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S. Alfonso Maria de Liguori
Breve dissertazione...moderni increduli

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Introduzione

Vicende Bicentenarie
di una Dissertazione apologetica di S. Alfonso

 

Una vedetta insonne della ortodossia fu senza dubbio S. Alfonso M. de Liguori nel secolo degli Enciclopedisti. In mezzo ad un esercito agguerrito di apologeti egli restò l'eco più fedele e più potente della Tradizione, come osserva il Cardinale Dechamps.

Benché ai suoi tempi fossero scarsi i sussidi d'informazione, pure cercò di tenersi in continuo contatto della cultura italiana, anzi europea, specialmente teologica, con la lettura degli Avvisi e delle Gazzette, con la consultazione delle biblioteche di Napoli e di Salerno e con l'accostamento personale ed epistolare dei più celebri eruditi. Dinamico missionario delle verità cristiane si affacciava coraggioso in tutte le trincee per scovare gli errori e denunziarne le aggressioni con prontezza.

Gli increduli pullulavano in Francia, in Germania, in Inghilterra e altrove con impressionante proselitismo. 1 loro libri importati clandestinamente nel Regno di Napoli, in genere attraverso il mercato di Venezia, suscitavano con le idee esotiche curiosità morbose persino nelle donne.

S. Alfonso - racconta il sito primo biografo Antonio Tannoia - conclusa la missione di Benevento nell'autunno del 1755, si recò nella capitale e si mostrò assai sorpreso del panorama morale, in cui la scorse avviata per opera dei miscredenti, ubriacati dal morbido scetticismo transalpino. La notte non dormì, pensando alla rovina delle anime, e al mattino alzatosi esclamava: "Povera Napoli, povera Napoli, io ti piango!".

Il primogenito del capitano comandante delle galee borboniche, non era l'uomo che si sarebbe soffermato inerte sulle macerie, con le braccia incrociate. Entrò risoluto nel movimento di reazione, e dandogli un vigoroso impulso ne divenne presto il capo ideale più ascoltato ed obbedito. Brandita la penna, cominciò con zelo inarrestabile ad assestare colpi massicci alle teorie in voga, tendenti a rodere le basi del Cristianesimo, attirandosi le acide critiche degl'Illuministi.

A 60 anni, nel 1756, pubblicò un volumetto, che può considerarsi un gioiello di apologetica per la sobrietà e chiarezza dell'esposizione. L'intitolò: Breve dissertazione contro gli errori dei moderni increduli, oggidì nominati materialisti e deisti. Seguirono questo saggio altri più ampi in tono ancora più fermo ed incisivo, che contribuirono efficacemente allo sviluppo dell'apologetica quale disciplina indipendente, come riconosce Le Bachelet, almeno parzialmente.

L'operetta stampata due secoli fa da Alessio Pellecchia (pp. 133, in-12) a Napoli era divisa in due parti: la prima contro i materialisti e il pernicioso panteismo di Spinoza; la seconda contro i deisti, ch'erano di moda sulle orme di Voltaire loro empio corifeo.

Nella Introduzione l'autore sottolineava: "Essendo che nei tempi correnti serpono tanti errori degl'increduli, con cui altri tolgono a Dio la divinità o alcuno dei suoi attributi, altri tolgono all'anima la spiritualità e l'immortalità, altri negano la divina rivelazione o la verità della nostra religione cristiana, ch'è l'unica e vera, io ho procurato di avere più libri che trattano specialmente di tal materia come l'opera del P. Moniglia, del P. Tertre, del P. Concina, del Vestrini, del P. Giudice, la metafisica del dotto Genovesi e del Jacquier, il Gentiluomo istruito del signor Dorell, le Lettere del conte Magalotti, ed altri.

Ma perché ho veduto che queste opere eran molto diffuse, e non tutte colle stesse ragioni combattevano i suddetti errori, io mi sono ingegnato colla mia debolezza di raccogliere in questa Breve dissertazione, per uso dei nostri giovani, le ragioni più principali, che assistono alla verità della nostra religione e le risposte più convincenti alle opposizioni degli avversari ".

Lo scrittore, preoccupandosi della soda formazione intellettuale delle reclute del suo Istituto Redentorista, indirizzavasi in pari tempo ai direttori di coscienza: "A tal fine io ho procurato di dar fuori questa operetta, acciocché i confessori e tutti coloro che han zelo di Dio, i quali forse non hanno il comodo di leggere l'opere grandi mentovate di sopra, almeno stiano intesi in breve degli errori che corrono e delle ragioni per confutarli".

