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S. Alfonso Maria de Liguori
Verità della Fede

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§. 3. Si prova di più la venuta del Messia dalla profezia di Aggeo.

 

20. Questa profezia non è meno chiara delle precedenti. Ella fu fatta, quando gli ebrei, ritornati da Babilonia nella Giudea in vigore del permesso di Ciro, rifabbricarono prima l'altare, e poi nell'anno seguente gittaron le fondamenta del tempio4. La fabbrica però fu intermessa, e non si ripigliò che a tempo di Dario5 quando Aggeo animò Zorobabello capo di Giuda e Gesù figliuol di Giosedecco con tutto il popolo alla costruzione del tempio, dicendo loro da parte di Dio: Nolite timere, quia haec dicit Dominus exercituum: Adhuc unum modicum est, et ego commovebo coelum et terram, et mare, et aridam; et movebo omnes gentes: et veniet desideratus cunctis gentibus, et implebo domum istam gloria, dicit Dominus exercituum. Meum est argentum, et meum est aurum, dicit Dominus exercituum. Magna erit gloria domus istius novissimae plusquam primae. Et in loco isto dabo pacem, dicit Dominus exercituum6.

 

21. Promise dunque il Signore per bocca di Aggeo che in questo secondo tempio sarebbe venuto il desiderato


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dalle genti, e che avrebbe riempiuto quel tempio di gloria: Et implebo domum istam gloria. Or questa gloria non poté consistere nella grandezza o nella ricchezza di questo secondo tempio: poiché in ciò questo secondo fu molto minore del primo; in modo tale che quando cominciò a fabbricarsi il nuovo tempio, i vecchi che sapeano l'antico, piangeano: Seniores qui viderant templum prius, cum fundatum esset et hoc templum in oculis eorum, flebant voce magna1. Sicché la gloria di questo secondo tempio altro non potea essere, che l'onore che gli apportò il Messia colla sua presenza. E questo fu comun sentimento anche de' giudei, come scrisse il rabbino Akiba e il rabbino Salomon ec., e si legge anche nel lor Talmude2 che il Messia colla sua persona doveva onorare questo nuovo tempio. E perciò allora vi furono più falsi Cristi; Erode, Dositeo, Teoda ec.; tanto si teneva per certo che in quel tempo aspettavasi il Messia. Ciò si confermò da quel che dissero gli stessi giudei a nostro Signore: Quadraginta sex annis aedificatum est templum hoc, et tu in tribus diebus excitabis illud3? Il tempio fu terminato nel sesto anno di Dario; indi scorsero 21 anni da Dario sino ad Erode, che ampliò il tempio nell'anno 18 del suo regno sino ad Archelao, che importò lo spazio di altri 25 anni in circa, e così si avverò il computo degli anni 46.

 

22. Oltreché Aggeo stesso dichiarò per parte di Dio che non l'oro, né l'argento (meum est aurum, et meum est argentum, volendo con ciò significare ch'egli era il Signore del tutto) ma la venuta del desiderato, che altri non potea pensarsi che il Messia, e la pace promessa da lui da darsi in questo secondo tempio, doveano renderlo più glorioso del primo: Veniet desideratus cunctis gentibus. Magna erit gloria domus istius novissimae plusquam primae. Et in loco isto dabo pacem. È vero che Dio anche abitò nel primo tempio: Et maiestas Domini implevit domum Dei4. Ma nel primo il Signore abitò sotto figura caliginosa: Dominus pollicitus est ut habitaret in caligine5. Nel secondo però venne visibilmente in propria persona a dar pace al mondo, giusta quel che avea predetto Isaia: Revelabitur gloria Domini, et videbit omnis caro quod os Domini locutum est. Ego ipse qui loquebar, ecce adsum6. E perciò, come riflette s. Agostino, gli ebrei dopo Aggeo e Malachia non ebbero altro profeta, accioché prima di Gesù Cristo non si prendesse alcun altro per il desiderato dalle genti. E qual mai fu questa pace promessa, se non Gesù medesimo, che ottenne al genere umano la riconciliazione con Dio? Ipse enim est pax nostra: qui fecit utraque unum7.

