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S. Alfonso Maria de Liguori
Sermon marial inédit

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Introduzione

S. Alfonso, grande devoto del mistero dell'Annunciazione, fece stampare due discorsi dedicati a questo mistero: il primo nel 1750, nella seconda parte delle Glorie di Maria: è il quarto della serie col titolo L'annunciazione di Maria; il secondo nel 1771 in appendice ai sermoni compendiati.

Nel primo sermone egli dimostra abbondantemente: 1. che Maria nella incarnazione del Verbo non si può umilia più di quanto già fa; 2. che Dio non può esaltare Maria più di quanto non abbia già fatto.

Nel secondo sermone egli dimostra brevemente: 1. Maria per la sua umiltà diviene Madre del suo Creatore; 2. il Creatore, per sua bontà, diviene figlio della sua creatura.

Come si può dedurre, la sostanza dottrinale di questi sermoni è la stessa. Quello del 1750 è elaborato in maniera magistrale e profonda: somiglia a una dissertazione; quello del 1771 è un riassunto del primo e piacque molto all'editore veneziano Remondini. Questo sermone inedito, primo a essere composto, ultimo a essere pubblicato, ha il ritmo di una semplice predicazione popolare, come ci si può rendere ben conto dal finale, che è una perorazione-preghiera.

Per sviluppare i due punti del sermone, S. Alfonso si serve, secondo il suo solito, di testi biblici e patristici. Egli si muove in questo paesaggio culturale con la sua caratteristica: dall'Antico Testamento cita il Cantico, i Proverbi, i Salmi, l'Ecclesiastico; dal Nuovo cita Matteo eLuca. Egli commenta la divina parola con le riflessioni di S. Epifanio, di S. Idelfonso, di S. Girolamo, di S. Metodio, di S. Gregorio, di S. Giovanni Damasceno, di S. Bonaventura, di S. Tommaso da Villanova, di S. Anselmo, di S. Pier Damiani, di S. Alberto Magno. Cita più volte S. Agostino, S. Tommaso d'Aquino r soprattutto S. Bernardo.

L'opera, malgrado la sua brevità, manifesta l'orientamento teologico del nostro scrittore: egli ci indica gli autori che preferisce nei suoi studi e ci fa conoscere in poche pagine la sua dottrina mariologica che occupa sempre il centro del suo apostolato letterario.

Il modo di procedere è familiare: nessuna ricercatezza o infioratura. Senza dubbio, S. Alfonso scrisse questo sermone per predicarlo non per stamparlo. Ma la sua voce sonora e la sua mimica davano colore al stile semplice ed egli arrivava a comunicare le sue idee con un vigore e una efficacia carismatica che gli provenivano dal suo zelo apostolico.

Grazie a questi doni egli ha arieggiato le idee stantie del pessimismo protestante e giansenista ed ha educato l'anima popolare ad una devozione mariana luminosa e solida.

Roma 18 febbraio 1951

 

 

Cf Oreste Gregorio

in Un sermon Marial inédit de saint Alphonse

Marie (1951) 104-105

 




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