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S. Alfonso Maria de Liguori
Vittorie dei Martiri

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§. 34. Di s. Fruttuoso e compagni.

1. San Fruttuoso fu vescovo di Tarragona nella Spagna. Gli atti del martirio di s. Fruttuoso e suoi compagni presso il Ruinart narrano che,


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essendo imperatori Valeriano e Gallieno nell'anno 259., per ordine di Emiliano presidente della provincia furono arrestati il vescovo Fruttuoso con due suoi diaconi Augurio ed Eulogio. Stavasi ritirato il santo vescovo nella sua camera, quando vennero i soldati a prenderlo. Egli, udendo lo strepito ch'essi faceano, aprì la porta, ed uscì loro incontro in pianelle. I soldati gli dissero che il presidente lo chiamava insieme co' suoi diaconi, cui egli rispose: Eccomi pronto, andiamo; ma se mel permettete mi calzerò. Si calzò, e furono presto condotti tutti tre in prigione.

2. Stettero ivi sei giorni, e poi furono introdotti all'udienza del presidente, il quale rivolto a Fruttuoso gli disse: Hai tu inteso quel che hanno comandato gli imperatori? Rispose il santo: Io non lo so; so bene che son cristiano. Soggiunse Emiliano: Hanno comandato che siano onorati gli dei. E Fruttuoso replicò: Io per me onoro un solo Dio che ha fatto il cielo e la terra. E quegli disse: Ma sai tu che vi sono gli dei? Il santo rispose: Io non lo so. Ed Emiliano: Lo saprai ben presto. E poi soggiunse: A chi mai renderanno gli uomini ossequio, se non adorano gli dei e le immagini degli imperatori? E voltandosi al diacono Augurio, gli disse: Non voler tu dare orecchio alle parole di Fruttuoso. Augurio rispose: Io adoro un Dio onnipotente. Indi Emiliano si voltò ad Eulogio: Forse tu ancora veneri Fruttuoso? E quegli: No, io non venero Fruttuoso, ma venero quello stesso Dio che venera Fruttuoso. Il presidente disse poi a Fruttuoso: Sei tu il vescovo? Il santo rispose: Si, signore, lo sono. Emiliano soggiunse: No, di' meglio, sei stato, ma non lo sei più. E quindi pronunziò contro tutti tre la sentenza, condannandoli alle fiamme.

3. Mentre s. Fruttuoso insieme coi suoi diaconi era condotto all'anfiteatro, ove doveasi eseguir la sentenza, il popolo mosso a compassione del santo vescovo (poiché egli era amato non solo da' fedeli, ma ancora dagli idolatri) per la strada gli presentarono una tazza di liquore soave per dargli vigore, ma egli la ricusò, dicendo che non era anche ora di rompere il digiuno. Giunto il santo all'anfiteatro allegro e tranquillo, se gli fece avanti un suo lettore per nome Augustale, e piangendo lo pregò a permettergli di scalzarlo. S. Fruttuoso gli disse: No, lascia, figliuol mio, ch'io mi scalzi da me, mentre mi vigore la sicurezza delle divine promesse. Scalzato che si fu, un altro fedele presolo per la mano pregollo a ricordarsi di lui con raccomandarlo a Dio. E il santo rispose: È necessario ch'io mi ricordi di tutta la chiesa cattolica dall'oriente all'occidente. Colle quali parole, come osserva s. Agostino, volle significare che pregando per tutta la chiesa, pregava per ciascun fedele in particolare, mentre ciascun fedele partecipa delle orazioni che si fanno per la chiesa.

4. Stando poi il santo per entrare nell'anfiteatro, e vedendosi prossimo a conseguir la corona, alzò la voce, come dicono gli atti, e disse a tutti i cristiani che ivi stavano: Non dubitate che non vi mancherà il pastore, né mai verrà meno l'amore e la promessa del Signore. Quello che ora vedete da me soffrirsi, non è che una leggiera infermità che dura un'ora. Avendo ciò detto entrò co' suoi compagni nelle fiamme; ma il Signore dispose


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che le fiamme non consumassero se non solo i legami, coi quali i santi martiri stavano legati colle mani dietro le spalle; onde, essendo rimasti sciolti, si prostrarono in orazione, alzarono le mani al cielo, e pregarono Iddio che gli avesse fatti consumare dal fuoco, acciocché avesse compimento il loro sacrificio. Il Signore gli esaudì, e spirando andarono a ricevere il premio del loro martirio.

5. Dopo la loro morte volle Dio glorificare i suoi servi, manifestando la loro gloria a due cristiani della famiglia dello stesso presidente, chiamati Babila e Migdonio, i quali nel punto del loro passaggio videro aprirsi il cielo, e che s. Fruttuoso e i suoi diaconi in compagnia in mezzo ad un grande splendore salivano a prender possesso delle loro corone. A quella veduta essi chiamarono Emiliano che venisse a vedere come erano ricevuti nel cielo quei che egli aveva condannati in quel giorno. Andò Emiliano, ma nulla vide, perché non era degno di vederli. Sopraggiunta poi la notte, i fedeli afflitti per la morte del loro pastore, corsero all'anfiteatro con vino per ispegnere il fuoco che ancora ardeva, e prendere le ossa de' santi martiri; e ciascuno ne prese quante potea portarne. Ma il santo vescovo apparve, e comandò loro di restituire ognuno la porzione presa delle ossa, e di seppellirle nel medesimo luogo. O beati martiri, così terminano gli atti di questi santi, che a guisa di oro sono stati provati col fuoco, e poi coronati di una gloria eterna, e di invitano noi a seguitarli! S. Agostino in un sermone fatto nella festa di questi santi, scrive: Questi erano uomini di carne come noi, ed ebbero questa bella sorte: tutti pertanto dobbiamo aspettare da Gesù C. la forza di vincere i nostri nemici, mentre egli supererà per noi tutte le difficoltà che a noi sembrano insuperabili dalla nostra debolezza.




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