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S. Alfonso Maria de Liguori
Selva di materie predicabili

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§. 3. Del sermoncino che si fa a' figliuoli dopo la dottrina.

 

Non ha dubbio che le missioni giovano non solo agli adulti, ma anche a' figliuoli: nondimeno s'è osservato che i figliuoli son quelli che cagionano il maggior disturbo quando si fa la predica grande, ch'è l'esercizio di maggior profitto della missione; poiché della predica essi poco ne intendono e poco ci attendono; onde in quel tempo non fanno altro che o gridare e burlare o darsi di mano tra di loro, e perciò son di continuo disturbo al predicatore ed all'uditorio. Pertanto si è conosciuto spediente, siccome si pratica nelle missioni della nostra congregazione, di farli uscire dalla chiesa in tempo della predica grande e ridurli in qualche altra chiesa o cappella, dove nello stesso tempo si fa loro prima la dottrina e poi un sermoncino coll'atto di dolore. E ciò senza dubbio riesce per li figliuoli più profittevole che il sentire la predica grande; poiché questo sermoncino si farà secondo la loro piccola intelligenza e con modi e parole proprie con cui si parla a' fanciulli, senza sentenze latine e senza divisione di punti; ed in fine si farà far loro l'atto di dolore col crocifisso. Prima del sermone si frammetta una canzoncina divota. Questo sermoncino conterrà cinque parti. 1. L'introduzione colla proposizione, che può servire per introduzione. 2. L'ampliazione. 3. Il fatto. 4. La moralità. 5. La mozione coll'atto di dolore.

Esempio del sermocino a' fanciulli dopo la dottrina, v. gr. sopra la morte.

 

I. Introduzione e proposizione. La


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morte è certa. Ognuno che nasce in questo mondo, nasce condannato alla morte. O presto o tardi, o giovane o vecchio, ciascuno ha da morire.

 

II. Ampliazione. Figliuoli miei, è certo che ancora voi tutti avete da morire. È dubbio se alcuno di voi sarà povero o ricco, se sarà di buona o mala salute, se morrà a letto o fuori di letto, se morrà giovane o vecchio; può essere che muoia prima dei quindici o venti anni; quanti ne son morti figliuoli in questo paese meno di questa età! Ma, sia come si voglia, figliuolo mio, ancorché avessi da campare assai, ha da venire un giorno che t'avrai da trovare steso sopra d'un letto, abbandonato da tutti (mentre in tempo di morte si discacciano dalla camera del moribondo tutti i parenti, fratelli, sorelle ec.); t'avrai da trovare solo, col crocifisso da un lato e col padre spirituale dall'altro, che ti raccomanderà l'anima e ti dirà: Tale (come ti chiami) partiti da questo paese e partiti da questo mondo. E dove s'ha da andare? all'eternità, all'eternità; o al paradiso o all'inferno; o a godere per sempre con Dio ec. o ad ardere per sempre ec. Allora molti demonj ti si faranno attorno per farti disperare, con metterti avanti tutti i tuoi peccati fatti. Povero te allora ec. E se muori di subito?

 

III. Fatto. Sentite quest'esempio. Una volta vi fu un certo figliuolo che si confessava spesso, e tutti lo teneano per santo. In una notte gli venne un butto di sangue e fu trovato morto. Andarono i parenti al di lui confessore piangendo, acciocché l'avesse raccomandato a Dio. Il confessore loro disse: «State allegramente; questo figliuolo, lo so io, era un angioletto: Dio l'ha voluto per sé; a quest'ora già starà in paradiso: ma se mai stesse al purgatorio, ora voglio dir la messa per lui». Detto ciò, si veste per la messa; ma prima di uscire gli si presentò un fantasma spaventoso. Il sacerdote gli dimandò chi era da parte di Dio. Rispose ch'era l'anima di quel figliuolo morto. «E dove stai? se vuoi suffragi, ora ti dico la messa. Che messa! che suffragi! rispose l'ombra; io son dannato e sto all'inferno. E perché? Senti, di nuovo rispose, io non aveva ancora commesso peccato mortale: stanotte mi è venuto un mal pensiero, ci ho dato il consenso, e Dio subito mi ha fatto morire e giustamente mi ha condannato all'inferno: e perciò, sacerdote, non dire la messa per me, perché mi daresti più pena». Così disse e sparve.

 

IV. Moralità. Orsù, dimmi ora, tu, figlio mio, che mi senti, se ora morissi, come morresti? dove andresti? Or via, da questa missione proponi di farti santo e di non fare più quei peccati brutti, non dire più quelle maledette bestemmie, quelle brutte parole, non pigliare più le robe d'altri, non portare più odio ec. Che? vuoi morire tu pure dannato, come morì quel figliuolo disgraziato che hai inteso?

 

V. Mozione. E per lo passato, per li peccati fatti, che hai a fare ora? t'hai da disperare? no, non vuole Dio che ti disperi; vuole che gli cerchi perdono, perché ti vuol perdonare. Via su inginocchiatevi tutti e piangendo piangendo, cercate perdono a Dio ec. Qui si fa l'atto di dolore con dare due o tre motivi di pentimento. Per esempio: Oh! se morivi in quel giorno o in quella notte


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quando stavi in peccato, che ne sarebbe di te? dove staresti? Ringrazia Gesù Cristo e presto pentiti ec. Che dici? vuoi morire abbracciato con Gesù Cristo? Ma se vuoi che Gesù Cristo t'abbracci, bisogna che tu pianga ec. Parlando della morte gioverà nell'atto di dolore dare a vedere qualche teschio di morto; ed anche ricordare qualche figlio morto conosciuto da essi che sentono, nominandolo: O N., dove stai a quest'ora? povero te se sei dannato.

 

Il suddetto sermoncino si è posto così in succinto, ma dee più stendersi, poiché insieme coll'atto di dolore può durare mezz'ora o tre quarti in circa, dopo la dottrina che si sarà fatta per mezz'ora. Si avverta che ai figliuoli non debbono dirsi tante cose, ma giova più presto il replicare le stesse verità o pratiche, acciocché restino loro a mente, e così comincino a metterle in esecuzione.

 




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