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S. Alfonso Maria de Liguori Breve dissertazione… opinione probabile IntraText CT - Lettura del testo |
5. Lettera di Gennaro vescovo di Caserta
Debbo alla benigna gentilezza di V.S. illustriss. il piacer sommo sperimentato in leggendo la dotta sua apologia scritta in difesa della dissertazione circa l'uso moderato dell'opinione probabile contro le opposizioni del p. Patuzzi; gliene rendo adunque i dovuti sinceri ringraziamenti. Erami pervenuta tra le mani l'opera del p. Patuzzi, e confesso con sincerità che la maniera impropria nello scrivere mi nauseò, e niuna impressione mi fecero i di lui argomenti; i quali, se avessero avuta punta valevole a ferire l'equo probabilismo, avrebbero ancora offeso il probabiliorismo, lasciando illeso il solo tuziorismo.
Per contrario nella sua apologia incontro una edificante moderazione, valevole a caritatevolmente mortificare, riprendere ed
ammaestrare: onde spero che altri apprenderanno lo stile dettato dalla modestia, umiltà e carità cristiana, comandata da Cristo Signore, da cui non iscusano né tampoco i più rilasciati probabilisti. Il sistema del probabilismo equo è da lei circoscritto tra' giusti confini, fondato su due cardini fermi. I due principj sono sodi, appoggiati alla ragione ed all'autorità. La chiarezza nel maneggiare le cose più difficili non può essere più limpida. Ella fa vedere con evidenza qual fosse la vera mente di S. Tomaso e di S. Antonino: il solo spirito di partito potrà impegnare a contorcerla, ma non gli riuscirà mai di persuadere il contrario a chi legge con indifferenza. Le opposizioni tutte restano sciolte dal maneggio de' due stabiliti principj valevoli pur troppo a formare un giudizio certo, riflesso, pratico, il quale deve esser sufficiente all'onestà dell'azione, se non vogliamo diroccato ancora il probabiliorismo.
Incalza molto bene ciò che ella nota avere scritto il dottissimo monsignor di S. Ponts: «È pur troppo vero che la Chiesa ha avuta la consolazione di veder finire il regno del rilassamento della morale; ma ella ha avuto poi il rammarico di veder sottentrare in sua vece un rigorismo smoderato.» E Iddio non permetta il verificarsi ciò che S. Francesco Sales diceva a monsignor di Belley
allora che lo vedeva attaccato alle massime di rigida morale. «Ricordatevi che quando incomincerete ad essere indulgente verso gli altri, allora diverrete severo verso voi stesso; perché è cosa molto comune che quelli che sono indulgenti con sé stessi usino gran rigore cogli altri.» (Spirito di S. Francesco Sales, part. 4, cap. 20.) Qual sia stata la morale del Santo rilevasi con chiarezza dalle sue opere. Ch'esso sia stato un gran direttore di spirito, non potrà metterlo in dubbio se non un trasportato partitante. E pure chi il crederebbe? Io m'incontrai in uno, il cui nome deve esser ben noto a V.S. illustrissima, perché lo vedo segnato nell'edizione napoletana dell'opera del Patuzzi, cui io dicendo che indubitatamente S. Francesco non era portato pel probabiliorismo, esso, dopo avermi accordata tal verità, ebbe il coraggio di soggiungere «che il Santo in punto di morte erasi disdetto e ritrattato.» Quanto pesi tal proposizione lascio considerarlo. (E qui vuol dire il prelato che dove gli antiprobabilisti non trovano risposta adequata si ajutano con raggiri e presunzioni che fanno: poiché di tal ritrattazione non v'è notizia in alcun libro; se non fosse che questo buon padre avesse avuta speciale rivelazione che il Santo fece l'abjura del probabilismo segretamente fra sé in quel
letargo che patì per causa dell'apoplessia che gli tolse la vita).
Ben ella vede che tutto l'impegno alla moda si è di sostenere il tuziorismo in astratto e seguire le opinioni probabili in pratica. Io mi son troppo prolungato, non volendo: farà ella uso di sua moderazione in sofferendone il tedio. E mentre mi raccomando alle sue orazioni, attendo l'onore de' suoi venerati comandi; colla cui aspettativa le bacio divotamente la mano e mi soscrivo
Divotiss. ed obbligatiss. servitor vero