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S. Alfonso Maria de Liguori
Verità della Fede

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§. 1. Figure dell'antica legge ch'esprimevano questa morte del Messia.

 

7. Espressero già tanti secoli prima la morte di Gesù Cristo le tante figure premesse nell'antica legge, affinché gli uomini aspettassero con ansia questo gran sacrificio, che dovea recare a tutti la salute. Speciale fu la figura del testamento suggellato col sangue degli animali. La cerimonia fu questa: Mosè prese mezza parte del sangue dell'animale destinato per vittima, e la sparse sopra l'altare e sopra i dodici mucchi di pietre, che rappresentavano le dodici tribù d'Israele, dicendo: Hic est sanguis foederis, quod pepigit Dominus vobiscum super cunctis sermonibus his3. Questo, disse, è il sangue del patto fatto da Dio con voi sopra tutte le cose stabilite in questo volume. Ora in quel volume vi erano promesse e minaccie. Il popolo promettea l'ubbidienza a tutte le cose ordinate da Dio: Omnia quae locutus est Dominus, faciemus, et erimus obedientes4. All'incontro il Signore con tal cerimonia preparava per mezzo del sangue del venturo Messia la remissione de' peccati e il rimedio alle infermità del popolo. E per ciò scrive l'apostolo che Mosè ipsum quoque librum et omnes populum aspersit, dicens: Hic sanguis testamenti, quod mandavit ad vos Deus... Et omnia pene in sanguine secundum legem mundantur, et sine sanguinis effusionem non fit remissio5.

 

8. Le promesse e le minaccie nell'antica legge erano di beni e mali temporali, ma tutte adombravano le promesse e le minaccie eterne, espresse nella legge nuova; e per tanto soggiunge s. Paolo: Necesse est ergo exemplaria quidem coelestium his mundari, ipsa autem coelestia melioribus hostiis, quam istis6. Con quelle carnali e legali vittime bisognava che fossero mondati gli esemplari delle cose celesti, cioè del tabernacolo e del testamento e di tutte le cose che in quello si conteneano, le quali erano esemplari, cioè figure della chiesa di Cristo e del nuovo testamento: e perciò l'apostolo le chiama celesti per ragion della celeste vittima ed eredità promessa nella nuova legge: e tutto poi dovea mondarsi melioribus hostiis, cioè colla carne e col sangue di Gesù Cristo, che fu offerto un giorno sulla croce, ed ogni giorno si offerisce nell'eucaristia. E si noti che lo stesso volume della legge aspergeasi di sangue; con che significavasi il valore del sangue di Gesù Cristo, che solo può santificare le nostre buone opere, altrimenti senza i meriti di questo divino agnello elle non potrebbero esser meritorie di vita eterna.

 

9. Fu anche figura del sacrificio offerto da Gesù Cristo sulla croce il serpente di bronzo. Tumultuando il popolo ebreo contro Mosè e contro lo stesso


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Dio, fu già castigato colla morte di molti per mezzo di certi serpi infocati, che mordendo uccideano. Ma, interponendosi poi Mosè, il Signore ordinò che sopra d'un legno fosse affisso un serpente di bronzo, affinché i morsicati guardandolo restassero guariti1. È chiaro che questo serpente fu figura di Gesù Cristo, che prese la figura di peccatore, ma immune dal peccato, e colla sua morte recò a noi il rimedio per non morire. Onde chi lo guarda colla fede e coll'amore sacrificato sulla croce, ben trova la sua salute. Sicut Moyses exaltavit serpentem in deserto, ita exaltari oportet Filium hominis, ut omnis qui credit in ipsum, non pereat, sed habeat vitam aeternam2.

 

10. L'altra figura era quel sacrificio che si faceva in espiazione de' peccati quando il delitto era pubblico a rispetto del sacerdote, o era generale di tutto il popolo. Allora il sacerdote sacrificante insieme cogli anziani del popolo metteano le mani sul capo della vittima che dovea essere offerta in loro nome. Il sacerdote, intingendo il dito nel sangue di quella, ne spruzzava sette volte il velo, che stava avanti il Sancta Sanctorum sempre calato3. L'imposizione delle mani significava che tutti gli astanti erano degni della morte, e pregavano Dio che trasferisse in quella vittima la pena da loro meritata. Il sacerdote poi intanto non penetrava di dal velo nel santuario, contenendosi in solamente spruzzar le stille di quel sangue contro del velo, in quanto ciò significava che Dio non potea placarsi col sangue di quella vittima, e che per tal mezzo altro loro non si promettea che la speranza d'una remissione futura per mezzo d'un sangue più salutare e d'un sacerdote più santo.

 

11. L'altra figura fu del Capro emissario. Nel giorno dell'espiazione generale ai dieci del settimo mese, chiamato Tisri, tutto il popolo ebreo si accusava con afflizione pubblicamente colpevole a nome suo e di tutti i suoi padri dal principio del mondo; ed era delitto di morte il non essere a parte di tale afflizione, secondo la legge: Omnis anima, quae afflicta non fuerit die hac, peribit de populis suis4. Uno de' sacrificj che si facea per questa penitenza, era il prender un irco, chiamato irco, o sia capro emissario, sulla testa del quale il sommo pontefice imponea le mani in nome di tutto il popolo, e tenendole così stese, si accusava di tutti i peccati d'Israele, cercando a Dio la grazia d'imputarli a quell'animale abbandonato all'ira divina; e dopo ciò mandava quell'irco a perdersi in un deserto, caricandolo prima di tutti gli anatemi che il popolo meritava5. Ecco come quel capro figurava Gesù Cristo, il quale, benché innocente, dovea per li nostri peccati esser caricato di obbrobrj e maledizioni (factus pro nobis maledictum6) per ottenere agli uomini la benedizione, in vece della maledizione da essi meritata.

 




3 Exod. 24. 8.

4 Ibid. v. 7.

5 Hebr. 9. 19. et 22.

6 Hebr. 9. 23.

1 Num. 21. 8.

2 Ioan. 3. 14.

3 Levit. 4. 5.

4 Levit. 23. 29.

5 Lev. 16. 5.

6 Gal. 3. 13.




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