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S. Alfonso Maria de Liguori
Via della salute

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IL PECCATO È UN DISPREZZO, CHE SI FA A DIO

 

Ecco come lo stesso Dio lo dichiara, e ne fa espressi lamenti: "Filios enutrivi, et exaltavi, ipsi autem spreverunt me" (Isa. I. 2). Io ho sollevato i miei figli, gli ho conservati e nutriti; ma essi con barbara ingratitudine mi hanno disprezzato. Ma chi è questo Dio, che da quest'uomini è disprezzato? è il Creatore del cielo e della terra: è un bene infinito, un Signore così grande, che a suo confronto tutti gli uomini e tutti gli angeli sono come una stilla d'acqua ed un acino d'arena, "quasi stilla situlae, pulvis exiguus" (Isa. 40. 15).1 In somma tutte le creature innanzi alla sua infinita grandezza sono così poco, come non fossero: "Omnes gentes quasi non sint sic sunt coram eo". (Oseae 5).2


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Ecco mio Dio a' piedi vostri il temerario, che ha avuto l'ardire di disprezzare voi, infinita maestà. Ma siccome voi siete maestà infinita, vosì ancora siete misericordia infinita. V'amo, Signor mio, e perché v'amo, mi pento d'avervi offeso, abbiate di me pietà.

 

Ah mio Dio, e chi son io che v'ho3 disprezzato! un povero verme che niente posso ed altro non ho, se non quello che voi m'avete dato per vostra bontà. Voi m'avete data l'anima, il corpo, l'uso della ragione e tanti beni in questa terra; ed io di tutto mi son servito per offender voi, mio benefattore. Che più?4 nello stesso tempo che da voi m'era conservata la vita, acciocché io5 non cadessi nell'inferno che meritava, io seguitava a maltrattarvi. Ah mio Salvatore, e come avete avuto tanta pazienza con me! Misero me, quante notti ho dormito in disgrazia vostra. Ma voi non volete ch'io mi disperi. Sì, Gesù mio, io spero alla6 vostra passione che mi darete forza di mutar vita. Non sia perduto per me quel sangue, che per amore7 mio avete sparso con tanto dolore.

 

Ma oh Dio, che ho fatto! Voi, mio Redentore avete tanto stimata l'anima mia che ci avete speso il sangue per non vederla perduta,8 ed io ho voluto perderla per niente, per un capriccio, per uno sfogo di rabbia, per un misero diletto, con disprezzare la vostra grazia e 'l vostro amore! Ah che se la fede non m'insegnasse che voi avete promesso di perdonare chi si pente d'avervi offeso, io non avrei ardire di cercarvi perdono. Bacio, o mio Salvatore, le vostre sagre piaghe, e per amore di queste piaghe vi prego a scordarvi delle ingiurie che v'ho fatte. Voi avete detto che se il peccatore si pente, volete scordarvi di tutte le sue ingratitudini: "Si quis egerit poenitentiam, omnium iniquitatum eius non recordabor".9 Io mi pento sopra ogni male di avervi disprezzato, o sommo bene; su perdonatemi, come avete promesso, e perdonatemi presto. Io ora v'amo più di me stesso, non voglio vedermi più in disgrazia vostra.

O Maria, rifugio de' peccatori, soccorrete un peccatore, che a voi si raccomanda.

 




1 [28.] Cfr. Is., 40, 15.

2 [31.] Is., 40, 17.

3 [5.] v'ho) vi ho B B1 B2.

4 [9.] Che più?) Che più nello V; che più: ND B B1 B2.

5 [10.] acciocch'io) acciocché io B B1 B2.

6 [14.] alla) nella B B1 B2.

7 [15.] amore) amor B1 B2.

8 [18-19.] vederla perduta, ed io ho voluto perderla per niente) om. NS.

9 [27.] Ez., 18, 21-22: «Si autem impius egerit poenitentiam ab omnibus peccatis suis, quae operatus est…: vita vivet, et non morietur. Omnium iniquitatum eius, quas operatus est, non recordabor».




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