant.



1 In 1. Cor. 3.



2 Iob. 40. 4.



3 Io. 20. 23.



4 2. Cor. 1 23.



5 Ps. 81. 1.



6 S. Aug. serm. 36. ad presb. ad Erem.



7 Nel can. Cum ex iuncto de haeret.



8 De dign. sac. c. 2.



9 L. 2. ad eccl. cath.



1 Hebr. 5. 4. et 7.



2 L. 3. in Ez. ad c. 44.



3 Hom. 17. in evangel.






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