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Sant'Alfonso Maria de Liguori
Storia delle Eresie

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ART. I. ERESIE DEL SECOLO XI.

1. Di Stefano e Lisoio bruciati pei loro errori. 2. De' nuovi Nicolaiti e degl'Incestuosi. 3. Di Berengario e de' principj della sua eresia. 4. Delle sue condanne e ricadute. 5. Sua conversione e morte.

 

1. La prima eresia di questo secolo fu un ramo di quella de' Manichei, o per meglio dire fu un gruppo di errori, che formavano un vero ateismo. Ella si scoprì in Orleans città della Francia, ove fu portata da una donna italiana, che infettò ivi più persone, ma specialmente due ecclesiastici, uno per nome Stefano, l'altro Lisoio, uomini stimati dotti e santi. I loro errori erano i seguenti. Diceano per 1. ch'era sogno quanto si legge nella Scrittura circa la Trinità e la creazione del mondo; mentre il cielo e la terra sempre sono stati, né hanno avuto principio. Per 2. negavano l'incarnazione e la passione di Gesù Cristo, e per conseguenza la virtù del battesimo. Per 3. condannavano il matrimonio. Per 4. negavano il premio delle opere buone e il castigo delle cattive. Bruciavano poi un fanciullo otto giorni dopo la sua nascita, e ne conservavano le ceneri per viatico degl'infermi. Questi malvagi poi per mezzo di un signor Normanno per nome Arefasto furono accusati presso Roberto re di Francia, il quale si portò di persona in Orleans colla regina e con molti vescovi. I vescovi avendo ritrovati i predetti Stefano e Lisoio ostinati ne' loro errori, tennero un sinodo, e li deposero e degradarono; e dopo ciò per ordine del re furono gl'infelici condotti fuori della città, ed ivi in una capanna furono bruciati vivi con altri della loro setta6.


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2. In questo secolo comparvero i nuovi Nicolaiti, ch'erano alcuni chierici costituiti negli ordini sacri, i quali predicavano esser loro permesso l'ammogliarsi. Vi furono ancora gl'Incestuosi, i quali diceano non esser proibito il matrimonio nel quarto grado di consanguinità1.

 

3. Nello stesso secolo comparve poi la celebre eresia di Berengario, circa cui è una meraviglia ed un prodigio della divina misericordia il vedere come questo eretico dopo tante ricadute finalmente morì nella comunione della chiesa e da vero penitente. Nacque Berengario nel principio di questo secolo nella città di Tours. Prima andò a studiare nella scuola di s. Martino, e poi continuò gli studj a Chartres presso Fulberto vescovo di detta città. Dice un autore2, parlando dell'alterigia di Berengario, ch'egli anche da discepolo poco facea conto de' sentimenti del suo maestro, e disprezzava quel che diceano gli altri suoi condiscepoli. Del resto egli poco capiva i segreti della filosofia più sublime, e procurava di farsi onore con certe singolari interpretazioni delle parole. Il suo maestro Fulberto, conoscendo la petulanza del suo ingegno e l'inclinazione alle novità, più volte gli raccomandò di seguire i sentimenti de' padri, e lasciar le dottrine nuove. Berengario indi ritornò a Tours, ove fu accolto dal capitolo di s. Martino, e fu fatto maestro di scuola, dignità che con tal nome era ivi chiamata. Passò di più ad esser tesoriero della chiesa, e poi andò ad Angers, ove dal vescovo Eusebio Brunone, ch'era stato suo discepolo, fu creato arcidiacono. In Angers cominciò verso l'anno 1047, come vogliono Natale Alessandro e Graveson3, a propalare la sua eresia colla connivenza di Eusebio, secondo il Baronio; benché Natale scusa Eusebio4. Berengario a principio si pose a combattere il matrimonio, il battesimo de' fanciulli ed altre verità di fede; ma appresso lasciò tutti questi errori, e si fermò a negare la presenza reale del corpo e sangue di Gesù Cristo nell'eucaristia; impugnando Pascasio Radbert, che verso l'anno 831. avea scritto un dotto trattato a lui opposto, ed esaltando Giovanni Scoto Erigena, che visse nel secolo IX., e che si crede essere stato il primo a negare la presenza reale di Cristo nel sacramento dell'altare. Nulladimeno dice il cardinal Gotti che volgarmente Berengario si stima come padre di quest'eresia, avendola egli propagata in modo, che la chiesa fu obbligata a radunare più concilj, come diremo, per estirparla5.

