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S. Alfonso Maria de Liguori
La vera Sposa di Gesù Cristo

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VII. - Dell'esame di coscienza, con altri avvertimenti.

1. La religiosa dee praticare due esami in ogni giorno, il generale e 'l particolare: il generale si fa nella sera, il particolare si fa nella mattina avanti al pranzo, sovra qualche difetto


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particolare da cui la persona si vede più predominata. Le spose del mondo si trattengono per più ore innanzi allo specchio; la sposa di Gesù Cristo dee almeno due volte il giorno mettersi alla divina presenza per ripulire l'anima.

In quanto alla pratica degli esami, l'esame particolare è più breve, poiché in quello solamente si un'occhiata al difetto particolare predominante, e si fa brevemente l'atto di dolore. - Più lungo dee esser poi l'esame generale. Ivi per prima cercate lume a Dio per conoscere i difetti commessi. Indi riducetevi a memoria le opere fatte in quel giorno, e andate vedendo se avete commesso qualche difetto, come sarebbero: pigrizia in levarvi la mattina o in ubbidire agli altri segni del campanello: impazienze: vanità di volere comparire: parole di disprezzo, parole oziose o di poca carità: bugie per iscusarsi: intemperanze nel mangiare: distrazioni volontarie nell'orazione o nell'officio: sguardi curiosi: tempo perduto: omissioni d'opere buone: picciole mormorazioni: picciole disubbidienze: poco rispetto alle superiore: difetti contro la povertà: negligenza in discacciare i mali pensieri, e simili. - Ma quando voi commettete qualche difetto, non aspettate la sera; subito che ne sentite le punture, fate un atto di dolore e poi mettetevi in pace. E consolatevi in sentir queste punture, perch'è buon segno, è segno che abborrite i difetti. Guai a quelle monache a cui non fanno specie le colpe leggiere! è segno che stanno in gran pericolo di cadere in colpe gravi.

2. Dopo l'esame fate gli atti cristiani di fede, speranza, carità, ecc., ch'io qui soggiungo in breve per vostro comodo. Dio mio, perché voi l'avete rivelato alla santa Chiesa, io credo tutto ciò che la santa Chiesa mi propone a credere. Credo che voi siete giusto rimuneratore, premiando i buoni col paradiso, castigando i peccatori coll'inferno. Credo il mistero della SS. Trinità. Credo l'Incarnazione e morte di Gesù Cristo, e tutto l'altro che crede la santa Chiesa. - Fidata alle vostre promesse, spero, per li meriti di Gesù Cristo, da voi, perché siete potente, fedele e misericordioso, il perdono de' peccati, la santa perseveranza e la gloria del paradiso. - E perché siete bontà infinita, v'amo sopra ogni cosa, e mi pento di tutte le offese che v'ho fatte. Propongo prima morire che più disgustarvi, colla grazia vostra, che vi cerco per ora e per sempre; e propongo ancora di ricevere


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in vita ed in morte i santi sagramenti. - È bene che sappiate che Benedetto XIV ha concessi molti anni d'indulgenza a questi atti ogni volta che si fanno, ed indulgenza plenaria a chi prosiegue a farli per un mese continuo.33

3. Dopo questi atti dite l'altre vostre solite orazioni a S. Giuseppe, all'Angelo Custode ed a' Santi vostri Avvocati, colle litanie a Maria santissima, che non dovete lasciar mai.

Andate poi a prendervi il riposo necessario. Il demonio tenta alcune monache a far orazione la notte per far perder poi loro tutta la giornata seguente. S. Francesco una sera non poteva prender sonno, ma facendo il segno di croce sul capezzale, vide uscirne il tentatore, onde disse al compagno: Vedi, fratello mio, questo demonio volea impedirmi il sonno, acciocché domani non potessi far orazione.34 E così voi prendetevi il sonno che vi bisogna.


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In deporre le vesti, baciatele, ed usate tutta la modestia in togliervele. Aspergete il letto coll'acqua benedetta. Prima poi di porvi a dormire, dite: In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum.35 intendendo che tutt'i vostri respiri dormendo sieno atti d'amor di Dio, e l'ultime parole sieno: Gesù mio, voi solo voglio, e niente più.

4. Non lasciate poi di far con divozione tutte le vostre novene, come di Natale, di Pentecoste, delle sette festività di Maria e del santo vostro Avvocato, con quelli esercizi di pietà e di mortificazione che vi assegnerà il direttore. Ma procurate di occuparvi in dette novene più in fare atti di amore e visite al Venerabile ed alla divina Madre, che in orazioni vocali.

Procurate ancora in ogni mese di far il giorno di ritiro, impiegando tutta quella giornata in orazione, ringraziamento alla comunione, letture spirituali ecc., con rigoroso silenzio. Quel giorno giova molto per conservare ed accrescere il fervore.

