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S. Alfonso Maria de Liguori
Vittorie dei Martiri

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§. 42. Di s. Basilio prete.

1. S. Basilio era prete in Galazia nella città di Ancira, ed a tempo di Costanzo imperatore difese fortemente la divinità del Verbo contro gli ariani, e così ritrasse molte persone da quella eresia. Essendo poi morto Costanzo, gli successe nell'imperio Giuliano apostata, il quale si sforzò di rimettere in piedi l'idolatria che allora stava quasi annichilata. S. Basilio si oppose ancora con tutte le sue


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forze contro questa empietà; onde andava per tutti i luoghi di Ancira esortando la gente a guardarsi da questo errore e a disprezzare le promesse di Giuliano, dicendo che l'empio presto verrebbe meno. Con ciò si concitò l'odio degl'idolatri, che si unirono cogli ariani a perseguitarlo; ma egli intrepido in difender la fede di Gesù Cristo, un giorno vedendo alcuni gentili che sacrificavano agli dei, gridando e gemendo, pregò Dio a confondere quei perfidi, acciocché niun cristiano restasse da loro sedotto.

2. Gl'idolatri udendo quella sua preghiera si mossero a furore contro di lui, ed uno di loro nomato Macario gli pose le mani sopra, e gli disse: E chi sei tu che disturbi il popolo, e pretendi distruggere il culto degli dei? - Non son io, rispose Basilio: ma bensì il Dio del cielo che colla sua virtù invisibile distruggerà la vostra falsa religione. Quegl'idolatri accesi di maggior furore lo presero e presentarono a Saturnino governatore della provincia, dicendo: Quest'uomo seduce il popolo, ed ha minacciato di gittare a terra gli altari de' nostri dei. E Saturnino rivolto a lui disse: Chi sei tu che dimostri tanto ardire? Rispose Basilio: Io son cristiano, e di ciò mi vanto sovra ogni altra cosa. - Se dunque sei cristiano, replicò Saturnino, perché non operi da cristiano? E Basilio: Avete ragione, un cristiano dee comparir tale in tutte le sue opere. Saturnino mutò discorso, e riprese a dire: Perché tu sollevi la gente, e bestemmii contro l'imperatore, come seguace di una falsa religione? E Basilio: Io non bestemmio contro l'imperatore, né contro la sua religione; ma dico che in cielo vi è un Signore, che i cristiani riconoscono per unico loro Dio; egli può distruggere in un momento tutto il vostro culto. Allora Saturnino gli dimandò che cosa poteva egli dire contro la religione dell'imperatore. Basilio cominciò a rispondere, ma Saturnino l'interruppe, e disse: Senza tanti discorsi, bisogna ubbidire all'imperatore. E Basilio: Io non ho mancato sinora di ubbidire all'imperatore del cielo. Saturnino: Chi è quest'imperatore del cielo? E Basilio: È quegli che abita ne' cieli e tutto vede; mentre il vostro imperatore comanda solo qui in terra, ed è un uomo come gli altri, che presto è per cadere nelle mani del gran re.

3. Il governatore irritato da tali risposte ordinò che Basilio fosse sospeso in aria, e gli fossero lacerate le coste. S. Basilio in quel tormento ne dava grazie a Dio, e dimandato da Saturnino se volesse arrendersi, disse: Io ho posta tutta la mia confidenza in colui ch'è il vero re, né vi è cosa che possa smuovermi. Il tiranno, vedendo i carnefici stanchi nel tormentarlo, comandò che Basilio fosse condotto in prigione. Per la strada un certo Felice mal cristiano lo consigliò di ubbidire all'imperatore: Vattene, rispose Basilio, o empio; essendo tu involto nelle tenebre de' peccati, come puoi conoscere la verità?

4. Stava allora l'imperator Giuliano a Pesinunte per innalzare la venerazione verso la dea Cibele, creduta madre degli dei. Ivi Saturnino gli parlò di Basilio, e sentendo l'apostata che Basilio era uomo di molto credito, mandò due altri apostati, Elpidio e Pagasio, ad Ancira a vedere se avessero potuto guadagnar


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Basilio. Quando Pagasio andò a parlargli nella prigione, il santo gli rinfacciò: Traditore! e perché hai rinunziato a Gesù Cristo ed alla tua salute? Come, dopo essere stato lavato nelle acque del battesimo, t'imbratti ora nell'idolatria! Come, dopo esserti cibato delle carni di Gesù Cristo, ora siedi alla mensa de' demonj? Eri maestro della verità, ed ora sei fatto maestro di perdizione, e così hai perduto il tesoro dell'anima tua. Che farai quando Dio verrà a giudicarti? E poi rivolgendosi a Dio: Signore, disse, degnatevi di liberarmi da' lacci del demonio. Pagasio allora confuso disse il tutto ad Elpidio, ed ambedue poi lo riferirono al governatore, il quale fece metter di nuovo Basilio all'eculeo; ma il santo sull'eculeo diceva: Empio! tu puoi far quanto vuoi, ch'io non muterò mai sentimento, mentre Gesù Cristo è meco e mi conforta.

