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S. Alfonso Maria de Liguori
Vita...Suor Teresa Maria de Liguori

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11. Sue tribolazioni interne e sua pazienza.

 

Veniamo alle grandi tribolazioni interne che patì suor Teresa, ed alla pazienza che in quelle dimostrò. Dopo la sua professione per lo spazio d'un anno fu talmente travagliata dagli scrupoli, che diè timore di avervi a perdere il senno e la vita; ma per grazia del Signore restò guarita da tale infermità per mezzo dell'ubbidienza del suo direttore; poiché questi, ben consapevole della di lei innocente coscienza, l'obbligò a tacere i suoi dubbj, ed anche talvolta a comunicarsi prima di ricevere l'assoluzione; e così ella ubbidendo uscì da quella tempesta.

 

Ma appresso glie ne sopravvenne un'altra più fiera e più penosa della prima. Si diede il demonio ad infestarla con orribili tentazioni. Specialmente nell'anno 1722., in tempo del sagro avvento, soffrì tali battaglie di pensieri impuri, tanto da lei abborriti, che le pareva di stare dentro l'inferno; sì che non trovava sollievo né in cella né in chiesa né in qualunque luogo ove si portava. A ciò si aggiunse in quel tempo la pena d'una grande aridità di spirito, con una oscurità di mentenera, che non sentiva più divozione in veruno de' suoi santi esercizj. Guardava le sagre immagini, visitava il ss. sagramento, e le pareva che ivi neppur si ricordasse di Dio. Facea la sua lezione spirituale, e non intendeva ciò che leggesse; ritornava a leggere da capo con più attenzione, e le accadeva lo stesso; prendea un altro libro, e parimente niente comprendeva. Andava al confessionario per conferire col direttore, ma ivi in cambio di trovare sollievo, vi provava maggiori angoscie, parendole che avrebbe dovuto manifestare molte cose, ed all'incontro vedevasi inabilitata a potersi spiegare; onde tutta confusa restava abbandonata nel suo dolore, ed altro non facea che, tacendo, piangere la sua ruina.

 

Il padre spirituale le parlava di Dio, e l'animava alla confidenza; ed a lei sembrava che di quanto quegli le dicea, niente ella ne capisse. Il confessore le faceva fare gli atti per l'assoluzione; ed ella, benché si sforzasse a farli, pareale come cosa certa che non


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li facesse, anzi che più presto facesse atti contrarj, e che ricevendo l'assoluzione, non avesse volontà di riceverla. Ma il direttore, avendola assolta, la mandava a comunicare. Suor Teresa ubbidiva; ma quindi se le aumentavano i suoi spaventi, temendo che tutte le sue comunioni fossero sacrileghe. Inoltre le faceva apprendere il demonio, che in vece di ricevere Gesù Cristo nella sagra particola, ricevesse esso spirito maligno; onde bisognava che ella si facesse una gran forza per non rigettarla. Dove poi si portava, o nel coro o nel confessionale o nel luogo della comunione, il nemico le faceva sentire una puzza intollerabile, acciocché se ne allontanasse; ma con tutto ciò la divota vergine niente lasciava de' suoi soliti esercizj di orazioni, lezioni e comunioni.

 

Di quando in quando per il buon uso fatto l'anima si slanciava a fare atti d'amore verso Dio; ma il demonio le rappresentava allora, che quegli atti eran diretti a lui; onde da quelli la povera suor Teresa in vece di riceverne conforto, ne restava più afflitta. Il direttore poi per liberarla da questa falsa apprensione le imponeva per ubbidienza a replicar più volte appresso di lui queste parole: Dio mio, io v'amo; v'amo, mio Dio. Ed ella ubbidiva; ma ubbidiva tremando per timore di offendere Dio nello stesso tempo che l'amava. Fra tutte queste amarissime pene se ne restava a piangere l'afflitta vergine, ma tutta rassegnata nel divino volere. Domandata pertanto allora dal suo direttore, in mezzo al suo pianto che cosa volesse? rispondeva: Voglio quel che vuole Dio. Ed avendole comandato più volte che avesse pregata la divina Madre a liberarla da quelle peneatroci, e richiesta poi se avesse fatta la preghiera, rispondeva sempre d'essersene dimenticata; segno che Iddio volea specialmente purgarla con quel patimento così amaro.

 

Il maggior suo tormento poi era, che essendo combattuta da una parte da tante tentazioni, e dall'altra vedendosi così desolata, il demonio le rappresentava come cosa certa d'avervi ella peccato con qualche suo segreto consenso, e perciò d'essere stata abbandonata da Dio, senza speranza di potere più ricuperare la sua grazia; e che quanto faceva, ogni cosa era perduta, orazioni, comunioni, officj; perché, sebbene tutto faceva per ubbidienza, nondimeno le pareva che tutto facesse o per rispetto umano, o per l'uso fatto, o pure per una certa compiacenza che in quegli atti virtuosi ritrovava. Così il Signore suol provare nel fuoco delle tribolazioni le sue spose dilette; e così provò la fedeltà di questa umile verginella.

 




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