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S. Alfonso Maria de Liguori
Via della salute

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§. VII. PRATICA PER EVITAR LA TEPIDEZZA

 

Vivono in gran pericolo quell'anime, che non fan conto de' peccati veniali, e si abbandonano alla tepidezza, senza pensiero di liberarsene. Non si parla qui delle colpe veniali commesse per mera fragilità, come parole inutili, disturbi interni, piccole negligenze e simili; si parla delle colpe veniali pienamente volontarie, massimamente se sono abituali. Scrisse S. Teresa:1 "Da peccato avvertito, benché piccolo, il Signore ci liberi". Dicea il P. Alvarez:2 "Quelle piccole maldicenze, avversioni, curiosità colpevoli, impazienze, intemperanze, non uccidono l'anima, ma la rendonodebole, che sopravvenendo poi qualche tentazione grave, non avrà ella forza di resistere, e cadrà". Sicché i peccati veniali deliberati da una parte indeboliscono l'anima, dall'altra parte fan mancare gli aiuti divini; mentr'è giusto che Dio vada scarso con coloro, che vanno scarsi con esso: "Qui parce seminat, parce et metet" (2 Cor. 9. 6). E di ciò più dee temere un'anima, che ha ricevute grazie speciali dal Signore. Maggiormente poi dee temere, se tali colpe sono con qualche attacco di passione, come di ambizione, o di cupidigia, o di avversione, o d'affetto disordinato verso qualche persona. A tali anime ligate da passione avviene non di rado, come a' giuocatori, che facendo molte perdite, all'ultimo dicono: "Vada tutto", e finiscono di perdere quanto hanno. Povera quell'anima, che sta ligata da qualche passione; la passione accieca e non ci fa vedere più quel che facciamo. Veniamo alla pratica di quel che abbiamo da fare, per liberarci dallo stato miserabile della tepidezza.

 

Bisogna per I. aver desiderio risoluto di liberarcene. Il buon desiderio allevia la fatica e forza di camminare innanzi. E persuadiamoci che nella via di Dio chi non cammina innanzi, andrà sempre in dietro; e andrà tanto in dietro, che finalmente cadrà in qualche precipizio.


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Per 2. procuriamo di conoscere il vizio, che ci predomina con attacco, come la collera, l'ambizione, l'affetto disordinato alle persone o alle robe; volontà risoluta, coll'aiuto di Dio, vince tutto. Per 3. bisogna toglier l'occasione, altrimenti tutti i nostri propositi andranno a terra.

Per ultimo bisogna sopra tutto che diffidiamo delle forze proprie, e preghiamo continuamente Dio con confidenza ad aiutarci ne' pericoli, ed a liberarci da quelle tentazioni, colle quali cadressimo in peccato: ciò significa quell'orazione, "Ne nos inducas in tentationem".3 Chi prega, ottiene. "Petite, et accipietis" (Luc. 4. 9).4 È promessa di Dio, non può mancare; e perciò bisogna sempre pregare, sempre pregare; e non finirei mai di ripeterlo, bisogna sempre pregare, bisogna sempre pregare: "Dio mio, aiutami, aiutami presto".

 




1 [7.] S. TERESA, Cammino di perfezione, c. 41; Op. spirit., I, ed. cit., 228: «Ma v'è una certa avvertenza assai pensata, ed un'altra tanto repentina, che facendosi il peccato veniale, ed avvertendosi è quasi tutt'uno, talmente che nol possiamo conoscere; ma da peccato assai avvertito per molto picciolo che sia, Dio ce ne liberi». Cfr. Obras, III, 198.

2 [8.] IACOBUS ALVAREZ, De vita spirituali eiusque perfectione, l. V, p. II, c. 16; Opera, I, Lugduni 1608, col. 1075: «Sunt veluti remissae aegrotatiunculae, quae vitam quidem non dissolvunt, sed ita corpus extenuant ut accedente aliquo gravi morbo, statim corpus, vires non habens resistendi, succumbat. Ita minimae imperfectiones sine fraeno timoris admissae».

3 [8.] Matth., 6, 13. 

4 [9.] Io., 16, 24; «Petite et accipietis, ut gaudium vestrum sit plenum».




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