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S. Alfonso Maria de Liguori
Vittorie dei Martiri

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§. 48. Di s. Anastasia.

1. Morto che fu Gallo imperatore nell'anno 244., fu eletto Valeriano, il quale a principio mostrossi favorevole a' cristiani, e per tal cagione nel suo palazzo vi era un gran numero di cristiani. Ma quanta fu la sua dolcezza a principio, altrettanta fu la crudeltà colla quale appresso li perseguitò. Prese con esso una gran confidenza un egizio, ch'era mago; e perché i cristiani col solo segno della croce distruggeano i prestigi de' demonj, pertanto il principe, stimolato dal suo favorito, imprese verso la fine dell'anno 247. l'impegno di annientare la cristiana religione.

2. S. Anastasia era una vergine nata in Roma da genitori cristiani e nobili. La santa verginella era dotata di una gran bellezza: ma ella sin dai


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primi anni dimostrò che non voleva altro sposo che Gesù Cristo; onde menava una vita santa, ed altro non desiderava che di sempre più crescere nel divino amore. Eravi in Roma una casa di vergini consacrate a Dio, governata da un'altra vergine di gran virtù chiamata Sofia; onde tutte viveano con gran perfezione. Fra queste andò a chiudersi Anastasia, ed ivi maggiormente si avanzò nelle virtù. Non lasciò il demonio di tentarla per più vie ad abbandonare la buona vita impresa; ma aiutandosi ella colle operazioni, maggiormente si perfezionò e si strinse con Gesù Cristo.

3. Avendo poi Valeriano fatto pubblicare gli editti contro i cristiani, i suoi ministri correano da per tutto a spiare dove fossero cristiani, per renderli vittime del lor furore. Seppero che in casa di Sofia vi era Anastasia, che colla sua vita esemplare portava nome di santa tra' fedeli: onde un giorno un certo officiale andò con molti soldati al monasterio; aprirono a forza le porte, e da parte del prefetto di Roma chiamato Probo, dimandarono che loro fosse consegnata Anastasia. Avvisata di ciò la buona Sofia, corse a dar animo alla sua discepola, e le disse: Mia figlia, ecco il tempo che lo sposo vi chiama. Andate a sacrificarvi per amore di colui che per voi si sacrificò sulla croce. Siate forte e fatevi conoscere degna di tale sposo. Presa che fu la santa giovane, fu presentata a Probo, il quale ammirando la sua bellezza, le dimandò con dolcezza qual era il suo nome. Rispose la santa: Io mi chiamo Anastasia, ed ho la felicità di esser cristiana. Ripigliò il giudice: Questa qualità di cristiana è cattiva per voi ed oscura i vostri pregi. Io vi consiglio a lasciar questa religione così odiosa. Io attenderò a rendervi felice; ma bisogna che venghiate meco al tempio ad offerire un sacrificio a Giove. Se poi non volete ubbidire, sappiate che vi aspettano tutti i tormenti. Rispose la santa: Tutti questi tormenti io gli aspetto e son pronta a soffrirli per amore del mio Dio. Non mi muovono le vostre promesse né le vostre minacce; quel Dio onnipotente che adoro saprà darmi forza di superarli.

4. A queste parole dette con animo risoluto, il prefetto montò in furia, ed ordinò che Anastasia fosse schiaffeggiata; e ciò fu fatto con tanta violenza, che le restò la faccia coperta di sangue, e così maltrattata fu mandata in prigione. Posta ivi la santa, in vece di mestizia, dimostrò tanta allegrezza, che il tiranno cresciuto nella rabbia, comandò che le fossero colla tortura slogate tutte le membra, e bruciati i fianchi con torce ardenti. Ma lo strazio fu sofferto dalla santa con volto sereno e senza un lamento. Vedendo pertanto il prefetto che la tortura e il fuoco niente la scuotevano, le fece strappar le unghie dalle dita, e spezzare i denti a colpi di martello; ed indi le fece strappar con ferri le mammelle. Ella naturalmente per la violenza di tanti dolori avrebbe dovuto spirare; ma il Signore la confortò fra quelli, in modo ch'ella non faceva altro che benedirlo; e giunta che fu alla carcere, trovossi prodigiosamente guarita da tutte le sue piaghe.

5. Probo informato di ciò, e sapendo inoltre che la santa chiamava i di lui dei, dei di legno, di creta e di metallo, comandò da barbaro qual era che le fosse strappata la lingua


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sin dalle radici. La santa, udendo quell'ordine crudele, si pose a ringraziarne Iddio ed a cantar le sue lodi. L'operazione diede orrore a tutti, e videsi uscir dalla sua bocca un ruscello di sangue, di cui restò tutta bagnata e tinta la sua veste. Sentendosi poi ella mancare in quel tormento, fece segno ad un cristiano chiamato Cirillo, il quale gli stava accanto, che gli avesse dato un poco d'acqua: quegli gliela porse, e per quella carità meritò poi la grazia del martirio. S. Anastasia però, strappata che le fu la lingua, non cessava di benedire il Signore e di domandargli aiuto, affin di compire il suo sacrificio, e perciò spesso alzava le mani al cielo; ma il tiranno, non potendo ciò soffrire, ebbe la crudeltà di farle, dopo tanti tormenti, anche troncar le mani e i piedi, e poi le fece tagliar la testa; onde la santa ebbe la sorte di andare, ornata di tante gemme, quanti erano stati i suoi supplicj, ad unirsi in cielo con Gesù Cristo, per cui avea tanto patito. E nello stesso tempo fu decapitato quel buon cristiano Cirillo che le avea usata quella carità dell'acqua, come di sovra si è detto. Tutto ciò seguì ai 27. o pure 28. di ottobre verso l'anno 249. Narra il Surio che la buona Sofia, avendo intesa la gloriosa morte della sua novizia, procurò di avere il suo corpo, e lo seppellì in un luogo fuori della città coll'aiuto di due persone che vennero allora ad aiutarla in quell'officio di pietà.




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