Vi raccomando di più, oltre gli esercizi spirituali che si fanno in comune nel monastero, di far otto o dieci giorni di esercizi particolari in privato; che perciò dopo il presente capo metterò in breve le massime eterne che potrete meditare.36

5. Le virtù poi nelle quali dovete cercare di più esercitarvi nel monastero, sono la mansuetudine e l'ubbidienza.

La mansuetudine nel sopportare i disprezzi; chi mal volentieri soffre i disprezzi, stando in comunità, è impossibile che possa mai avanzarsi nella via di Dio.

E l'ubbidienza nell'eseguire prontamente ciò che ordinano le regole ed i superiori. Né state a sentire taluna che propone qualche massima che sa di poca ubbidienza; dicea S. Teresa:37 Se hanno da introdursi nelle religiose principi di poca ubbidienza, meglio sarebbe non esservi né monachemonasteri.


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Né state a discifrare38 se la superiora in imporvi qualche cosa sia mossa dalla sua passione o no: la volontà di Dio è che voi ubbidite, e se non ubbidite, non occorre parlare né di perfezione né di amore di Dio. Voi già lo sapete che tutta la santità consiste nel sottomettere il proprio volere alla volontà de' superiori.




33 Aloisius PRINZIVALLI, Resolutiones seu Decreta authentica S. Congr. Indulgentiis sacrisque Reliquiis praepositae ab ab. 1668 ad an. 1861. Romae, 1862. Nel 28 gennaio 1756 Benedetto XIV concesse le surricordate indulgenze, cioè la plenaria una volta al mese a chi recita quotidianamente gli atti cristiani, la plenaria in articulo mortis a chi li recita spesso durante la vita ed inoltre cita spesso durante la vita ed inoltre 7 anni e 7 quarantene, toties quoties (Decr. CCXXII, pag. 169.170).



34 «Standosi il Santo nell' eremo di Greccio, in continua orazione, una notte fra l' altre, avendogli mandato un gentiluomo un piumazzo, acciò se lo mettesse sotto la testa per la sua infermità degli occhi, non potè mai dormire, nè posare, nè meno orare, con un tremore nella testa tale, che per tutta la vita si doleva; discorrendo da che questo potesse mai venire, giudicò all' ultimo che altro non potesse essere, se non che il diavolo fosse entrato dentro a quel piumazzo. Così, chiamato il compagno, gli comandò che lo portasse fuori; qual, postoselo in spalla e portandolo fuori, subito ei perse la favella, nè si potea mover da quel luogo, nè lasciar il piumazzo.... e così se ne stette in quell' affanno... insin che il Santo, meravigliato del suo tardar tanto, il chiamò; alla qual voce ritornato in sè, buttando subito in terra il piumazzo, se ne tornò da lui, più che di passo, e raccontogli il tutto. A cui il Santo soggiunse: «Fratello, insin iersera, io sentii questo diavolo venir in camera, mentre io dicea compieta; ed ora vedi che, non trovando altro luogo, si andò a ficcar dentro il piumazzo tenero. Vedi ora quanto ch' egli è astuto, che quando non può nuocere all' anima- per essere difesa dalla grazia divina- cerca d' impedire il riposo del corpo, perchè non possi poi orare, e far gli altri esercizi all' ore debite, o venir in infermità, per la qual mormorando poi caschi in peccati.» MARCO DA LISBONA, Croniche, parte 1, lib. 1, cap. 60 (a principio).- Il fatto viene spiegato da S. BONAVENTURA in modo alquanto diverso: «Experientia.... certa didicerat, daemones asperitate terreri, deliciosis autem et mollibus ad tentandum fortius animari. Unde cum nocte quadam propter infirmitatem capitis et oculorum praeter solitum morem cervicale de pluma positum haberet ad caputm, daemon in illud ingressus, ipsum usque ad horam matutinalem inquietatum multimode a sanctae orationis studio perturbavit, donec, vocato socio, pulvinar cum daemonio fecit extra cellulam longius exportari. Egressus autem cum pulvinari Frater de cella, membrorum omnium vires amisit et usum, quousque ad vocem sancti Patris hoc cognoscentis in spiritu vigor pristinus cordis et corporis sibi fuit plenarie restitutus.» Legenda S. Francisci, cap. 5, n. 2. Opera, ad Claras Aquas, VIII, 517.



35 Ps. XXX, 6.



36 Il Santo intitolò propriamente le suddette Massime: Meditazioni per otto giorni di esercizi spirituali in privato. Si trovano nel vol. III della nostra edizione, insieme ad argomenti omogenei, rispondenti all' ordine logico prestabilito.



37 «Y si ha de ir como ahora (ese Monesterio), para poner principios, en la Orden, de poca obediencia, harto mejor seria no le hubiese: porque no està nuestra ganancia en ser muchos los monesterios, sino en ser santas las que estuvieren en ellos.» S. TERESA, Carta 421, a la M. Ana de Jesùs, Priora de Granada, y a sus religiosas. Burgos, 30 de mayo de 1582. Obras, IX, 189.



38 Decifrare.






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