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Sant'Alfonso Maria de Liguori
Storia delle Eresie

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CAP. I. ERESIE DEL SECOLO I.

1. Di Simone Mago. 2. Menandro. 3. Cerinto. 4. Ebione. 5. Saturnino e Basilide. 6. De' Nicolaiti.

 

1. Simone Mago2 fu il primo eretico che cominciò a vessare la chiesa. Nacque in Samaria, e propriamente in una contrada appellata Gitthon, o sia Gitthis. Egli fu chiamato Mago, perché si valea di certi prestigi per ingannare la gente; onde da' suoi samaritani era appellato:


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Hic est virtus Dei, quae vocatur magna1. Or costui avendo veduto che per mano degli apostoli, Pietro e Giovanni, si era dato a molti lo Spirito santo, offerì danaro per avere anch'esso la potestà di dar lo Spirito santo; e da ciò fu chiamato poi Simonia ogni contratto di vendita circa le cose sacre. Egli andò in Roma, ed ivi gli fu alzata una statua, come s. Giustino rinfacciò a' romani nella sua prima apologia, scrivendo così: In regia vestra urbe (Simon) Deus existimatus est, et a vobis, tamquam Deus, statua honoratus est; quae statua erecta est in insula tiberina intra duos pontes, habens hanc romanam inscriptionem: Simoni Deo sancto. Samuele Basnagio, con Petavio, Valesio ed altri, nega questo fatto; ma Tillemont, Grozio, Fleury e il cardinale Orsi lo difendono per vero con l'autorità di Tertulliano, di s. Ireneo, di s. Cirillo Gerosolimitano, s. Agostino, Eusebio e Teodoreto, il quale aggiunge che la statua era di bronzo. Simone poi insegnava molti errori, che si leggono numerati e confutati in parte da Natale Alessandro2, e specialmente per 1. che gli angeli avessero creato il mondo; per 2. che le anime sciolte dai legami de' corpi passano in altri corpi; il che se fosse vero, dice s. Ireneo3, quelli si ricorderebbero di tutte le cose fatte negli altri corpi, perché le potenze accompagnano l'anima; per 3. dicea che l'uomo non ha libero arbitrio, e che le buone opere non sono necessarie per la salute: errori che sono stati poi rinnovati da' novatori negli ultimi tempi; per 4. dicea che esso era il Dio legislatore de' giudei, il riparatore del mondo, e che era insieme lo Spirito santo. Rapportano il Baronio e Fleury con altri4 che Simone un giorno co' suoi incantesimi si fece condurre da' demonj in aria; ma avendo s. Pietro e s. Paolo invocato il nome di Gesù Cristo, cadde il misero, e restò disteso in terra colle gambe rotte. Fu portato in altro luogo; ma non potendo egli soffrire il dolore e la confusione, si precipitò da se stesso da un luogo alto e così infelicemente finì la vita5. Il Basnagio che ha l'impegno di far credere che s. Pietro non è stato vescovo di Roma, e non mai è andato in Roma, dice che questa caduta di Simone è una favola; ma ella viene attestata da s. Ambrogio, da s. Isidoro Pelusiota, da s. Agostino, da s. Massimo, da s. Filastrio, da s. Cirillo Gerosolimitano e da Severo Sulpizio, Teodoreto ed altri. Anche Svetonio lo comprova, scrivendo6 che stando Nerone ne' giuochi pubblici, un uomo tentò di volare, ma poi cadde dall'alto, e nella caduta si ferì in modo, che il sangue giunse fino al padiglione di Nerone.

 

2. Menandro, che uscì fuori nell'anno 73. di Gesù Cristo, fu pure samaritano e discepolo di Simon Mago. Egli dicea che la virtù ignota l'avea mandato per la salute degli uomini, e che niuno potea salvarsi, se non veniva in nome di lui battezzato. Aggiungea che il suo battesimo era la vera risurrezione, in modo che i suoi discepoli sarebbero stati immortali anche in questo mondo7. Aggiunge il cardinale Orsi che Menandro fu l'inventore degli Eoni, e che diceva aver G.C. solo in apparenza esercitate le azioni umane.

