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Sant'Alfonso Maria de Liguori
Storia delle Eresie

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ART. V. DEGLI ERRORI DI MICHELE MOLINOS

177. Del libro fallace di Michele Molinos intitolato: Guida spirituale. 178. Sua empia dottrina, e false conseguenze che ne deduceva. 179. Santità affettata dal medesimo, ma viene scoperto e carcerato con due soli discepoli. 180. Condanna di tutte le opere di Molinos e della sua persona. Abiura pubblica del medesimo, e sua morte penitente. 181. Condanna del libro intitolato: Spiegazione delle massime de' santi. 182. Esortazione a' cattolici.

 

177. L'eresia de' Beguardi, de' quali parlammo al cap. 10. art. 4. n. 31., pose il preludio a questa di Molinos. Michele Molinos, prete spagnuolo, nacque nella diocesi di Saragozza in Aragona: questo impostore publicò un suo libro col titolo specioso di Guida spirituale, che conduce l'anima per un cammino interiore a conseguire la perfetta contemplazione, e 'l ricco tesoro della pace interna. Questo libro si vide prima impresso in Roma, poi in Madrid, quindi in Saragozza, et ultimamente in Siviglia; onde in breve restò avvelenata da pestifere massime nel tempo stesso la Spagna, Roma, e quasi tutta l'Italia. Queste massime erano descritte con tale arte, che furono atte ad ingannare non solo persone mal costumate, che sono più disposte a farsi ingannare, ma anche anime purissime date all'orazione. Bisogna avvertire che il perfido Molinos in questo suo libro non già insegnava errori manifesti, ma in effetto poi apriva in esso la porta a tutti quegli errori che nel progresso del tempo si videro seguire2.

178. Quindi avvenne che quei che lo leggevano ne restavano oppressi come da un mortal letargo di contemplazione e di falsa quiete, dalla quale poi prevaricando, convenivano in conventicole uomini e donne, che professavano questa nuova sorta di contemplazione, e si portavano agli altari a prender la comunione contenti del loro spirito, senza preparazione e senza confessione; oravano nelle chiese, ma come stolidi, stando in ozio senza mai guardare il sagramento o le sacre immagini, e senza fare alcun atto divoto o preghiera. Ma avesse voluto Iddio, e si fossero questi seguaci di Molinos contenuti solamente nel perdere il tempo in quell'immaginaria contemplazione, e quiete di


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spirito; passavano da quella alla licenza di atti turpi fra loro, dicendo, che mentre l'anima stava unita con Dio, non vi era peccato nel dar libertà al corpo di sfogare le sue sensuali passioni, attribuendo in tal caso la malizia di quegli atti alla violenza del demonio, o alla passione corporale, servendosi delle parole di Giobbe (16. 18.): Haec passus sum absque iniquitate manus meae, cum haberem mundas ad Deum preces, il che Molinos empiamente spiegava nella sua prop. 49.: Iob ex violentia daemonis se propriis manibus polluebat etc.1.

179. Il grande ipocrita del Molinos visse in Roma per disgrazia di quella santa città per lo spazio di 22. anni, cioè dall'anno 1665. sino al 1687., e la sua conversazione era ambita da tutti, specialmente da' grandi, mentr'era comunemente riputato per un uomo santo, ed assai eccellente nelle massime della vita spirituale. Egli affettava una grande apparenza di divozione: volto composto: abito talare e negletto: barba folta e lata nel mento: età inclinata alla vecchiezza, e moto lento. Queste apparenze unite alle parole di santità che proferiva, lo rendeano venerando. Ma Dio finalmente si degnò soccorrere alla sua chiesa con far discoprire l'autore di tanti mali che ella soffriva. D. Inico Caracciolo, cardinal di s. Clemente, ne scoprì infetta la diocesi di Napoli, e scrisse al papa, affinché colla sua suprema autorità avesse egli impedito il corso a questa segreta peste, che avea infettato ogni stato di persone; lo stesso ricorso fecero diversi altri vescovi, non solo d'Italia, ma anche di Francia. Il papa informato di ciò mandò una lettera circolare per l'Italia, che dinotava non tanto il rimedio, quanto il pericolo di quest'eresia, che andava serpeggiando. Dagl'inquisitori poi di Roma, dopo essersi prese le dovute informazioni, se ne formò un segreto processo contro del Molinos, e se ne ordinò la carcerazione. Fu pertanto il perfido seduttore arrestato da' ministri destinati al suo gastigo, e fu portato alle carceri del s. officio insieme con due suoi primarj discepoli, dei quali uno era sacerdote, chiamato Simone Leone, e l'altro laico, Antonio Maria, ambedue nativi della terra di Combieglio presso Como2.