Lo scopo apostolico della propaganda spicciola non fece passare in seconda linea i criteri scientifici. La sintesi procedeva dignitosa sotto l'aspetto sistematico, con una impronta inconfondibile. Le dottrine errate smascherate ad una ad una venivano infrante con eccellente documentazione. L'autore a bella posta aveva eliminate sottigliezze e prolissità eruditive, che in simili trattazioni riescono sovente ingombranti.

Mentre la Breve dissertazione si andava diffondendo, S. Alfonso il 7 luglio 1756 notificava al tipografo veneto Remondini: "Ultimamente ho dato un altro libretto alle stampe contro gl'increduli moderni, cioè materialisti e deisti, raccogliendo in breve ciò che hanno detto gli autori, e molti autori a lungo in molti volumi: il che mi ha costato una gran fatica. Questi libretti poi ce l'invierò, acciocché li veda e faccia quel che meglio stima. Se le parerà bene di stamparli e farli correre per tutta l'Italia, bene. Altrimenti V. Sig. Ill.ma gradirà la mia buona intenzione che ho della gloria di Gesù Cristo e di Maria SS.ma e del desiderio che ho degli avanzi di V.S. Ill.ma ".

Fece anche recapitare una copia di omaggio al Papa Benedetto XIV, che il 17 luglio rispondevagli: "Per le mani del Card. Orsini riceviamo la di lei Dissertazione, della quale distintamente la ringraziamo. L'argomento non può essere più adatto ai correnti bisogni, e senza dubbio sarà stato maneggiato a dovere, essendo noto il di lei valore".

Incoraggiato dalla benevolenza pontificia S. Alfonso, verso la fine dell'anno, spedì il predetto libretto a Remondini, che si affrettò a sottoporlo ai pubblici revisori con l'intenzione di ristamparlo. Il 14 settembre del 1757 il domenicano Giovanni Paolo Zapparella, Inquisitore generale di Venezia, accordò l'approvazione; due giorni dopo il camaldolese Angelo Calogierà diede il proprio parere favorevole. I Riformatori dello studio di Padova firmarono il 24 novembre la licenza di stampa.

Sembra però che Remondini, per motivi a noi ignoti, soprassedette alla pubblicazione. Difatti l'autore il 5 giugno 1758 gli scriveva: "Quell'altro libretto poi contro i materialisti e deisti non lo disprezzi; è piccolo, ma è tutto sugo: e così più giova, perché più facilmente si legge; ed ha avuto l'approvazione da uomini grandi".

Il tipografo proseguiva a nicchiare. Il santo, al principio di agosto, per svegliarlo gli ripeteva: "Quell'operetta dei materialisti e deisti è vero ch'è picciola, ma sappia ch'è stata ancora molto gradita, perché è un sugo di tanti altri libri grandi che ho letti". Il 10 dello stesso mese insisteva ulteriormente "a non lasciar di stampare il libro contro i materialisti e deisti, perché qui è stato molto applaudito, e poche copie me ne sono restate".

Si persuase questa volta ad allestire la bramata edizione? Nessuno veramente ha svolto tale questione.

Il P. De Meulemeester nella Bibliographie de Saint Alphonse (Lovanio 1933) afferma: "Remondini ne publia pas la Breve dissertazione; il n'y eut d'autre édition contemporaine de l'auteur que celle de Pellecchia" (I, p. 86).

L'asserzione perentoria è forse affrettata: ci mette davanti all'unica opera alfonsiana inviata a Venezia, che non sarebbe stata ristampata!

Non mancano invece indizi positivi intorno all'avvenuta pubblicazione. Presso l'archivio veneziano trovasi il Ms. Catalogo o sia raccolta di tutti i libri attualmente in commercio che sono stati stampati in Venezia ed in tutto lo Stato dalli librari e stampatori si veneti che della terra ferma (an. 1789), ove a p. 431 della II parte è riportato cronologicamente l'elenco delle opere di S. Alfonso edite da Remondini dal 1756 al 1782. In esso è inclusa la Breve dissertazione contro gl'increduli. Lo comprova il Registro di licenze per stampe, in cui si legge l'accordato permesso.

Se teniamo conto della meticolosa prassi dei Riformatori dello studio di Padova, che sopraintendevano alle singole stampe, non possiamo non ammettere che oltre il napoletano Pellecchia anche Remondini ristampò il libretto alfonsiano, probabilmente nel 1760-1762.

Tuttavia avvertiamo che sino a questo momento non abbiamo rintracciato alcuna copia di questa ristampa. Né ciò deve stupire: neppure di altre edizioni remondiniane indiscusse ci è pervenuto un solo esemplare.

