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Sant'Alfonso Maria de Liguori
Storia delle Eresie

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CONFUT. X. ERESIA DI BERENGARIO E DEI PRETESI RIFORMATI RISPETTO AL SACRAMENTO DELL'EUCARISTIA

 

1. Il protestante Mosheim nella sua storia ecclesiastica2 asserisce che nel secolo IX. non era comunemente ricevuta nella chiesa la sentenza della presenza reale del corpo e sangue di Gesù Cristo nell'eucaristia; a cagion che, avendo Pascasio Radberto stabiliti in un suo libro i due principali punti circa l'eucaristia, cioè 1. che dopo la consacrazione nulla vi rimane di sostanza di pane e di vino: 2. che nell'ostia consacrata vi sta lo stesso corpo di Gesù Cristo, che nacque da Maria, morì sulla croce, e risorse nel sepolcro, ed avendo ivi scritto: Quod totus orbis credit et confitetur: a questo libro si oppose Retrammo; e forse con altri scrittori. E da ciò deduce il Mosheim, che questo dogma allora non era stabilito. Ma erra affatto; mentre, come scrive il nostro Selvaggi nella nota 79 del tomo III., la controversia non fu circa il dogma, in cui Retrammo era uniforme, ma circa solamente alcune espressioni di Pascasio. Del resto la verità della presenza reale di Cristo nel sacramento dell'altare è stata sempre ed universalmente abbracciata nella chiesa, come scrisse Vincenzo Lirinese nel secolo V. all'anno 434; dicendo: Mos iste semper in ecclesia viguit, ut quo quisque forte religiosior, eo promptius novellis adinventionibus contrairet. Sino al secolo IX. non era stato oppugnato il sacramento dell'eucaristia; ma Giovanni Erigena di nazione scozzese cacciò fuori l'eresia che in tal sacramento non vi fosse realmente il corpo e il


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sangue di Gesù Cristo, bestemmiando che l'eucaristia non era altro che la figura di Gesù Cristo.

 

2. Lo stesso disse ed insegnò poi Berengario nel secolo XI., e proprio nell'anno 1050, prendendolo dal libro del nominato Erigena. Nel secolo XII. vi furono i Petrobrusiani e gli Erriciani che dissero non esser l'eucaristia che un mero segno del corpo e sangue del Signore. Nello stesso errore caddero gli Albigesi nel secolo XIII. Nel secolo XVI. finalmente si sono uniti più eresiarchi, quali sono i novatori moderni, a combattere questo divin sacramento. Zuinglio e Carlostadio han detto esser l'eucaristia una significazione del corpo e sangue di Gesù Cristo; ed a costoro si unirono poi Ecolampadio ed in parte Bucero. Lutero ammise la presenza reale di Gesù Cristo, ma disse restarvi la sostanza di pane. Calvino mutò più opinioni: disse per ingannare i cattolici non esser l'eucaristia nudo segno, o nuda figura di Cristo, ma esser ella piena della di lui virtù, e talvolta disse esser la stessa sostanza del corpo di Cristo; ma più propriamente egli volea che la presenza di Cristo non fosse reale, ma figurata per la virtù ivi posta dal Signore. Onde, come nota monsignor Bossuet nel suo libro delle Variazioni delle chiese protestanti, non volle mai Calvino ammettere che il peccatore comunicando riceve il corpo di Cristo, per non ammettere la di lui presenza reale. Ma il concilio di Trento1 insegna: In eucharistiae sacramento post panis et vini consecrationem Iesum Christum Dominum atque hominem vere, realiter ac substantialiter sub specie illarum rerum sensibilium contineri.

 

3. Ma prima di passare a trovar la presenza reale di Gesù Cristo nell'eucaristia, bisogna supporre che l'eucaristia è vero sacramento, come han dichiarato il concilio di Fiorenza nel decreto, o sia istruzione fatta agli Armeni, ed il concilio di Trento nella Sess. 7 al can. 1 contro i Sociniani, che diceano non esser sacramento, ma solamente una ricordanza della morte del Salvatore. Ma è di fede esser l'eucaristia vero sacramento: poiché per 1. vi è il segno sensibile delle specie del pane e del vino; per 2. vi è l'istituzione fatta da Cristo: Hoc facite in meam commemorationem2; per 3. vi è la promessa della grazia: Qui manducat meam carnem... habet vitam aeternam. Si cerca poi qual cosa nell'eucaristia abbia ragion di sacramento. I Luterani vogliono che abbia ragion di sacramento l'uso del medesimo con tutte le azioni che Cristo adoperò nell'ultima cena, secondo quel che scrive s. Matteo: Accepit Iesus panem, et benedixit ac fregit, deditque discipulis suis3. I Calvinisti all'incontro dicono che nella sola manducazione attuale sta la ragion di sacramento. Noi altri cattolici diciamo che non ha ragion di sacramento la consacrazione, perché questa è un'azione transitoria, e l'eucaristia è sacramento permanente, come dimostreremo nel §. III.; né l'uso, o sia la comunione, perché questa riguarda l'effetto del sacramento, il quale è sacramento anche prima dell'uso; né le sole specie, perché queste non conferiscono la grazia; né il solo corpo di Gesù Cristo, perché non vi sta in modo sensibile: ma han ragione di sacramento le specie sacramentali insieme ed il corpo di Cristo, oppure le specie, in quanto contengono il corpo e il sangue del Signore.

 




2 T. 3 Centur. 9. c. 3. p. 1175.

1 Sess. 13. c. 1.



2 Luc. 22. 19.



3 Matth. 26. 26.






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