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S. Alfonso Maria de Liguori
Via della salute

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PAZZIA DI CHI NON ATTENDE A SALVARSI L'ANIMA

 

"A che serve, dice il Signore, guadagnarsi tutto il mondo, e poi patire la perdita dell'anima sua?"1 Quanti ricchi, quanti nobili, quanti monarchi ora stanno all'inferno. Che mai or si ritrovano delle loro ricchezze ed onori, se non rimorsi e rancori, che gli rodono e roderanno il cuore per tutta l'eternità!


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Ah mio Dio, datemi luce e datemi aiuto. Io non voglio vedermi più privo della vostra grazia. Abbiate pietà d'un peccatore che vi vuole amare.

 

Che cosa è questa? scrive Salviano,2 credono gli uomini esservi morte, giudizio, inferno ed eternità, e poi vivono senza temerli! "Quid si futura credunt, futura non timent"! Si crede l'inferno, e pure tanti vanno all'inferno! Ma oh Dio, che queste verità si credono, ma poi non ci si pensa, e perciò tanti si perdono.

Oimè che fra questi pazzi, mio Dio, sono stato ancor io. Ben io sapeva che coll'offendervi perdeva la vostra amicizia, e mi scriveva io stesso la condanna all'inferno, e pure l'ho fatto. "Ne proiicias me a facie tua".3 Conosco il male che ho fatto in disprezzarvi, mio Dio, e me n'affliggo con tutta l'anima; deh non mi discacciate dalla vostra faccia.

 

"E poi? e poi?" Oh che forza ebbero queste due parole col P. Francesco Zazzera dettegli da S. Filippo Neri,4 per fargli lasciare il mondo e darsi tutto a Dio! "Utinam saperent, et intelligerent, et novissima providerent!" (Deut. 32. 29). Oh se tutti pensassero alla morte, in cui tutto si ha da lasciare: al giudizio, in cui di tutto si ha da render conto: all'eternità felice o infelice, che a ciascuno ha da toccare! Se tutti, dico provvedessero a quest'ultimi affari della lor vita, niuno certamente si dannerebbe. Si pensa solo al presente, e così si sgarra la salute eterna.

Vi ringrazio, mio Dio, della pazienza, che avete avuto con me, e del lume che ora mi date. Vedo che se io mi sono scordato di voi, voi non vi siete scordato di me. Mi pento, o sommo bene, di avervi voltate le spalle, ed oggi risolvo di darmi tutto a voi. E che aspetto? aspetto forse che voi m'abbandonate,5 e che la morte mi trovi così misero ed ingrato, come sinora vi sono stato? No, mio Dio, io non vi voglio dare più disgusto, e vi voglio amare. V'amo, bontà


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infinita; datemi la santa perseveranza e 'l vostro amore, e niente più vi domando.

O Maria, o rifugio de' peccatori, intercedete per me.

 




1 [22.] Matth., 16, 26: «Quid enim prodest homini, si mundum universum lucretur, animae vero suae detrimentum patiatur?» Vedi anche Luc., 9, 25 e Marc., 8, 36.



2 [4.] SALVIANUS, Adversus avaritiam, l. III, c. 15; PL 53, 220: «Sed abhorrere hoc videlicet a christiano nomina videtur, ut dicatur futura non credere. Quid ergo causae est, ut si credit quae dixit Deus, non timeat quae minatur Deus? » CSEL 8, 290. A proposito di questo testo vedi la Introduzione del vol. IX, pp. XIV-XV.



3 [11.] Ps., 50, 13.

4 [12.] BACCI, Vita di san Filippo Neri fiorentino, l. II, c. 15, n. 15; Bologna 1686, 150.



5 [28.] abbandonate) abbandoniate B1 B2.




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