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S. Alfonso Maria de Liguori Selva di materie predicabili IntraText CT - Lettura del testo |
§. 1. Dell'invenzione o sia selva per formare la predica.
É grande errore quello d'alcuni che prima di trovar la materia si pongono a determinare i punti ed a stendere la predica. Bisogna dunque prima di tutto ritrovar la materia, cioè le scritture, le ragioni, le similitudini ec. che conducono a provar la proposizione che si propone di trattare. A ciò molto giovano le biblioteche predicabili, di tante che ve ne sono, come quella del Mansi, del Teatro della vita umana, del Lohner, dello Spander, dell'Houdry e d'altri. Del resto la rettorica c'insegna i luoghi da cui, come da certe fonti, si traggono le prove della predica. Questi luoghi altri si chiamano comuni, altri particolari. I comuni son quelli che servono ad ogni sorta di discorso; i particolari poi son quelli che son proprj di qualche particolar discorso per dimostrare la particolare onestà o deformità, o necessità o utilità della cosa che vuol persuadersi. Ordinariamente non però parlando, i luoghi comuni son quelli da cui si formano tutte le prediche, e di questi qui tratteremo. Altri sono i luoghi interiori, altri gli esteriori. Gl'interiori son quelli che ritrovansi nella stessa natura del soggetto di cui si tratta. Gli esteriori trovansi fuori della natura della cosa.
I luoghi comuni interiori sono quindici 1. La definizione della cosa, v. g. argomentando che il peccato è un gran male perché egli è un'avversione da Dio. 2. La notazione o sia etimologia del nome, v. gr.: sacerdote significa secondo s. Tomaso, sacra dans et sacra docens. 3. La numerazione delle parti, v. g.: la temperanza della gola giova all'anima e al corpo, alla vita eterna e temporale: o pure affermando d'una parte ciò che si nega di tutte le altre, v. g.: l'infelicità della morte non vien cagionata dall'essere stato uno povero, dall'aver fatto una vita umile ec., ma dalla vita mala. 4. Le parole coniugate, cioè quando l'una deriva dall'altra, come odiato da odio. Onde si dirà: Iddio porta un sommo odio al peccato: e perciò chi sta unito col peccato è sommamente odiato da Dio. 5. Il genere, argomentandosi così: il peccato è quello che rovina l'uomo: onde quell'amicizia, quella roba d'altri ec. è la rovina tua. 6. La specie, come quando si dice: colui è giusto, dunque è virtuoso. 7. La comparazione e similitudine. In ciò bisogna notare che la similitudine importa una totale simiglianza tra due oggetti, ma la comparazione importa che solo in qualche parte essi sien simili. La comparazione poi può farsi tra gli eguali ed eguali, e tra maggiori e minori. Dalla similitudine si tira l'argomento così: L'agricoltore se non coltiva la terra non può aspettar frutto; e così ancora chi non piglia i mezzi per coltivare lo spirito non farà mai profitto ec. Alla similitudine poi riduconsi gli esempj, le parabole e le favole: la parabola è un fingimento d'azioni possibili ad avvenire; ma la favola o sia apologo è un fingimento d'azioni impossibili, come quando si fan parlare gli animali o gli alberi. Nelle prediche più facilmente si ammettono le parabole e rare volte le favole; più presto queste nelle istruzioni possono qualche volta addursi per insinuare alcuna pratica di virtù. 8. La dissimiglianza è, per esempio, quando si dice: È cosa da bruto il vivere secondo gli appetiti de' sensi;
