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S. Alfonso Maria de Liguori Settenario di meditazioni...S. Giuseppe IntraText CT - Lettura del testo |
Introduzione
SETTENARIO IN ONORE DI S. GIUSEPPE
Alla Novena del santo Natale (Napoli 1758, Alessio Pellecchia), in appendice (pp. 458-491), sant'Alfonso aggiunse il Settenario in onore di san Giuseppe, che nel medesimo anno ristampò a parte (pp. 43) presso la tipografia di G. di Domenico in un opuscoletto di più facile divulgazione.
Romano ne illustra la origine, basandosi sopra un motivo psicologico:
La considerazione infine dell'infanzia del Redentore l'aveva richiamato alla gratitudine dovuta al custode di essa, al gran patriarca di Nazaret. Sant'Alfonso ne era oltre a ciò in particolare modo divoto sin da bambino: Giuseppe aveva avuto nome il suo genitore; la divozione a Maria e alla "seconda mamma" santa Teresa aveva poscia alimentato quella verso lo sposo della gran Vergine e singolare modello e patrono della riformatrice del Carmelo, che del culto a san Giuseppe era stata insigne propagandista. Anche verso di lui volle pagare il suo debito con un Settenario di meditazioni per i sette mercoledì precedenti alla sua festa, premessa un'esortazione per infervorare le anime alla divozione verso questo gran santo (1).
Crediamo che non tanto per appagare la pietà personale quanto per diffonderla tra i fedeli il Santo s'indusse alla stesura del Settenario. Né mancarono, come in altre occasioni, le reiterate richieste. Nell'ambiente storico-sociale la pubblicazione trovava la sua piena giustificazione. Basta riflettere ai vari focolai pii che sorgevano nella Napoli settecentesca: S. Giuseppe Maggiore, S. Giuseppe dei Nudi, S. Giuseppe a Chiaia, S. Giuseppe a Pontecorvo, S. Giuseppe delle Scalze, ecc.
L'uso di celebrare i 7 mercoledì antecedenti al 19 marzo vi era da tempo radicato: i Pii Operai, a lui ben noti, già li praticavano solennemente nella seconda metà del '600 nella chiesa di S. Nicola alla Carità (2). La vener. suor M. Celeste Crostarosa (1696-1755) napoletana, rievocando le ore trascorse nella propria chiesa parrocchiale dedicata a san Giuseppe, riferisce che nel 1711 "si costumava prima della festa del santo patriarca fare li sette mercoledì" (3).
Importante è l'osservazione del gesuita fiorentino Patrignani (1659-1733): "So ancora che in Napoli, come città divotissima del glorioso patriarca, sette settimane avanti si dispone alla celebrazione della sua festa, facendo il mercoledì d'ognuna di queste 7 settimane vari esercizi divoti ad onor del santo" (4).
Per quanto riguarda il nostro autore precisò un suo discepolo il p. Corsano, missionario redentorista, nel processo di beatificazione: "Il servo di Dio professò una tenera special divozione verso san Giuseppe sposo di Maria Santissima, per cui ne compose 7 meditazioni con una divota canzoncina per i 7 mercoledì precedenti alla sua festa, quali anche introdusse in questa chiesa" (5). Stabilitosi nel 1751 a Pagani con la curia generale sant'Alfonso presto v'impiantò la pratica dei 7 mercoledì in omaggio dell'umile patriarca, ch'era tra i protettori della sua giovane congregazione.
I manualetti relativi non erano scarsi: negli ultimi decenni si era moltiplicata la letteratura giuseppina. Ricordiamo qualche nome: Alberti (1708), De Torres (1710), Prola (1713), Chiavacci (1727), Mariani (1728), Sarnelli (1738), G. Genovese (1751), ecc. I libri però erano generalmente grandi nel formato e poco popolari o prolissi nel contenuto. Il santo secondo esperimenti compiuti con successo stese un'operetta di poche pagine, una brochure, col disegno di raggiungere la gente minuta (6).
Il 16 luglio 1758 informava Remondini che stava stampando il Settenario di san Giuseppe (7).
Girolamo Flauto, visto che il libretto andava a ruba, curò di sua iniziativa l'anno seguente una nuova edizione; nel 1760 comparve quella veneta. Seguirono le altre con ritmo abbastanza accelerato non ostante le difficoltà dello smaltimento.