 

23. Di più dice Dio per Aggeo che tra breve avrebbe scosso il cielo e la terra: Adhuc unum modicum est, et ego commovebo coelum et terram etc. Questa commozione si avverò per mezzo di Gesù Cristo: fu commosso il cielo, poiché cessò l'antica legge; e fu commossa la terra, perché si vide la conversione in tutti i popoli del mondo. Ma se altra prova non vi fosse a dimostrare che sia già venuto il Messia, basterebbe sol questa. Dice la profezia che quella commozione e quella gloria del tempio doveano avvenire una volta e tra breve, prima della distruzione del tempio: Adhuc unum modicum est. Or vediamo che questo tempio da diciassette secoli è già distrutto; dunque bisogna confessare che la profezia è già compita, ed il Messia è già venuto.

 

24. A questa di Aggeo si unisce la profezia di Malachia, la quale fu conforme a quella di Aggeo: Ecce ego mitto angelum meum, et praeparabit viam ante faciem meam: et statim veniet ad templum suum dominator, quem vos quaeritis, et angelus testamenti, quem vos vultis. Ecce venit, dicit Dominus exercituum8. Dimandiamo ora agli ebrei: qual signore essi cercavano? E qual angelo attendeano autore del testamento


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o sia dell'alleanza promessa? Qui distingue il profeta l'angelo precursore che dovea preparare la via a conoscere il Messia dall'angelo dominatore, cioè lo stesso Messia, autore del testamento, che dovea venire al tempio suo; veniet ad templum suum, colla quale parola suum si dichiara la di lui divinità. Questo tempio non era certamente altro che quello di Gerusalemme; giacché Malachia (come scrive s. Girolamo1) viveva in tempo del secondo tempio. Qui ritorna per tanto lo stesso argomento di Aggeo. Il Messia doveva venire al tempio suo: ma questo tempio è già da 1700. anni distrutto: dunque il Messia è già venuto. Tanto più che, come predisse Malachia, all'angelo precursore dovea subito succedere l'angelo dominatore: Mitto angelum meum, et praeparabit viam... et statim veniet ad templum suum dominator etc. Se dunque è già venuto il precursore, necessariamente ancora ha dovuto esser venuto il Messia. Indi avvenne che Zaccaria padre del Battista predisse al figlio quelle gran parole: Et tu puer propheta altissimi vocaberis; praeibis enim ante faciem Domini parare vias eius2. Ed indi Giovanni, dopo aver predicata la penitenza, nella prima volta che vide Gesù Cristo, l'annunziò al popolo con quelle parole: Ecce agnus Dei, ecce qui tollit peccatum mundi3.

 

25. Intorno poi al Messia vi furono molte altre profezie più particolari. Fu predetto che doveva nascere da una vergine: Ecce virgo concipiet et pariet filium, et vocabitur nomen eius Emmanuel4. Fu anche predetto il luogo della nascita: Et tu Bethlehem Ephrata parvulus es in millibus Iuda: ex te mihi egredietur qui sit dominator in Israel; et egressus eius ab initio et a diebus aeternitatis5. Ecco il Messia prenunziato chiaramente per Dio; mentre si dice ch'egli è stato sin dall'eternità. Fu anche predetta l'adorazione de' Magi: Reges Arabum et Saba dona adducent. Et adorabunt eum omnes reges6. Fu predetto il precursore che doveva uscire dal deserto: Vox clamantis in deserto; Parate viam Domini7. Fu predetta la vendita di Giuda: Et appenderunt mercedem meam triginta argenteos8. Le altre profezie poi circa la passione di Gesù Cristo si addurranno appresso.

 




4 1. Esdr. 3. 6. et 8.

5 Aggaei 2. 7.

6 Aggaei 2. 7.

1 1. Esdr. 3. 12. et 13.

2 C. ult. de Sinhedr.

3 Io. 2. 20.

4 2. Par. 6. 7.

5 2. Ibid. 6. 1.

6 Isa 40. 5.

7 Ephes. 2. 13.

8 Mal. 3. 1.

1 Proae. comment. in Malach.

2 Luc. 1. 76.

3 Io. 1. 29.

4 Isa. 7. 14.

5 Micheae 5. 2.

6 Ps. 71. 10. et 11.

7 Isa. 40. 3.

8 Zach. 11. 12. - In s. Matteo 27. 9. in vece di Zaccaria sta citato Geremia; ma s. Girolamo, Ruperto, Baronio ed altri giudicano essere stato questo errore de' libraj. Se pur non volesse taluno dire con Origene e Tertulliano che un tempo stava lo stesso passo in Geremia, e che poi vi è mancato, o è stato cancellato da' giudei. E s. Girolamo narra che un certo ebreo gli dimostrò un libro antico, ove il detto passo stava in Geremia.




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