il cristiano dee vivere secondo le massime della fede. 9. La cagione: questa può esser o efficiente o finale, o formale o materiale. Cagione efficiente, v. gr.: Dio ci ha creati, dunque egli è il nostro assoluto padrone. Cagione finale, v. gr.: Dio ci ha creati non per li piaceri vili e passeggeri della terra, ma per le delizie immense ed eterne del paradiso. Cagione formale, v. gr.: l'anima è creata ad immagine di Dio; dunque è più nobile di tutti i tesori di questa terra. Cagione materiale, v. gr.: il nostro corpo è composto di terra; dunque in terra s'ha da risolvere. 10. L'effetto, v. gr.: la pazienza è quella che ci fa cari a Dio e ci fa stare in pace ec. 11. I contrarj, che si dividono in più specie; cioè 1. in avversi, v. gr.: i mansueti sono amati da Dio e dagli uomini; gl'iracondi sono odiati da Dio e dagli uomini. 2. In privativi, v. gr.: il peccato è privo della grazia di Dio, e perciò è privo della pace che seco porta la grazia. 3. In contraddicenti, v. g.: chi ama Dio ha tutto; onde sta sempre contento: chi non lo ama è privo del meglio, ch'è la grazia di Dio; onde sta sempre scontento. 4. In ripugnanti, che son quelli che non possono unirsi in un soggetto, v. gr.: amore di Dio e amore del mondo non possono star insieme. 12. Gli antecedenti, v. g.: Quae... seminaverit homo, haec et metet1. 13. I conseguenti, v. gr.: chi sta inquieto dà segno che non è uniformato alla volontà di Dio. 14. I relativi, v. gr.: se Dio è il padrone, noi siamo i suoi servi; onde siam tenuti ad ubbidirlo. 15. Gli aggiunti, che sono le circostanze, contenute in quel notissimo verso: Quis, quid, ubi, quibus auxiliis, cur, quomodo, quando. Quis, v. gr.: il peccatore offende un Dio così grande, così potente e così buono. Quid, v. gr.: il peccato è un sommo male, perché ci priva di Dio, del paradiso e della pace. Ubi, v. gr.: il peccatore offende Dio davanti gli occhi suoi. Quibus auxiliis, v. gr.: il peccatore in offendere Dio si serve degli stessi beneficj di Dio, cioè della sanità, delle ricchezze ec. Cur, v. gr.: il peccatore perché perde Dio sommo bene? per acquistare un poco di fumo, un misero interesse, un breve piacere. Quomodo, v. gr.: il cristiano pecca più dell'infedele, perché pecca con più luce e con più rimorso. Quando, v. gr.: il peccatore offende Dio nello stesso tempo che Dio gli fa bene, lo conserva e lo provvede.
I luoghi comuni esteriori in quanto alla predica sono: 1. la sacra scrittura, donde si cavano gli argomenti più forti e più proprj per la salute eterna; così han fatto tutti i santi padri, e lo fé ancora Gesù Cristo quando predicava. Dice pertanto s. Girolamo che non v'è predicatore più indegno che colui il quale non forma le prediche sulle divine scritture. Bisogna non però nelle prediche addurre testi di scritture che sieno brevi e nel senso proprio, schivando le interpretazioni e stiracchiature stravolte. 2. Le tradizioni e i concilj. 3. Le sentenze de' santi padri; e per dare autorità a ciò che vuol provarsi, giova riferire le stesse loro parole latine, spiegandole poi chiaramente al popolo. 4. La teologia scolastica è molto efficace ancora a provare alcune massime; ma si eviti di
difender sul pulpito qualche punto questionabile e di addurre quelle sottigliezze che più presto confondono che persuadono. 5. I testi canonici e i decreti de' pontefici, quando fanno al caso. 6. L'istoria, con addurre specialmente i fatti della scrittura: le altre istorie poi conviene comprovarle col nome dell'autore, del tempo e del luogo; e sieno rare, per non fare come fanno alcuni, che fanno una complicazione di un'istoria appresso l'altra.
Il modo poi di formare la selva per la predica sarà questo: ritrovata la proposizione, il predicatore noti alla rinfusa in un foglio quelle sentenze, ragioni, similitudini ed esempj che avrà ritrovati. Indi, rileggendo tutto, rifletta a quali punti può ridurre la predica. Dopo in altro foglio noti quei punti separatamente con titoletto a parte, e noti di sotto, anche alla rinfusa, le cose della selva che appartengono a ciascun punto in particolare, con mettere il suo numero distinto ad ogni cosa notata. Quando vedrà poi che già per ogni punto ha materia sufficiente, allora s'applicherà a metter tutte in ordine le autorità, le ragioni, le moralità ec., ciascuna al suo luogo. E fatto ciò, comincerà a stender la predica secondo le regole, delle quali si tratterà qui appresso, parlando della disposizione.