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S. Alfonso Maria de Liguori Apparecchio alla Morte IntraText CT - Lettura del testo |
PUNTO I
Consideriamo la comparsa, l'accusa, l'esame e la sentenza. E parlando prima della comparsa dell'anima dinanzi al giudice, è comune sentenza de' Teologi che il giudizio particolare si fa nel punto stesso che l'uomo spira; e che nel luogo medesimo dove l'anima si separa dal corpo, ella è giudicata da Gesu-Cristo, il quale non manderà, ma verrà Egli stesso a giudicar la di lei causa. «Qua hora non putatis, Filius hominis veniet» (Luca 12. 40). «Veniet nobis in amore (dice S. Agostino),1 impiis in tremore». Oh quale spavento avrà chi vedrà la prima volta il Redentore, e lo vedrà sdegnato! «Ante faciem indignationis eius quis stabit?» (Naum 1. 6). Ciò considerando il P. Luigi da Ponte,2 tremava in tal modo, che facea tremare anche la cella dove stava. il V.P. Giovenale Ancina,3 sentendo cantare la «Dies illa», al pensiero del terrore che avrà l'anima in dovere esser presentata al giudizio, risolse di lasciar il mondo, come in effetto lo lasciò. Il vedere lo sdegno del giudice sarà l'avviso della condanna: «Indignatio regis, nuntii mortis» (Prov. 16. 14). Dice S. Bernardo4 che allora l'anima patirà più in vedere
Gesù sdegnato, che nello stare nel medesimo inferno: «Mallet esse in inferno».
Alle volte si son veduti i rei sudar freddo, in esser presentati avanti a qualche giudice di terra. Pisone5 comparendo in senato colla veste da reo, sentì tanta confusione che volontariamente si uccise. Che pena è ad un figlio,6 o ad un vassallo vedere il padre, o il principe gravemente sdegnato? Oh qual altra pena maggiore proverà quell'anima in vedere Gesu-Cristo da lei in vita disprezzato! «Videbunt in quem transfixerunt» (Zach. 12. 10).7 Quell'agnello che in vita ha avuta tanta pazienza, l'anima poi lo vedrà irato, senza speranza più di placarlo; ciò la indurrà a pregare i monti a caderle sopra, e così nasconderla dal furore dell'agnello sdegnato. «Montes cadite super nos, abscondite nos ab ira Agni» (Apoc. 6. 16).8 Dice S. Luca parlando del giudizio: «Tunc videbunt Filium hominis» (21. 27). Il vedere il giudice in forma d'uomo, oh qual pena apporterà al peccatore! perché dalla vista di tal uomo morto per la sua salute, si sentirà maggiormente rimproverare la sua ingratitudine. Quando il Salvatore ascese al cielo, dissero gli angeli a' discepoli: «Hic Iesus qui assumptus est a vobis in coelum, sic veniet, quemadmodum vidistis eum euntem in coelum» (Act. 1. 11). Verrà dunque il giudice a giudicare colle stesse piaghe, colle quali si partì dalla terra. «Grande gaudium intuentium! grandis timor exspectantium»,9 dice Ruperto.10 Quelle piaghe consoleranno i giusti, ma spaventeranno i peccatori. Allorché Giuseppe disse a' fratelli: «Ego sum Ioseph, quem vendidistis»,
dice la Scrittura che quelli per lo terrore si tacquero, e perderono la parola: «Non poterant respondere fratres, nimio terrore perterriti» (Gen. 45. 3). Or che risponderà il peccatore a Gesu-Cristo? Forse avrà animo di cercargli11 pietà; quando primieramente dovrà rendergli conto del disprezzo ch'ha fatto della pietà usatagli? «Qua fronte (Eusebio Emisseno)12 misericordiam petes, primum de misericordiae contemtu iudicandus?» Che farà dunque, dice S. Agostino;13 dove fuggirà, quando vedrà di sopra il giudice sdegnato, di sotto l'inferno aperto, da un lato i peccati che l'accusano, dall'altro i demoni accinti ad eseguir la pena, e di dentro la coscienza che rimorde? «Superius erit iudex iratus, inferius horrendum chaos, a dextris peccata accusantia, a sinistris daemonia ad supplicium trahentia, intus conscientia urens? quo fugiet peccator sic comprehensus?»
O Gesù mio, voglio chiamarvi sempre Gesù; il vostro nome mi consola e mi dà animo, ricordandomi che voi siete il mio Salvatore, il quale siete morto per salvarmi. Eccomi a' piedi vostri, io confesso che sono reo di tanti inferni, per quante volte vi ho offeso con peccato mortale. Io non merito perdono; ma Voi siete morto per perdonarmi. «Recordare Iesu pie, quod sum causa tuae viae».14 Presto Gesù mio, perdonatemi, prima di venire a giudicarmi. Allora non vi potrò più cercare15 pietà: ora posso domandarvela, e la spero. Allora le vostre piaghe mi spaventeranno, ma ora mi dan confidenza. Caro mio Redentore, mi pento più d'ogni male di aver offesa la vostra bontà infinita. Propongo prima di accettare ogni pena, ogni perdita, che perdere la grazia vostra. V'amo con tutto il mio cuore. Abbiate pietà di me: «Miserere mei, Deus, secundum magnam misericordiam tuam».16
O Maria Madre di misericordia, o avvocata de' peccatori, ottenetemi Voi un gran dolore de' miei peccati, il perdono e la perseveranza nel divino amore. Io v'amo, Regina mia, ed in Voi confido.
Venetiis 1745, 45: «Ubi Gregorius ait quod mali mallent esse in inferno, quam videre Christum iratum». Cfr. Opera omnia, I, ad Claras Aquas 1950, 125. Il testo manca in s. Gregorio M.; leggesi invece nel discepolo di s. Bernardo GUERRICUS Ab. Igniacensis, In festo S. Benedicti sermo IV, n. 6; PL 185, 116: «Tunc enim dicent montibus: Cadite super nos; et collibus: Operite nos (Luc. XXIII, 30), levius aestimantes absorberi voragine inferni quam sustinere faciem Dei irati».