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S. Alfonso Maria de Liguori
Via della salute

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GESÙ UOMO DE' DOLORI

 

Così il profeta Isaia chiamò il nostro Redentore, "Virum dolorum",1 Uomo de' dolori; sì, perché tutta la vita di Gesu-Cristo fu vita di dolori. Egli si aveva addossati tutti i nostri debiti; è vero che essendo Uomo e Dio, bastava una semplice sua preghiera a pagare per tutti i peccati del mondo, ma il nostro Salvatore volle rigorosamente soddisfare la divina giustizia, e perciò si elesse una vita piena di disprezzi e di dolori, contentandosi per amore degli uomini d'esser trattato come l'ultimo e 'l più vile tra gli uomini, come anche già lo previde Isaia: "Vidimus eum... despectum, et novissimum virorum".

Gesù mio disprezzato, voi co' vostri disprezzi avete pagati i disprezzi da me fatti a voi stesso. Oh fossi morto prima, e non vi avessi mai offeso.

 

Oh Dio, chi mai tra gli uomini è stato così afflitto e tribolato, come il nostro amantissimo Redentore! Qualunque uomo per tribolato che sia in questa terra, pur riceve da quando in quando i suoi sollievi e le sue consolazioni. Così il nostro pietoso Iddio tratta le sue creature, benché ingrate e ribelli. Ma non volle trattar così il suo Figlio diletto; la vita di Gesu-Cristo in questo mondo non solo fu la vita più tribolata, ma fu sempre tribolata dal principio sino alla morte, priva d'ogni consolazione e d'ogni sollievo. In somma egli nacque solo per patire, e per esser l'Uomo de' dolori.


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Ah Gesù mio, infelice chi non v'ama, o v'ama poco, avendo voi così amati noi miseri vermi, che v'abbiamo offeso. Deh datemi forza d'oggi innanzi per non amare altri che voi, che solo meritate d'essere amato.

 

In oltre gli uomini soffrono le loro afflizioni, ma nel solo tempo che le patiscono, poiché non sanno quelle, che lor hanno da sopravvenire. Gesu-Cristo però, avendo egli come Dio la cognizione di tutte le cose future, patì in ogni momento della sua vita, non solamente le pene che attualmente l'affliggeano, ma tutte l'altre ancora che gli soprastavano; e specialmente gli strazi della sua dolorosissima passione, avendo sempre avanti gli occhi la flagellazione, la coronazione di spine, la crocifissione e la sua morte così amara con tutti i dolori e desolazioni che l'accompagnarono.

Avea ragione, Gesù mio, S. Maria Maddalena de' Pazzi2 di chiamarvi "Pazzo d'amore". E perché patire tanto per me, che vi ho tanto offeso? Deh ora accettatemi ad amarvi, che d'oggi avanti non voglio amare altro che voi. Amor mio ed ogni mio bene, accettatemi e datemi forza. Io voglio farmi santo, solo per darvi gusto; voi mi volete tutto per voi, ed io voglio esser tutto vostro.

O Maria, voi siete la speranza mia.

 




1 [11.] Is., 53, 2-3: «Vidimus eum et non erat aspectus, et desideravimus eum: despectum et novissimum virorum, virum dolorum».

2 [14.] V. PUCCINI, Vita della veneranda suor M. Maddalena de' Pazzi, l. I, c. II; Firenze 1611, 18: «In questi eccessi amorosi pigliava in mano un Crocifisso. Poi rivolta alle sorelle che la seguitavano, soggiugneva: Non sapete voi care sorelle che il mio Giesù altro non è che amore? Anzi pazzo d'amore. Pazzo d'amore dico che sei, o Giesù mio, e sempre lo dirò».




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