180. La sagra inquisizione indi ai 24. di novembre 1685. proibì la falsa Guida spirituale del Molinos, e con preciso decreto a' 28. di agosto 1687. proibì tutt'i libri dello stesso autore, e specialmente 68. proposizioni estratte dalla Guida, e confessate per sue dal medesimo reo, che si leggono presso Bernino3. Dopo essere stata condannata la dottrina del Molinos, fu condannata ancora la sua persona; ed essendo passati già 22. mesi di sua carcerazione, e provati gli errori e i delitti, mostrossi egli disposto all'abbiura di essi. Onde ne fu intimata la pubblica funzione a' 3. di settembre 1687. nella chiesa di s. Maria sopra Minerva. Comparve pertanto in questa chiesa il Molinos alla presenza di molto popolo, e fu condotto dagli esecutori sovra il pulpito, dove cominciò l'abbiura dei suoi errori; e mentre leggevasi il processo, ad ogni proposizione sua ereticale, e ad ogni disonestà commessa che riferivasi, il popolo gridava ad alta voce, fuoco, fuoco; finché terminata la lezione del processo, fu egli condotto a' piedi del commissario del s. officio, avanti di cui abbiurando con atto solenne gli errori esposti, e ricevuta da lui l'assoluzione, e l'abito consueto


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di penitenza, ed anche le vergate alle spalle, fu di nuovo trasportato dalle guardie alle carceri del s. officio, in cui visse in una piccola stanza per dieci altri anni con segni di vero penitente, ed in questa buona disposizione morì. Dopo l'abbiura seguì subito la bolla del papa Innocenzo XI. a' 4. di settembre 1687., dove furono di nuovo condannate le medesime proposizioni già prima condannate dalla sagra inquisizione. E nel giorno appresso, cioè alli 4 di settembre dello stesso anno 1687., seguì l'abbiura dei nominati fratelli e discepoli del Molinos, Antonio Maria e Simone Leone, che anche dimostraronsi veri penitenti1.

181. Conviene qui aggiungere, che in Francia verso la fine del secolo XVII. vi fu una certa donna chiamata la signora di Guion, che avendo una corrotta idea della vita spirituale, cacciò fuori varj manoscritti, contro de' quali mons. di Bossuet, vescovo Meldense, affin di evitare i mali che da quelli potean nascere, diè fuori la sua bell'opera De statibus orationis. All'incontro molti allucinati dagli scritti della predetta donna presero a difendere la di lei dottrina, e fra questi vi fu l'arcivescovo Cameracese o sia di Cambrai, il quale diè fuori un altro libro, Spiegazione delle massime de' santi sulla vita interiore. Ma quest'opera fu presto condannata in Roma da Innocenzo XII., dichiarando che le proposizioni di quel libro erano affini a quelle di Michele Molinos. L'arcivescovo per altro, udendo la condanna del suo libro, umilmente si sottopose al giudizio del papa, e con editto pubblico esortò tutt'i suoi diocesani ad imitarlo2. Le proposizioni condannate dal papa nel libro dell'arcivescovo a' 12 di marzo 1699. furono in numero di 23., e le medesime stan riferite dal cardinal Gotti nel luogo citato, ove si possono osservare.

 




2 Bernin. ist. dell'eres. to. 4. sec. 17. c. 8. p. 712. Gotti ver. rel. c. 120. §. 2. n. 1.



1 Gotti n. 2. et 3.



2 Gotti loc. cit. n. 4. 5. et 6.



3 Bernin. al luogo cit.

1 Bernin. t. 4. c. 8. p. 716.



2 Gotti ver. rel. c. 5. §. 4.




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