 

3. Cerinto successe a Menandro, ma nello stesso anno 73. sparse i suoi errori8, dicendo per 1. che il mondo non era stato creato da Dio: per 2. che ancor la legge di Mosè era necessaria alla salute: per 3. che dopo la risurrezion generale vi sarebbe stato un regno terrestre di Gesù Cristo, e che in Gerusalemme gli uomini avrebbono goduti per mille anni tutti i diletti della carne: per 4. finalmente dicea che Cristo non era Dio. Morì Cerinto, come porta il Bernino9, nel modo seguente.


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Nell'entrare ch'ei fece ne' bagni, fu veduto dall'apostolo s. Giovanni, il quale subito si partì, dicendo ai suoi compagni: partiamoci di qua, affinché non ci cada sovra il bagno; ed in fatti cadde allora a terra l'edificio con un improvviso tremuoto, e si trovò Cerinto ivi, per dir così, prima seppellito che morto. Dicea di più quest'empio che Gesù era puro uomo, nato come tutti gli altri. Aggiungeva poi che quando fu battezzato nel Giordano, discese Cristo, cioè una virtù in forma di colomba, o fosse uno spirito mandato da Dio per riempirlo della sua cognizione, e comunicarla agli uomini; ma che dopo averne di quella istruiti gli altri, e dopo aver fatti miracoli Cristo aveva abbandonato Gesù alle tenebre ed alla morte, e se n'era tornato ond'era venuto. Ecco a quali empietà e sciocchezze giunge un cervello stravolto e che ha disprezzato il lume della fede.

 

4. Ebione si vantava discepolo di s. Pietro, e non volea sentire il nome di s. Paolo. Egli dava il battesimo, e consacrava l'eucaristia solamente coll'acqua nel calice, ma adoperava poi il pane azimo per l'altra specie. Dice Eusebio che ciò faceva ogni domenica. Il battesimo poi che davano gli ebioniti dice s. Girolamo che non era riprovato da' cattolici. Ebione volea che la legge mosaica dovesse unirsi alla fede cristiana. Del nuovo testamento ammettea solo il vangelo di s. Matteo, ma mutilato di due capitoli e corretto in più luoghi. Gli autori antichi portano che s. Giovanni scrisse il suo vangelo, per opporlo agli errori di Ebione. L'empio inoltre bestemmiava che Gesù Cristo era nato da Giuseppe e da Maria, come nascono tutti gli altri uomini, e che era puro uomo; ma che, avendo poi fatto acquisto di virtù, venne eletto ad essere Figliuolo di Dio1.

5. Saturnino e Basilide furono discepoli di Menandro di sovra già nominato, ma aggiunsero alla di lui eresia certi particolari vaneggiamenti. Saturnino fu di Antiochia. Questi dicea, come riferisce Fleury2 per 1., seguendo Menandro, che vi era un solo Padre ignoto a tutti, che avea fatti gli angeli; ma che sette angeli aveano fatto il mondo e l'uomo. Per 2. che il Dio dei giudei era uno di questi angeli ribellato dal Padre, e che per distruggere questo Dio de' giudei Cristo apparve in figura umana, ma non ebbe corpo. Per 3. egli condannava il matrimonio e la generazione, come invenzione del demonio. Per 4. attribuiva le profezie parte agli angeli, parte al demonio, e parte al Dio de' giudei. Dice poi questo fanatico, come narra s. Agostino3, che avendo la somma virtù, cioè il sovrano Padre, creati gli angeli, sette di essi alienandosi da lui, crearono l'uomo con occasione che avendo veduta una celeste luce, vollero ritenerla, ma essendo ella sparita, crearono l'uomo che la rappresentasse dicendo: Faciamus hominem ad imaginem et similitudinem nostram. Ma poi quest'uomo era rimasto come un verme, che non poteva operare; e perciò la somma virtù, mossa a pietà della sua immagine, pose in esso una scintilla di sé che gli diede vita. Questa scintilla è quella che quando il corpo si risolve se ne vola verso il cielo. Dicea poi che soli quelli della sua setta aveano questa scintilla; ma che gli altri ne erano privi e per tanto erano tutti cattivi.