Nel 1762 S. Alfonso condusse a termine il libro: Verità della fede fatta evidente per li contrassegni della sua credibilità, che piacque assai a Prospero dell'Aquila, compilatore del Dizionario portatile della teologia. In questa occasione il santo rivide e corresse la menzionata Breve dissertazione per darle un testo definitivo. Indi mandò il lavoro a Remondini per procurargli la gioia di stampare una primizia, a cui tanto teneva. Questi lo sottopose all'autorità ecclesiastica e civile per la previa censura consueta.

Il 23 aprile del 1763 l'Inquisitore generale del S. Officio di Vicenza Raimondo Petrelli concesse il suo assenso; il 22 maggio espresse il suo parere favorevole Giacomo Rebellini, pubblico revisore, in questi termini: "Attesto io infrascritto di aver veduto ed approvato quanto a' Principi e buoni costumi il libro stampato con alcune Aggiunte e Correzioni manoscritte, che ha per titolo: Breve dissertazione contra gli errori de' moderni increduli materialisti e deisti del R.P.D. Alfonso (le Liguori, ecc. ". Nel giugno successivo fu inserito il decreto di autorizzazione nel Registro dei mandati di licenze per stampe (1759-1768).

Sembra che Remondini non abbia curata l'edizione secondo le ultime correzioni dell'autore.

Dopo il 1764 non si trova più alcuna risonanza della Breve dissertazione né a Napoli né a Venezia. Né c'è alcun cenno nel copioso epistolario del santo. Una spiegazione plausibile del silenzio è fornita dal fatto che nel 1765 S. Alfonso disegnò di stendere un'opera più completa intorno al medesimo argomento, assorbendo naturalmente le fatiche antecedenti.

Il 29 dicembre di quell'anno annunziava al tipografo veneto: "Di questa materia [cioè: materialisti e deisti] io ne feci già un piccolo Compendio, ma ora sto facendo un'opera compita, la quale spero riuscirà di gran gloria di Dio".

In verità, secondo il giudizio dei competenti, riuscì il suo capolavoro apologetico, molto letto nel '700 e più nell'800. Il volume venne a luce a Napoli nel 1767, intitolato: Verità della fede contro i materialisti che negano l'esistenza di Dio, i deisti che negano la religione rivelata, ed i settari che negano la Chiesa cattolica essere l'unica vera.

Remondini nel medesimo anno riprodusse l'opera e nel 1778 lanciò una terza edizione.

La Breve dissertazione cori le correzioni manoscritte restò accantonata nel deposito della tipografia, donde in seguito passò nella Civica Biblioteca di Bassario del Grappa, che tuttora la custodisce negli scaffali (126. D. 15).

Il P. De Meulemeester nella citata Bibliographie rileva che la Breve dissertazione fu ristampata in Italia durante il secolo XIX nove volte, da Marietti (Torino): 1825, 1832, 1848, 1857, 1872, 1875; da Corbetta (Monza): 1831, da Antonelli (Venezia): 1832; dall'Uffizio dei libri ascetici (Napoli): 1871.

Alle edizioni segnalate dall'insigne bibliografo belga si devono aggiungere1e seguenti sfuggitegli nelle ricerche: De Bonis (Napoli): 1819; Antonelli (Venezia): 1831; Corbetta (Alonza): 1845, ed. 11; Marietti (Torino): 1887, ecc.

In tutte le accennate ristampe viene sempre offerto ai lettori il testo napoletano del 1756; anche il P. Walter che tradusse in latino la Breve dissertazione, si attenne all'identico testo (Opera dogmatica S. Alphonsi, Roma 1903, vol. 1). Quindi nessuno ha sfruttata la redazione del 1763, che merita particolare attenzione per le aggiunte e modificazioni, con le quali l'autore intese di precisare meglio il proprio pensiero.

Ci domandiamo ora: È superflua una novella edizione della Breve dissertazione così come la desiderava il santo, ricorretta e ampliata? Crediamo che un documento di un Dottore della Chiesa universale abbia un valore storico, che non debba esser trascurato, anche se il mordente sia differente da quello primitivo. Dall'altro lato sappiamo che l'incredulità odierna non è che in superficie diversa da quella settecentesca. Il contenuto dottrinale in sostanza non rimane legato ad un ambiente determinato.

Con l'abituale limpidezza scevra di speculazioni astruse S. Alfonso è capace, oggi come ieri, di ricondurre le anime inquiete del secolo presente, minato dal materialismo ateo, sulla strada maestra della Tradizione, pacificandole nella conquista delle verità cristiane.

Oreste Gregorio CSSR

in Divinitas (Roma) 1 (1957) 174-179.

 




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