5. Indi giunse in Ancira l'imperatore, che fattosi venir Basilio, lo richiese del suo nome; e rispose il santo: Io mi chiamo cristiano; questo è il mio primo nome: gli altri poi mi chiamano Basilio. Ora se io conserverò il nome di cristiano senza macchia, riceverò da Gesù Cristo nel giorno del giudizio una gloria eterna. Giuliano ripigliò e disse: Deh non t'ingannare! Tu credi in colui che fu fatto morire sotto Ponzio Pilato? Rispose Basilio: No, imperatore, io non m'inganno; voi v'ingannate, che colla vostra apostasia avete rinunziato al paradiso. Io per me credo in Gesù Cristo, che voi avete rinnegato, nel mentre ch'egli vi ha collocato in questo trono, donde per altro presto vi sbalzerà, affinché riconosciate la potenza di quel Dio, che voi avete disprezzato. Replicò Giuliano: Tu deliri, o pazzo che sei; non sarà come tu vorresti. E Basilio intrepidamente soggiunse: Voi vi siete scordato di Gesù Cristo, e Gesù Cristo non si ricorderà più di voi. Egli, ch'è l'imperatore di tutti, vi spoglierà dell'autorità che avete, e vi farà spirar l'anima in mezzo a' dolori, e il vostro corpo resterà insepolto. E ciò fra poco ben si avverò.

6. Giuliano stranamente infuriato a tal parlare disse: Io avea pensato di lasciarti andar libero, ma essendo tu giunto a perdermi il rispetto, sino ad ingiuriarmi, perciò comando che ogni giorno ti siano strappati dal corpo sette brani di carne. Il barbaro comando fu posto subito in esecuzione dal conte Frumentino, che n'ebbe l'incumbenza. Il santo tutto soffriva con fortezza, e vedendosi in tutto lacerato, un giorno domandò di parlare all'imperatore. Il conte credette che Basilio vinto dal dolore volesse arrendersi a sacrificare agli dei, ne diede parte a Giuliano, il quale ordinò che gli fosse presentato il santo nel tempio di Esculapio. Stando pertanto Basilio nel tempio, disse all'imperatore che gli stava presente: Signore, dove sono gl'indovini che sogliono starvi a lato? Non vi hanno essi predetto per qual motivo io sia venuto a voi? Rispose Giuliano: Penso che tu sii rientrato in te stesso, e vogli venerare la maestà degli dei. Replicò Basilio: No, io son venuto per farvi intendere che i vostri dei non sono altro che statue cieche e sorde, le quali portano all'inferno chi loro crede. Per me la morte è guadagno, e Gesù è la mia vita e fortezza: in lui credo, e per amore di lui volentieri io patisco.

7. Quanta fu la gloria di Basilio


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presso i cristiani con tal confessione e costanza, altrettanta fu la rabbia di Frumentino in vedersi deluso dalla sua speranza; onde ordinò a' carnefici che prendessero Basilio, e lo sbranassero sino a scoprirgli co' ferri l'ossa ed anche l'interiora. E il santo intanto rivolto a Dio diceva: Siate benedetto, o Signore, che date fortezza a' deboli che in voi sperano. Deh miratemi, e datemi la grazia di compir fedelmente il mio sacrificio, sì che sia fatto degno del vostro regno eterno! L'imperatore nel giorno seguente si partì da Ancira, senza aver voluto ammettere alla sua presenza Frumentino, il quale si fece di nuovo presentar Basilio e gli disse: O uomo il più pazzo fra tutti gli uomini, vuoi arrenderti all'imperatore, o vuoi finire i tuoi giorni miseramente fra i tormenti? E Basilio rispose: E non vi ricordate in quale stato ieri voi riduceste il mio corpo, che cavava le lagrime da ognuno che lo mirava, per la carnificina che ne faceste? Ed ora è piaciuto a Gesù Cristo di renderlo sano, come qui lo vedete. Fatelo sapere al vostro imperatore, acciocché intenda la potenza di quel Dio ch'egli ha lasciato per farsi schiavo del demonio; ma Dio anche lascerà lui e lo farà morire nella sua tirannia. Replicò Frumentino: Pazzo, tu frenetichi; ma se non sacrifichi io ti farò forare tutto il corpo con punte di ferro infuocato sino alle viscere. E il santo disse: Io non ho avuta paura, come sapete, delle minacce dell'imperatore; or pensate se possono spaventarmi le vostre parole.

8. Quantunque vedesse già Frumentino che i tormenti non poteano vincer Basilio, tuttavia fece arroventar quelle punte di ferro, e conficcargliele nella schiena. E il santo in soffrir quest'ultimo acerbo tormento rivolto a Dio disse: Vi ringrazio, Signore, che abbiate tratta dall'inferno l'anima mia. Conservate in me il vostro spirito, sì che, superati i tormenti, io termini la mia vita, e sia fatto erede dell'eterno riposo per le promesse fatte da Gesù Cristo; per cui vi prego a ricevere in pace l'anima mia, confessando sino alla fine il nome di voi, che vivete ne' secoli de' secoli. Amen. E finita questa orazione, il santo, preso come da un dolce sonno, in mezzo alle trafitture di quelle punte roventi spirò placidamente l'anima sua benedetta ai 28. di giugno dell'anno 362. Gli atti del suo martirio si trovano presso il Ruinart.




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