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S. Alfonso Maria de Liguori
Vittorie dei Martiri

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§. 59. De' martiri e confessori della persecuzione vandalica.

1. Avendo Unerico re de' vandali risoluto di estinguere la fede cattolica nell'Africa, per farvi regnare la setta ariana, esiliò in una sola volta in varj deserti, tra vescovi, preti ed altri ecclesiastici, 4976. persone. Tra questi vi fu il santo vescovo Felice, che per la paralisia non potea né camminareparlare. Alcuni per compassione pregarono il re a lasciarlo morire in Cartagine; ma il re disse: Se non può andare a cavallo, sia attaccato con funi a due buoi che lo strascineranno dove è rilegato. E così ebbero a metterlo a traverso sovra di un mulo come un tronco d'albero, sì che facea compassione a tutti.


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2. Tutti poi questi santi confessori furono consegnati ai mauri, i quali dovevano condurli ai deserti. I due conti, a cui era stata dal re affidata l'esecuzione del barbaro ordine, si persuasero che facilmente avrebbero ridotta ai voleri del principe quella compagnia di miserabili ecclesiastici afflitti da tanti strapazzi. Proposero loro di accomodarsi alla religione del re; ma tutti rigettarono con orrore la loro proposta. Pertanto li chiusero tutti nelle prigioni, ove a principio li trattarono con qualche umanità, permettendo a' cattolici di entrare a servirli nelle carceri e sovvenirli con qualche ristoro; ma di poi li rinserrarono in prigioni più oscure e più anguste, e proibirono affatto che vi entrasse più alcun cristiano; onde i santi confessori si trovarono ridotti dall'angustia delle prigioni a stare accatastati come fascine gli uni sopra degli altri; e perciò si generò in quei luoghi una corruzione e un fetore che era intollerabile. San Vittore Vitense, avendo ottenuto a forza di regali da' mauri d'entrare qualche volta in quelle prigioni per consolare i suoi fratelli, scrive così: Appena entrammo, che cominciammo a trovarci immersi sino alle ginocchia in un lezzo di loto e d'immondezze. Non ostante però tanti maltrattamenti e miserie che pativano gli amanti di Gesù Cristo, sino a morirne molti per gli strazj e per la fame, si mantennero tutti costanti nella santa fede.

3. Venuto poi il tempo di seguitare il viaggio, furon cavati dalle carceri e di nuovo consegnati a' mauri per condurli al luogo del loro esilio. Uscirono da quelle fosse, e benché fossero malmenati da' mauri, ed avessero le vesti ed i volti imbrattati di sterco, tuttavia giubilavano e cantavano quel verso: Questa è la gloria che hanno tutti i suoi santi. Le vie per cui passavano eran piene di cattolici accorsi dalle provincie vicine, e la maggior parte con candele accese per onorare il loro trionfo, e facevano baciare ai loro figli la terra ch'era stata calpestata da' santi martiri. Fra la turba vi erano molti fanciulli che prima servivano le chiese. Essi erano seguiti dalle loro madri, delle quali altre godevano aver figli martiri, altre poi spinte dall'amor carnale persuadevano a' figli di consentire agli ariani; ma niuno di quei fanciulli si lasciò pervertire. Vi fu una madre vecchia che con una mano portava un sacco con alcuni pani, e coll'altra teneva un fanciullo a cui dicea: Corri, figlio mio, corri, non vedi come i santi camminano allegramente per acquistare la corona? Dimandata poi perché dicesse ciò, rispose: Pregate, pregate per me e per questo mio piccolo nipote. Io vengo con questo fanciullo in esilio, acciocché il nemico non lo trovi solo, e lo precipiti all'inferno.

4. Frattanto i mauri spronavano i santi confessori a camminare, per giungere presto ai deserti. I vecchi ed i fanciulli, non potendo arrivare a camminar così presto, li pungevano co' dardi e con colpi di pietre; ma perché essi, quanto più erano strapazzati, più si rendevano impotenti ad affrettare il passo, che fecero? Li legarono pei piedi e gli strascinarono come bestie morte sopra de' sassi e delle spine. Onde gran parte di essi spirarono tra le mani dei barbari; e i più robusti giunsero tutti pesti e lacerati al luogo dell'esilio. Era questo un deserto pieno di serpenti e di


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scorpioni velenosissimi, i quali per altro non recarono alcun nocumento ai santi martiri. Ivi per qualche tempo furono sostentati con orzo, a guisa di bestie; ma di questo alimento di poi anche furon privati. S. Vittore che scrisse questa persecuzione, ed era uno de' vescovi perseguitati, dice che dove i servi di Dio restarono abbandonati da tutti, non lasciò il Signore di sovvenirli.




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