Nello spazio di 25 anni apparvero almeno 14 edizioni insieme con la Novena del santo Natale o staccate. Enumeriamo qui sotto quelle controllate: senza dubbio alcune saranno sfuggite alla ricerca, trattandosi di una pubblicazione di minuscola mole:
1758, Napoli, A. Pellecchia.
1758, Napoli, G. di Domenico.
* 1759, Napoli, G. Flauto.
1760, Venezia, G. Remondini.
*1762, Napoli, G. Raimondi.
*1766, Napoli, G. di Domenico.
1766, Bassano, G. Remondini.
* 1767, Napoli, M. Stasi.
* 1773, Napoli, M. Stasi.
1773, Napoli, M. Stasi.
1779, Bassano, G. Remondini.
* 1779, Napoli, Flauto.
1779, Napoli, Troisi.
1783, Bassano, G. Remondini.
1783, Napoli.
Le ristampe segnate con l'asterisco (1759, 1762, 1766 Napoli, 1767, 1779 Flauto) non sono elencate nella bibliografia alfonsiana (8). Il De Meulemeester per evidente svista a p. 101 ammette un'edizione completa della Novena del santo Natale con il Settenario fatta da di Domenico nel 1758; è invece del Pellecchia.
Il Settenario si compone di un preludio parenetico, di 7 meditazioni e di altrettante preghiere con una canzoncina finale, che viene rimandata al volume delle poesie.
Per il testo ci fondiamo sopra l'ed. bassanese del 1783 (B2), che può ritenersi definitiva dal momento che contiene le ultime correzioni dell'autore, come risulta dal parere del revisore pubblico Cosimo Mei: "Addì 12 nov. 1782. Fo fede io sottoscritto d'aver veduto e approvato per ciò che riguarda i Principi e i buoni costumi il libro stampato e manoscritto intitolato: Novena del Sacro Cuore, S. Teresa e Settenario di S. Giuseppe, etc. di Mons. Liguori, etc." (9).
L'approvazione concessa è riportata in fondo al volumetto dopo l'indice:
"Noi riformatori dello studio di Padova. Avendo veduto per la fede di revisione ed approvazione del P. Fr. Giov. Tommaso Mascheroni Inquis. Generale del S. Officio di Venezia nel libro intitolato: Novena del Cuor di Gesù, di Santa Teresa e Settenario di S. Giuseppe ecc. stampato non vi esser cosa alcuna contro la santa fede cattolica, e parimente per l'attestato del segretario nostro, niente contro Principi, e buoni costumi, concediamo licenza a Giuseppe Remondini stampatore di Venezia, che possa esser stampato, osservando gli ordini in materia di stampe, e presentando le solite copie alle pubbliche librerie di Venezia e di Padova. Dat. li 21 nov. 1782."
Si terrà conto anche delle varianti delle edd. anteriori, omesse le incerte.
Non ci sono pervenute le varianti autografe del 1761-62 per la Opera omnia che aveva progettato (10): probabilmente sant'Alfonso si servì della ristampa veneta del 1760. Può essere che siano quelle contenute nella ed. del 1783.
Possediamo invece le correzioni autografe, benché di lieve entità, apposte a penna sopra un esemplare napoletano del 1773 (M. Stasi), ed incorporate nelle successive ristampe. Ivi a p. 366 "amaro" è corretto in "amato" ed aggiunto tra le parole "tutto soffrire" "dovea"; a p. 367 "fate che" è mutato in "fate ch'io" e "sperare" in "separare"; a p. 369 "conservano" in "conversano".
Il titolo tra il 1758-1779 venne cambiato più volte, nel frontespizio: "Il settenario in onore di S. Giuseppe"; a principio del testo: "Meditazioni in onore di S. Giuseppe per li sette mercoledì precedenti alla sua festa"; nell'indice: "Settenario in onore di S. Giuseppe".
Nel 1783 fu fissato, nel frontespizio: "Settenario di S. Giuseppe"; all'inizio del testo: "Settenario di meditazioni per li sette giorni precedenti alla sua festa"; nell'indice "Settenario di meditazioni in onore di S. Giuseppe".
Fu del tutto eliminata la dizione dei "7 mercoledì". La pia pratica cominciò a svolgersi in 7 giorni consecutivi, per cui subì un cambiamento anche il principio del testo. Al posto di "Meditazione per lo I mercoledì" l'autore collocò: "Primo giorno. Meditazione"; e così di seguito.