4. Berengario fu primieramente condannato nel 1050. nel concilio romano, tenuto sotto il papa s. Leone IX., il quale concilio fu chiamato da Berengario concilio di vanità. Di poi fu condannato in quello di Vercelli tenuto nello stesso anno, dove fu condannato anche il libro di Giovanni Scoto. Inoltre fu condannato nel concilio tenuto a Parigi, regnando il re Errico I. Di più Vittore II. successore di s. Leone condannò Berengario in un altro sinodo tenuto a Fiorenza nell'anno 1055. Ma in questo medesimo anno in un sinodo tenuto a Tours, essendo stato Berengario convinto da Lanfranco, abiurò il suo errore, e giurò di non più partirsi dalla fede della chiesa cattolica. L'evento non però fece vedere ch'egli colla bocca, ma non col cuore aveva abbandonato l'errore. Onde nell'anno 1059, essendo papa Nicola II., in un concilio convocato in Roma di 113. vescovi, Berengario fece la professione di fede, giusta la formola prescrittagli, giurando di nuovo di osservarla, e di più in un gran fuoco acceso in mezzo del concilio gittò i libri suoi e quelli di Giovanni Scoto. Ma che pro? Berengario tornato in Francia tornò al vomito; anzi scrisse un libro in difesa della sua eresia e in disprezzo della


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chiesa romana. Allora Alessandro II. successore di Nicola cercò di ammonirlo paternamente con sue lettere; ma egli vie più ostinato gli rispose con poco rispetto: onde Maurilio arcivescovo di Roano in un concilio tenuto nell'anno 1063. lo scomunicò con tutti i suoi seguaci. E questo concilio fu confermato da un altro celebrato in Poitiers nell'anno 1075. Finalmente s. Gregorio VII. nell'anno 1079., per dar l'ultimo rimedio al male, tenne un concilio in Roma di 150. vescovi, ove fu confermato il dogma cattolico, e Berengario, confessandosi convinto, fece il seguente giuramento: Confiteor panem et vinum, quae ponuntur in altari, per mysterium sacrae orationis et verba nostri Redemptoris substantialiter converti in veram carnem et sanguinem Iesu Christi... non tantum per signum et virtutem sacramenti, sed veritate substantiae etc.1.

5. Ciò non ostante Berengario ritornato in Francia confutò la sua confessione con un altro scritto2. Ma nell'anno seguente 1080. Berengario ebbe dalla divina misericordia la grazia della sua vera conversione. Poiché nel concilio tenuto a Bordeaux, ritrattò questo ultimo suo scritto, e confermò la professione da lui fatta in Roma; e dopo questo tempo, essendo vivuto otto altri anni, nell'anno 1088., vecchio quasi di 90. anni, morì nella comunione della chiesa e da vero penitente, avendo voluto in quegli ultimi otto anni vivere segregato nell'isola di s. Cosmo vicino a Tours, a fine di piangere i suoi peccati3. Narra Villelmo Malmestburgense4 che Berengario, ricordandosi in punto di morte della perversione da lui causata negli altri colla sua eresia, disse: Hodie apparebit mihi Dominus meus Iesus Christus, propter poenitentiam, ut spero, ad gloriam, vel propter alios, ut timeo, ad poenam. Del resto comunemente s. Antonino, il Belluacense, il Mabillone, Antonio Pagi, Natale Alessandro, il Graveson ed altri scrivono che la penitenza di Berengario fu vera e stabile in quegli ultimi anni di sua vita, a differenza degli altri eresiarchi, che quasi tutti sono morti ostinati.

 




6 Fleury t. 8. l. 58. n. 53. ad 55. Graves. t. 3. sec. 11. colloq. 3. Gotti Ver. relig. t. 2. c. 86. §. 1. Berti sec. 11. c. 3. Van-Ranst sec. 11. p. 173. etc.

1 Van- Ranst sec. 11. p. 167. Berti brev. hist. sec. 11. c. 3.



2 Quidmond. l. 1. de Corp. Christ. ver. in euch.



3 Nat. Al. t. 14. sec. 11. c. 4. a. 2. Graves. t. 3. sec. 11. colloq. 3.



4 Nat. Alex. t. 14. diss. 1. a. 4.



5 Gotti Ver. rel. t. 2. c. 87. §. 1. e Fleury t. 8. l. 59. n. 65. Graves. loc. cit.

1 Fleury l. 62. n. 60. Nat. Alex. loc. cit. a. 17. Gotti loc. cit. §. 3.



2 Mabillon praef. 2. sec. 6. n. 31.



3 Fleury l. 63. n. 40.



4 De rebus Angl. l. 3.






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