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S. Alfonso Maria de Liguori
Via della salute

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IL PECCATO DISONORA DIO

 

"Per praevaricationem legis Deum inhonoras" (Rom. 2. 23). Il peccatore quando sta deliberando di dare o negare il consenso al peccato, allora1 per così dire prende in mano la bilancia e si mette a vedere, se vale più la grazia di Dio, o quello sfogo d'ira, quell'interesse, quel diletto. Quando poi il consenso alla tentazione, allora che fa? allora dice che vale più quel misero piacere, che non vale la grazia di Dio. Ecco dunque com'egli disonora Dio, dichiarando col suo consenso che vale più quel misero piacere, che non vale l'amicizia divina.

Così dunque, mio Dio, tante volte io v'ho disonorato, posponendovi a'2 miei miserabili gusti.

 

Di ciò si lamenta il Signore: "Violabant me propter pugillum hordei, et fragmen panis" (Ez. 13. 19).3 Se il peccatore4 cambiasse Dio per un tesoro di gemme, per un regno, pure farebbe5 un gran male, perché Dio vale infinitamente più che tutti i tesori e regni6 della terra. Ma perché tanti lo cambiano? per un fumo, per un poco di terra, per un piacere avvelenato, che appena avuto sparisce.

Ah mio Dio, e come tante volte io ho potuto aver l'animo per beni così vili di disprezzare voi, che m'avete7 tanto amato? Ma guardate, mio Redentore, che ora v'amo sopra ogni cosa, e perché v'amo, sento più pena d'aver perduto voi, mio Dio, che s'io avessi perduti tutti i miei beni ed anche la vita. Perdonatemi per pietà. Io non voglio vedermi più in disgrazia vostra. Fatemi prima morire, ch'io di nuovo abbia ad offendervi.


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"Deus quis similis tibi?" (Psal. 34. 10).8 E qual bene mai, o mio Dio, può paragonarsi a voi, bene infinito? Ma come poi ho potuto io voltar le spalle a voi, per abbracciarmi con beni così vili, che mi presentava il peccato!

Ah Gesù mio, il sangue vostro è la speranza mia. Voi avete promesso di esaudir chi vi prega. Io non vi domando beni di terra, vi domando il perdono di tutte l'offese che v'ho fatte, di cui mi pento sopra ogni male. Vi domando la perseveranza nella grazia vostra sino alla morte. Vi domando il dono del vostro santo amore; l'anima mia si è innamorata della vostra bontà; Signor mio, esauditemi. Fate ch'io v'ami sempre in questa vita e nell'altra, e poi disponete di me come vi piace: Signor mio ed unico mio bene, deh non permettete ch'io vi perda più.

Maria Madre di Dio, esauditemi ancora voi; impetratemi ch'io sempre sia di Dio, e Dio sia sempre mio.

 




1 [10.] allora) all'ora NS.

2 [17.] a') ai B B1 B2. 

3 [19.] Ez., 13, 19: «Et violabant me ad populum meum propter pugillum hordei et fragmen panis, ut interficerent animas».

4 [19.] peccatore) peccato NS: errore tipografico.

5 [20.] farebbe) sarebbe B B1 B2 (variante erronea seguita anche nelle moderne edizioni Marietti).

6 [21.] e regni) e i regni B2.

7 [25.] m'avete) mi avete B B1 B2. 

8 [1.] Cfr. Ps., 34, 10.




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