Pare che Troisi nel 1779 abbia dato per il primo all'opuscolo il titolo di "Novena in onor di S. Giuseppe", portando le meditazioni da 7 a 9, ma ebbe scarsa fortuna. Le inserzioni arbitrarie: VII della gran dignità di S. Giuseppe; IX della gran confidenza che dobbiamo avere nel patrocinio di S. Giuseppe, si ritrovano in ristampe moderne, come nell'appendice della Via della salute, Alba 1931, p. 330-331, 333-335. Né Romano, né Keusch, né De Meulemeester si sono interessati del problema critico della interpolazione.
La fonte principale di questo scritto, come del resto indica lo stesso sant'Alfonso, è il menzionato Divoto di S. Giuseppe del Patrignani, un volume abbondante di pp. 487, più 24 non numerate al principio e altre 16 in fine, i cui due terzi sono dedicati agli esempi. Il santo certamente vi s'ispirò; estrasse alcune citazioni e fatterelli, che secondo il suo costume sfrondò e ridusse ai termini essenziali. Sviluppò le riflessioni con criteri propri, soggiungendovi le "preghiere" che sono l'elemento più personale e danno il tono caratteristico alla operetta, che non può considerarsi un semplice compendio e neppure un rifacimento (11).
Il Patrignani fu molto letto e sfruttato anche da altri, come dal conventuale p. Bonaventura de Cesare, che incamerò in Sacri stimoli ad amare il patriarca S. Giuseppe (Napoli 1759, pp. XV-360) pingui tratti senza scomodarsi di migliorare la fonte. Simili appropriazioni erano comuni nel '700 tra gli scrittori devoti.
Sant'Alfonso nel 1771 pubblicò in fine dei Sermoni compendiati per tutte le domeniche dell'anno (Napoli, G. Paci) un "Sermone nella festa di S. Giuseppe" (pp. 311-316), il cui contenuto ripete il Settenario ma arricchito di nuove citazioni del Damasceno, san Basilio, san Tommaso, san Pier Crisologo e Lanspergio, oltre quelle bibliche.
Né del Settenario né del Sermone si conserva la redazione originale; ci è giunta la trama autografa di un discorso sul "Patrocinio" del santo patriarca, nella quale è condensata la introduzione del Settenario.
La trama certamente serviva alla predicazione spicciola, e sotto questo aspetto è possibile che sia anteriore alla stampa del 1758.
ORESTE GREGORIO, Opere Ascetiche di S. Alfonso, edizione critica, vol. X, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1968, pp. XXX-XXXV
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(1) C. ROMANO, Delle opere di S. Alfonso. Saggio storico, Roma 1896, 82-83.
(2) O. GREGORIO, Mons. T. Falcoia, Roma 1955, p. VIII, nota 13.
(3) B. D'ORAZIO, La ven. Suor M. Celeste Crostarosa. Autobiografia, Roma, 1966, 61.
(4) G. A. PATRIGNANI, Il divoto di S. Giuseppe fornito di esempii, e di pratiche fruttuose per venerarlo, Venezia 1716, ed. II, 134.
(5) Summarium super virtutibus, Romae 1806, 199.
(6) (G. SARNELLI), La via facile, e sicura del paradiso, Napoli 1738: in fondo al II tomo vi è l' Aggiunta di varie divozioni, tra i cui i "Dolori, e allegrezze di S. Giuseppe" (pp. 165-168). Sant'Alfonso non fu estraneo alla compilazione.
(7) S. ALFONSO, Lettere, III, 73.
(8) M. DE MEULEMEESTER, Bibliographie de st. Alphonse, I, Louvain 193, 99 e 101.
(9) Arch. di Stato di Venezia, Riformatori dello studio di Padova, Filza 320, nn. 613-614-675. Manoscritto nel senso di correzioni autografe.
(10) Cfr. O. GREGORIO, Restituzione del testo, in Introduzione generale, Roma 1960, 55.
(11) Tra le fonti almeno probabili merita attenzione anche DOMENICO BRUNO, Il purgatorio aperto e chiuso, Napoli 1730, il cui cap. III della V parte (pp.352-514) è dedicato alla devozione a san Giuseppe, dove si incontrano gli stessi testi che sono in Patrignani. Nè sono da trascurarsi G. PROLA, G. GENOVESE, P. DE BARRY, G. AGNELLI.