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S. Alfonso Maria de Liguori
Vittorie dei Martiri

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§. 17. De' ss. Filea e Filoromo.

1. Tra i molti martiri dell'Egitto e della Tebaide sono degni di special lode i ss. Filea e Filoromo per la loro nobiltà e credito che aveano nelle loro patrie, come narra Eusebio. Filoromo godeva una carica considerabile in Alessandria, con cui rendea pubblicamente giustizia. Filea avea altresì amministrate le prime cariche della città di Imuis nell'Egitto. Egli era nato nel paganesimo, ed avea presa moglie, e tenea più figliuoli, ch'erano ancora pagani quando il santo diede la vita per Cristo. Egli si convertì in età già avanzata; ma il Signore lo riempì di tanta virtù, che meritò di essere fatto vescovo di sua patria.

2. Abbiamo una sua lettera, ch'egli, essendo vescovo, scrisse al suo popolo, mentre stava in prigione, ed era vicino a consumare il suo martirio, nella quale fa conoscere lo zelo che avea per il suo gregge, ancorché fosse prossimo alla morte. Ivi procurò di dar coraggio a quei fedeli di soffrir volentieri ogni pena per amore di Gesù Cristo prima che mancare alla fede, adducendo l'esempio di tanti eroi, che, tenendo gli occhi fissi in Dio, andavano con allegrezza incontro alla morte, sapendo che G. Cristo ben sapea confortare i suoi servi sino a far loro conseguire la vita eterna; onde gli esortava a confidare ne' meriti di Gesù Cristo, con tener sempre avanti gli occhi la sua passione e il premio eterno ch'egli promette a chi è costante in confessarlo.

3. Poco dopo ch'ebbe scritta questa lettera, fu condotto dinanzi a Culciano prefetto dell'Egitto, il quale avendo davanti Filea e Filoromo, li esortò di aver pietà di loro stessi ed anche delle loro mogli e dei loro figliuoli. Al che anche si unirono ad indurli molti loro parenti ed amici di Alessandria. Ma tutte queste persuasive niente indebolirono la loro costanza, in modo che stando Filea sul palco, ed interrogato dal prefetto perché non volesse entrare in se stesso e divenir savio, rispose: Io non ho mai perduto il senno. - Dunque, ripigliò Culciano, sacrifica agli dei. Ma a questa proposizione sempre rispose Filea ch'ei non sacrificava a più dei, ma ad un solo Dio. Replicò il prefetto ch'egli dovea sacrificare secondo la sua coscienza, per non vedere il danno di sua moglie e dei suoi figli. Rispose Filea: La coscienza mi obbliga a preferire Dio ad ogni cosa, dicendo la scrittura: Amerai sovra tutte le cose il tuo Dio che ti ha creato. - Quale Dio? disse Culciano; e il santo, stendendo le mani al cielo: Quel Dio che ha creato il cielo e la terra, e sussiste eternamente per tutti i secoli. Culciano passò a domandargli se Cristo era Dio. Rispose Filea: Sì certamente; mentr'egli ha data la vita a' morti, ed ha fatti molti altri miracoli. - Ma come! disse Culciano, un Dio è stato crocifisso? - Sì, replicò Filea, è stato crocifisso per la nostra salute. Egli per noi ha voluto soffrire la morte e tante ingiurie: e tutte queste cose


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erano state predette nelle sante scritture. Che se alcuno vuol chiarirsene, ci si faccia avanti e vedrà la verità. E poi gli disse che la grazia che da lui desiderava, era che si servisse della sua autorità, ed eseguisse gli ordini che avea. Dunque, replicò Culciano, tu vuoi morir così senza cagione? E Filea: Non senza cagione, ma per Dio e per la verità. E Culciano gli disse: Io voglio salvarti la vita a riguardo di tuo fratello. E Filea: Ma io ti prego ad eseguire quel che ti è stato comandato. Culciano: Se io sapessi che fossi povero, non penserei a salvarti; ma perché sei molto ricco, e puoi alimentar molti, voglio liberarti dalla morte; onde ti esorto a sacrificare. Rispose Filea: Io non sacrifico. - Ma vedi come tua moglie ti guarda; e Filea: Gesù Cristo, a cui servo, è il nostro Salvatore, e siccome ha chiamato me, così può chiamare anche lei all'eredità della sua gloria. - Orsù, disse il prefetto, ti do tempo, acciocché pensi meglio a' fatti tuoi. Rispose Filea: Ho già più volte pensato a tutto, ed ho eletto di patire per Cristo. Allora i suoi parenti gli si gettarono a' piedi a pregarlo che avesse compassione della moglie e de' suoi figli; ma il santo, non facendo conto delle loro lagrime, cogli occhi rivolti a Dio dicea che non dovea far conto di altri parenti, che de' santi del paradiso.

4. S. Filoromo, trovandosi presente a questi pianti de' parenti di Filea ed a tante esortazioni del prefetto, alzò la voce e disse: E perché senza frutto tentate di abbattere la costanza di quest'uomo? Perché tanto vi affaticate per rendere infedele uno che vedete esser fedele al suo Dio? Non vedete che le vostre parole e le vostre lagrime niente possono con esso? Lagrime sparse per motivi terreni non possono piegare l'animo di chi tiene solo Dio davanti gli occhi. Tutti gli astanti adirati contro Filoromo dimandarono ch'egli insieme con Filea fosse condannato allo stesso supplicio, onde il giudice volentieri comandò che ambedue fossero decapitati. Allora tutta la turba insieme co' martiri s'incamminarono al luogo della giustizia.

5. Ma nel cammino il fratello di Filea disse ad alta voce che Filea dimandava l'appellazione. Culciano lo fece tornare addietro, e l'interrogò se veramente avesse appellato. Rispose Filea: Io non ho mai appellato, non date orecchio a quel che dice questo miserabile. Io sono molto obbligato a' giudici; poiché per mezzo loro divengo coerede di Gesù Cristo. E ciò detto, Filea si avviò di nuovo al luogo del supplicio, dove giunto con Filoromo, alzò la voce ai cristiani, e disse: Figliuoli miei, chi di voi cerca veramente Dio stia attento a guardarsi da' peccati; giacché il nemico va in giro cercando chi divorare. Non abbiamo ancora patito; ora cominciamo a patire e ad essere discepoli di Gesù Cristo. Siate attenti ad osservare i suoi precetti. Invochiamo sempre il Fattore di tutte le cose, a cui sia gloria in eterno. Finite queste parole, i ministri decapitarono ambedue, e gl'inviarono alla patria celeste; e così terminarono il lor sacrificio questi due eroi.




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