 

6. Basilide poi, come scrive lo stesso Fleury nello stesso luogo, fu di Alessandria, ed inventò altre favole più inette. Dicea che il Padre, chiamato da lui Abraxas, avea prodotto Nous, cioè l'intelligenza, la quale avea prodotto Logos, cioè il Verbo; e il Verbo aveva prodotta Phronesis, cioè la prudenza; e la prudenza Sofia e Dynamis, cioè la sapienza e la potenza: le quali poi avean prodotti gli angeli, che aveano formato il primo cielo, ed altri angeli che aveano prodotto un secondo cielo, e con quest'ordine erano giunti a formarsi


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365. cieli, quanti sono i giorni dell'anno. Dicea che il Dio dei giudei era il capo degli angeli del secondo ordine, contro cui, perché volea dominare su tutte le nazioni, si erano concitati tutti gli altri principi; e che perciò Dio mandò Nous suo primogenito a liberare gli uomini dagli angeli autori del mondo. Aggiungeva che questo Nous, che era Gesù Cristo, era una virtù incorporale che vestiva la forma che gli piaceva; onde quando i giudei vollero crocifiggerlo, egli prese la forma di Simone Cireneo, e diede la forma sua a Simone, in modo che fu crocifisso Simone e non Gesù, il quale si ridea de' giudei, e poi ritornò invisibile e risalì in cielo. Di qua concludea non doversi adorare il crocifisso, altrimenti s'incorreva l'esser soggetto agli angeli che aveano fatti i corpi. Seminava altri errori; ma questi bastano a far conoscere quanto era fantastico ed empio quest'uomo. Questi due, Saturnino e Basilide, fuggivano il martirio, e così questi eretici dissimulavano la loro fede colla massima: Conosci gli altri, niuno conosca te. Essi poi, come dice il cardinale Orsi1, erano dediti alla magia, ed immersi in ogni genere d'incontinenza; ma erano accorti a non essere osservati. Essi sparsero i loro errori nell'anno 125., prima che Menandro spargesse i suoi; ma perché furono discepoli di Menandro, perciò si è parlato di essi dopo Menandro.

 

7. I Nicolaiti ammetteano l'uso promiscuo delle donne anche maritate e delle carni sacrificate agl'idoli. Diceano di più che il Padre di Gesù Cristo non era creatore del mondo. Diceano altre favole: che le tenebre si erano unite collo Spirito santo, ed aveano prodotto una certa matrice, che poi avea partoriti quattro Eoni; e che da questi quattro Eoni nacque l'Eone turpe, che fece gli dei, gli angeli, gli uomini e sette spiriti di demonj. Questa eresia poco durò: ma in provincia di Milano usciron certi nuovi Nicolaiti, che furon poi condannati da Nicola II. papa. I Nicolaiti si chiamarono discepoli di Nicola diacono, il quale fu stimato eresiarca, come porta Natale Alessandro, da s. Epifanio, s. Ilario e s. Girolamo; ma lo difendono da questa taccia Clemente Alessandrino, Eusebio, Teodoreto, Baronio con s. Ignazio martire, Orsi con s. Agostino, Fleury e Berti2.




2 Baron. An. 35. n. 23. Nat. Alex. Histor. eccl. t. 5, c. 11. n. 1. Hermant Ist. de' Conc. t. 1 c. 7. Van-Ranst Hist. Haer. n. 1.

1 Act. 8. 10.



2 T. 5. in fin. diss. 24.



3 De Haer l. 2. c. 58.



4 Baron. an. 35. n. 14. ad 17. Fleury St. eccl. t. 1. l. 2. n. 23. con s. Agostino e s. Gio. Grisost.



5 Baron. n. 17. Nat. Alex. t. 5. c. 11. Orsi Ist. Eccl. l. 1. n. 20. e l. 2. n. 19. Berti Brev. Istor. t. 1. c. 3.



6 L. 6. c. 12.



7 Fleury loc. cit. n. 42. Nat. Al. loc. cit. a. 2.



8 Nat. Al. t. 5. c. 11. a. 5. Fleury t. 1. l. 2. n. 42. Berti loc. cit. Orsi t. 1. l. 2. n. 43.



9 Ist. delle Eres. t. 1. c. 1. s. Iren. l. 3. c. 4. de S.

1 Nat. Alex. loc. cit. a. 6. Fleury loc. cit. n. 42. E qui si noti che il Fleury mette prima Ebione, poi Cerinto e poi Menandro.



2 N. 19.



3 Haeres. 3.

1 L. 3. n. 23.



2 Nat. Alex. t. 5. diss. 9. Baron. an. 68. n. 9. Orsi t. 1. n. 44. Fleury t. 1. l. 2. n. 21. Berti loc. cit.






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