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S. Alfonso Maria de Liguori
Via della salute

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DEL NUMERO DE' PECCATI

 

È sentenza1 di S. Basilio, S. Girolamo, S. Ambrogio, S. Agostino e d'altri che siccome Iddio tiene determinato per ciascun uomo il numero


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de' gradi di talento, di beni di fortuna, de' giorni di vita, che vuol dargli; così ancora tiene determinato per ciascuno il numero de peccati, che vuol perdonargli: compito il quale, mette mano a' castighi e più non perdona. Ecco come parla S. Agostino:2 "Tamdiu unumquemque a Dei patientia sustineri, quo consummato nullam illi veniam reservari" (De vita Christia. Cap. 3). Ciascuno è tollerato dalla pazienza di Dio sino a certa misura, ma finita questa, non v'è più per lui perdono.

Mio Dio, già vedo che troppo io ho strapazzato per lo passato la vostra pazienza; ma ora vedo che non mi avete abbandonato ancora, mentre ho dolore di avervi offeso, e questo dolore è segno che voi ancora mi amate. Dio mio, non voglio darvi più disgusto, per pietà non mi abbandonate.

 

"Exspectat Deus patienter, ut cum iudicii dies advenerit, eos in plenitudine peccatorum puniat" (2. Mach. 6. 14).3 Sicché Dio ha pazienza ed aspetta il peccatore, ma quando arriva il giorno, in cui si compisce la misura de' suoi peccati, allora più non aspetta e castiga.

Ah Signore, aspettatemi, non mi abbandonate ancora, ch'io spero colla grazia vostra di non isdegnarvi più. Mi pento, o bontà infinita, di avervi offesa; vi prometto di non tradirvi più. Ora stimo più l'amicizia vostra, che tutti i beni del mondo.

 

Noi pecchiamo e non badiamo al peso, che sempre accresciamo de' nostri peccati; ma tremiamo che non ci avvenga quel che avvenne al re Baldassarre, a cui fu detto: "Appensus es in statera, et inventus es minus habens". (Dan. 5, 27). Che ti dice il demonio? che tanto


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son dieci, quanto undici peccati? No, il nemico t'inganna; quell'uno peccato di più accresce peso e farà calare la bilancia della divina giustizia; e sarai condannato all'inferno. Se non vivi, fratello mio, con questo timore che ad un altro peccato mortale che aggiungerai a' peccati fatti, Dio non ti userà più misericordia, se non tremi a questo pensiero, facilmente ti perderai. No, mio Dio, troppo voi mi avete sofferto, non voglio maltrattare più la vostra bontà. Vi ringrazio che m'avete aspettato sinora. Basta quante volte vi ho perduto, io non voglio perdervi più. Ma giacché non mi avete abbandonato ancora, fatevi da me trovare. Io vi amo, Dio mio, e mi pento con tutto il cuore d'avervi voltate le spalle. No, che non voglio perdervi più. Aiutatemi colla vostra grazia.

E voi, mia regina e madre Maria, soccorretemi colla vostra intercessione.

 




1 [31-32.] Forse da SAINT-JURE, Erario della vita cristiana e religiosa, p. IV, c. 9, sez. 3; Venezia 1737, 499 ss. Per la dibattuta questione del numero o misura dei peccati rimandiamo al vol. IX (Apparecchio alla morte), 175-76. Sant'Alfonso, insigne e mite moralista, con saggio accorgimento pastorale soleva predicare prima del peccato la misura delle grazie e dopo annunziava ai peccatori l'infinita misericordia di Dio, tenendo una tattica opposta a quella del demonio, che prima della colpa suggerisce confidenza e indi spinge alla disperazione. Mai però pretese di costruire una teoria che rifiuta ogni grazia ai peccatori dopo un certo numero d'iniquità; anzi combatté tale sistema, presentandosi l'occasione, per creare un clima spirituale di fiducia filiale nel cuore paterno di Dio. A torto gli hanno attribuito norme che non sono uscite dalla sua penna: vedi O. GREGORIO, Il calcolo dei dannati in Divinitas, 2 (Roma 1963) 387-92.

2 [4.] Ps. AUGUSTINUS, De vita christiana, c. 3; PL 40, 1035: «Hoc... sentire nos convenit: tamdiu unumquemque Dei patientia sustentari, quamdiu nondum peccatorum suorum terminum finemque replevit: quo consummato tum illico percuti, nec illi iam veniam ullam reservari». Lo scritto, che trovasi attribuito anche a FASTIDIUS, ep. Britannorum, PL 50, 388, appartiene a Pelagio (cfr. Glorieux, 29). 

3 [14.] II Macch., 6, 14: «Non enim, sicut in aliis nationibus, Dominus patienter exspectat, ut eas, cum iudicii dies advenerit, in plenitudine peccatorum puniat».




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