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S. Alfonso Maria de Liguori Breve trattato della necessità della preghiera IntraText CT - Lettura del testo |
Testo
I – DELLA NECESSITÀ DELLA PREGHIERA
Quantunque fu bestemmia quel, che dissero Lutero, e Calvino,
cioè, che l'osservanza della divina legge sia renduta impossibile agli uomini dopo il peccato di Adamo; e fu errore anche condannato dalla Chiesa quel, che disse Giansenio, che alcuni precetti erano impossibili ancora a' giusti secondo le presenti forze, che hanno, e mancava anche l'aiuto divino per adempirli; avendo dichiarato1 il sagro Concilio di Trento (Sess. VI, cap. 11), che Dio non comanda cose impossibili ma ci ammonisce a fare ciò che possiamo colle forze della Grazia presente o almeno2 a chiedere la Grazia più abbondante, che si ricerca per adempire ciò, che non possiamo, ed allora egli già dà l'aiuto acciocché possiamo: Deus impossibilia non iubet (son parole del Tridentino), sed iubendo monet et facere quod possis, et petere quod non possis, et adiuvat ut possis
(L. c.); dal che insegnano molti gravi Teologi3 (Haberto, Theol. Graecor.
P P. l. 2, c. 6. n. 1 et c. 15, n. 2 et 3, il quale cita Gammacheo, Duvallio Isamberto, Perezio, Limonio ed altri: ed insieme asserisce esser questa sentenza comune delle scuole, e precisamente della Sorbona, Tommasino, Theol. Dogm., tr. 2 de Gratia, c. 14, Du Plessis, in Diss. de mult. gen. div. Gratiae. Tournely, Praelect. Theol. p. 2. q. 9, a. 4 concl. 5) che Dio dona, o almeno offerisce a tutti o la grazia prossima per osservare i precetti, o pure la grazia rimota dell'orazione, colla quale poi ciascuno ottiene la prossima ad osservare in effetto i precetti divini;4 è certo, che
l'osservanza della legge nello stato presente della natura corrotta è molto difficile, anzi è moralmente impossibile senza un aiuto di Dio (oltre il comune) speciale, e maggiore di quello, che bisognava nello stato dell'innocenza. Or questo aiuto speciale Dio non lo concede, ordinariamente parlando, se non a coloro, che lo dimandano. Insegna Gennadio, Autore antico (che va fra l'opere di S. Agostino) che, eccettuate le prime grazie eccitanti, le quali vengono a noi senza di noi come la chiamata alla fede, o alla penitenza, tutte l'altre, e specialmente la grazia della perseveranza, non si donano se non a coloro, che pregano:5 Nullum credimus ad salutem, nisi Deo invitante, venire: nullum invitatum salutem suam nisi Deo adiuvante, operari: nullum nisi orantem auxilium promereri. Lib. de Eccl. Dogm. c. 56.6 Ed in altro luogo lo stesso S. Agostino suppone per certo: Deum nobis dare aliqua etiam non orantibus, ut initium fidei: alias nonnisi orantibus praeparasse. Lib. de Persev. c. 5.7
Da ciò concludono i Teologi8 (Suarez, Habert, Layman, il P. Segneri, ed altri con S. Clemente Alessandrino, S. Basilio, S. Agostino, e S. Giovan Grisostomo) che la petizione agli adulti è necessaria di necessità di mezzo; viene a dire, che di provvidenza ordinaria un fede e senza raccomandarsi a Dio, e cercargli le grazie necessarie alla sua salute, non può salvarsi. Dice S. Giovanni Grisostomo, che conforme e necessaria l'anima al corpo per vivere, così è necessaria all'anima l'orazione per conservarsi nella divina grazia. Ciò vuol dire quella sentenza di Gesù Cristo: Oportet semper orare, et nunquam deficere. Luc. 18. 1. Oportet, è di necessità il sempre pregare. Ciò vuol dire quell'altra di S. Giacomo: Non habetis, propter quod non postulatis Iac. 4. 2. Ciò vuol dire, quel che in due parole il nostro Salvatore disse: Petite et accipietis. Luc. 11. 9.9 Se dunque (dice S. Teresa) chi cerca ottiene: chi non cerca, non ottiene.10 Dio vuol salvi tutti: Deus vult omnes homines salvos fieri, 1 Tim. 2. 4, ma vuole che gli cerchiamo le grazie, che ci son necessarie per salvarci. Neppure questo vogliamo fare? Terminiamo questo primo punto,
conchiudendo da ciò, che si è detto, che chi prega, certamente si salva; chi non prega, certamente si danna. Tutti i Santi si sono salvati, e fatti santi col pregare. Tutti i dannati si son dannati, per non pregare; se pregavano certamente non si sarebbero perduti. E questa sarà la maggior loro disperazione nell'inferno l'aversi potuto salvare con tanta facilità, con chiedere a Dio il di lui aiuto, ed ora non esser più a tempo di cercarlo