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S. Alfonso Maria de Liguori
Settenario di meditazioni...S. Giuseppe

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QUARTO GIORNO 1. Meditazione

DELLA CONTINUA COMPAGNIA CH'EBBE

IL SANTO PATRIARCA CON GESÙ

«Et descendit cum eis, et venit Nazareth, et erat subditus illis» (Luc. 2. 51.) 2

 

Gesù dopo essere stato ritrovato nel tempio da Maria e da Giuseppe, ritornò con essi alla loro casa di Nazaret, e visse con Giuseppe sino alla di lui morte, ubbidendogli come a suo padre.

 

Consideriamo qui la santa vita ch'indi menò Giuseppe colla compagnia di Gesù e di Maria. In quella famiglia non v'era altro affare, se non della maggior gloria di Dio; non v'erano altri pensieri e desiderii che di piacere a Dio: non v'erano altri discorsi che dell'amore che gli uomini debbono a Dio, e che Dio porta agli uomini, specialmente in aver mandato al mondo il suo Unigenito a patire ed a finire la vita sua in un mare di dolori e di disprezzi per la salute dell'uman genere.

 

Ah con quante lagrime doveano Maria e Giuseppe, già bene intesi delle divine Scritture, parlare alla presenza di Gesù della di lui penosa passione e morte! Con quanta tenerezza doveano andare discorrendo, secondo dice Isaia 3, che il loro diletto dovea esser l'uomo de' dolori e de' disprezzi; che doveano i nemici talmente difformarlo che più non fosse conosciuto bello qual'era; che talmente doveano co' flagelli lacerargli e pestargli le carni, che dovea comparire come


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un lebbroso, tutto pieno di piaghe e di ferite; che il loro amato pegno dovea tutto soffrire con pazienza, senza neppur aprir la bocca e lamentarsi di tanti strazii, e come un agnello farsi condurre alla morte, e finalmente appeso ad un legno infame in mezzo a due ladri dovea a forza di tormenti finir la vita. Or considerate gli affetti di dolore e di amore, che in tali colloquii doveano destarsi nel cuore di Giuseppe.

 




1 [1.] Quarto giorno) per lo IV mercoledì NP V NS B1.

 



2 [4-6.] Luc., 2, 46 ss.

 



3 [19.] Is., 53, 2 ss.: «Non est species ei, neque decor: et vidimus eum, et non erat aspectus: et desideravimus eum... Despectum et novissimum virorum, virum dolorum et scientem infirmitatem: et quasi absconditus vultus eius, et despectus, unde nec reputavimus eum. Vere languores nostros ipse tulit, et dolores nostros ipse portavit: et nos putavimus eum quasi leprosum, et percussum a Deo, et humiliatum. Ipse autem vulneratus est propter iniquitates nostras, attritus est propter scelera nostra... Oblatus est, quia ipse voluit, et non aperuit os suum: sicut ovis ad occisionem ducetur, et quasi agnus coram tondente se obmutescet, et non aperiet os suum».

 

 






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