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S. Alfonso Maria de Liguori
Via della salute

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GESÙ MUORE PER AMORE DEGLI UOMINI

 

Ed è stato mai possibile che un Dio creatore del tutto abbia voluto morire per amore delle sue creature! E pur è di fede. "Dilexit nos, et tradidit semetipsum pro nobis" (Ephes. 5. 2). Un giorno dunque con istupore del cielo e della natura si vide Gesù, l'Unigenito di Dio, il Signore del mondo morire di puro dolore, giustiziato sopra d'un legno infame, e perché? per amore degli uomini. E si troveranno uomini, che ciò credano1 e non amino questo Dio?

Signore, io l'ho creduto, e non solo non vi ho amato, ma vi ho tanto offeso. Deh perdonatemi e ricordatemi sempre la morte, che avete patita per me, acciocch'io2 non vi offenda più, e sempre v'ami.

 

Non era già necessario per salvare gli uomini che il Figlio di Dio morisse; bastava una sua goccia di sangue, una lagrima, una preghiera, perché essendo questa d'infinito valore, bastava a salvare il mondo e mille mondi.


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Ma voi, Gesù mio, voleste patire assai, per farc'intendere3 il grand'amore4 che ci portate. Vi dice dunque S. Bonaventura,5 ma con più ragione vel dirò io, che tanto v'ho6 offeso: "Deh mio Dio, perché tanto mi avete amato? perché, Signore, perché? chi son io?" Pastore mio divino, ecco io sono la pecorella perduta, che andate cercando. Ingrato io son fuggito da voi, ma giacché voi scordato dell'amarezze che v'ho7 date, mi chiamate al vostro amore, ecco ch'io misero qual sono, ma intenerito a tanta bontà mi abbraccio a' vostri piedi inchiodati. Gesù, amor mio, tesoro mio, io v'amo, e perché v'amo,8 mi pento d'avervi offeso.

 

S. Bernardo9 figuravasi di trovarsi presente, allorché Pilato scrisse la sentenza di morte contra il nostro Salvatore, e compatendolo10 così gli dicea: "Quid fecisti, innocentissime Salvator, quod sic condemnareris?" Voi siete la stessa innocenza, e come ora vi miro condannato a morte, e morte di croce? che delitto mai avete voi commesso? E poi risponde: "Peccatum tuum, amor tuus". Volendo dire: Ah che intendo già il delitto, che voi avete fatto, è stato il troppo amore,


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che ci avete portato; e quest'amore è quello, non già Pilato, che vi condanna a morte.

Caro mio Redentore, in ricordarmi dell'ingiurie che v'ho11 fatte, non tanto mi fa piangere l'inferno che mi ho meritato, quanto l'amore che mi avete portato. Ah mio Dio crocifisso, io da oggi12 innanzi voglio esser tutto vostro, non voglio amare altri che voi. Aiutate la mia debolezza, fate ch'io13 vi sia fedele.

Madre mia Maria, fatemi amare Gesu-Cristo; questa è la sola grazia che da voi14 dimando.

 




1 [22.] credano) credono V NS.

2 [25.] acciocch'io... v'ami) acciocché io... vi ami B B1 B2.

3 [1.] farc'intendere) farci intendere B B1 B2.

4 [2.] grand'amore) grande amore B B1 B2.

5 [2.] Ps. BONAVENTURA, Stimulus amoris, p. I, c. 13; Opera S. Bonaventurae; VII, Lugduni, 1668 206, col. 2: «O bone Iesu, quid fecisti, quid me tantum amasti? Quare Domine, quare? Quare Domine Iesu? Quid sum ego?» L'autore è Fr. IACOBUS, lector mediolanensis: cfr. Opera S. Bonaventurae, VIII, ad Claras Aquas 1898, p. CXI.

6 [3.] v'ho) vi ho B B1 B2.

7 [7.] v'ho) vi ho B B1 B2. ch'io) che io B B1 B2.

8 [9.] v'amo... v'amo) vi amo... vi amo B B1 B2.

9 [11-17.] Da V. CONTENSON, Theol. mentis et cordis, l. X, diss. IV, c. I, spec. 2; VI, Lugduni 1681, 636: «Quid tibi est, o bone Iesu, exclamant Bernardus et Anselmus? Quid fecisti, innocentissime Salvator?... Quod scelus tuum? Quae noxa tua? Quae causa mortis? Mori nos debuimus, et tu solvis? Nos peccavimus, et tu luis?... Quin peccatum tuum amor tuus, noxa tua caritas est; nimis enim nos diligis, qui nos sic diligis». Ps. BERNARDUS, Lamentatio in Passione Christi, n. 3; PL 184, 770: «Quid commisisti, dilectissime puer, ut sic cruciareris? quid fecisti, amantissime iuvenis, ut sic iudicareris? Certe causa doloris tui, causa tuae culpae et tuae offensionis occasio». S. ANSELMUS, Oratio 2; PL 158, 861: «Quid commisisti, dulcissime puer, ut sic iudicareris? quid fecisti, amantissime iuvenis, ut sic tractareris? Quod scelus tuum, quae noxa tua, quae causa mortis, quae occasio tuae damnationis? Ego enim sum tui plaga doloris, tuae culpa occisionis... Ego enim inique egi, tu poena mulctaris! ego facinus admisi, tu ultione plecteris». S. BONAVENTURA, De perfectione vitae ad sorores, c. 7, n. 5; Opera, VIII, ad Claras Aquas 1898, 122 attribuisce il testo predetto a san Bernardo: «Ideo beatus Bernardus dicit: Quid fecisti, dulcissime puer», etc.

10 [12.] compatendolo) comparendo V NS: errore tipografico evidente.

11 [3.] v'ho) vi ho B B1 B2.

12 [5.] da oggi) d'oggi B B1 B2.

13 [7.] ch'io) che io B B1 B2.

14 [9.] da voi) a voi B B1 B2.




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