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S. Alfonso Maria de Liguori
Canzoncine spirituali

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Dialogo tra Gesù e l'Anima Amante

TRATTO DA' SACRI CANTICI.

 

«Aperi mihi, soror mea».

Sposo - Deh m'apri, o sorella,

La porta del core,

Non soffre l'amore

Ch'io parta da te.

 

Ingrata mi sei,

Ma pur mi sei cara;

Deh a render impara

Amore ed amor1.

 

«Ut dilectus meus locutus est, anima mea liquefacta est».

Sposa - Ad una parola

Del Re mio diletto

M'intesi nel petto

Il cor liquefar.

 

Or quale contento

Sarebbe mai stato,

Se meco fermato

Si fosse a parlar?

 

«Adjuro vos, filiae Jerusalem, si inveneritis Dilectum meum,

ut nuntietis ei, quia amore langueo».

Vi prego, o sorelle,

Se a caso vedeste

Per queste foreste

Il dolce mio Ben,

 

Deh ditegli voi2

Che mesto il mio core

Languisce d'amore

Lontano da Sé.

 

«Candidus et rubicundus dilectus meus, electus ex millibus».

E se poi volete

Sapere chi sia3,

Chi l'anima mia4

D'amore impiagò,

 

Egli è quel Signore,

Che porta sul volto

Già tutto raccolto

Il bello del Ciel.

 

È bianco e vermiglio5,

vago è il Diletto,

Che Sposo più eletto

Tra mille non v'è.


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«Quaesivi et non inveni».

Ah dove Tu sei,

Amato mio Sposo?

Su, dammi riposo

Col farti veder.

 

Ti cerco e Tu fuggi?

Ti chiamo e non odi?

Io piango e Tu godi?

Mio Bene e perché ?

 

«Fuge, Dilecte mi, super montes aromatum».

Ma fuggi, mio Caro,

S'è amore il fuggire,

Per farti seguire,

Per farti più amar.

 

Sui monti deserti

Ten volgi, o Diletto6,

dunque t'aspetto

Da solo a parlar.

 

«Trahe me post Te, in odorem unguentorum tuorum curremus».

Di sante delizie7

Col dolce tuo odore,

O dolce Signore,

Deh tirami Tu.

 

Che allor dal tuo Amore

Legata e rapita8,

Non sola, ma unita

A Te correrò.

 

«Ego flos campi et lilium convallium».

Sposo Son fiore del campo,

Che a tutti mi dono,

Son bello, son buono9;

Mi trova chi vuol.

 

Son giglio di valli,

M'acquista, mi prende

Chi al fondo discende

Di santa umiltà.

 

«Hortus conclusus soror mea sponsa, emissiones tuae Paradisus».

Tu sposa mi sei

Un vago orticello,

ricco, sì bello,

caro al mio cor:

 

Poiché ad altro amore

chiusa ti vedo10,

Ch'io sol ti possedo,

Sei tutta per me.


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Mi sembran dal Cielo

Quei frutti già usciti11

Gli affetti graditi

Ch'Io traggo da te12.

 

«Averte oculos tuos, quia ipsi me avolare fecerunt».

Deh più non mirarmi,

Che i dolci tuoi sguardi

Son lacci, son dardi

Che tiranmi a te13.

 

Già questi m'han fatto

Dal Cielo partire,

E in terra venire

Per teco m'unir14.

 

«Veni, columba mea, in foraminibus petrae, ostende mihi faciem tuam, et sonet vox tua in auribus meis».

Amata colomba,

Gradita mia Sposa,

Vieni, entra e riposa

Nel dolce mio Cor.

 

Deh volgi a me il viso15,

Deh parla veloce,

Che dolce tua voce

Già sempre mi fu.

 

E grata in amore16

Con dirmi che m'ami

Che teco mi brami,

Consolami tu17.

 

«Fasciculus myrrhae dilectus meus mihi: inter ubera mea commorabitur».

Sposa - E chi voglio amare

Se non Te, mio Sposo?

Sei tutto amoroso,

Sei tutto gentil.

 

dolce mi sei18,

E benché fascetto19

Di mirra, nel petto

Pur caro t'avrò.


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«Qui pascitur inter lilia».

Ma Tu che ti pasci

Tra candidi gigli,

Tra fiori vermigli

Di sante virtù:

 

Tu vieni e Tu porta

Amante al mio core

Per pegno d'amore

Quei fiori con Te.

 

«Fortis ut mors dilectio».

Conforme la morte

I sensi ella toglie,

Lasciar fa le spoglie20

Dell'uomo terren,

 

muta l'Amore

Quell'anima ch'ama,

E perder la brama

Fa' d'ogni altro ben.

 

«Lampades ejus lampades ignis atque flammarum: dura

sicut infernus aemulatio».

L'amore è una fiamma

Che l'anime accende,

Ed atte le rende

A sempre operar.

 

Di questo non pago21,

Ispira il desio

Di far che per Dio

Si strugga ogni cor.

 

Ma come all'inferno

Niun fuoco è bastante,

Neppure all'amante22

Mai basta il suo ardor23.

 

«En ipse stat post parietem nostrum respiciens per cancellos etcsurge, propera…».

Ecco Egli che ascoso

Mi scorge, mi guarda

Se pronta, se tarda

Io son nell'amor.

 

Mi parla il Diletto:

Deh sorgi, mia bella24;

Passò la procella,

Su vieni a goder.


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«Inveni quem diligit anima mea: tenui eum nec dimittam».

O cara mia sorte!

Felice ho trovato

Lo Sposo, l'Amato,

Che 'l cor mi rapì.

 

Tu dunque, o Diletto,

Mio sempre sarai;

Non più partirai,

Mio caro, da me25.

 

«Introduxit me Rex in Cellam Vinariam».

Mi ha fatta il mio Sposo26

Entrare già in quella

Solinga sua cella

Ripiena di vin.

 

Ognuno m'intenda:

La Cella è il suo Core,

Il vino è l'amore

Che a bever mi diè27.

 

«Surge Aquilo, veni Auster, et perfla in hortum meum, et fluent aromata».

O freddi pensieri

Del mondo, fuggite,

Né mai più venite

Mia pace a turbar.

 

O spirto d'amore28,

Quell'aura ch'è fiamma

Tu spira ed infiamma

In questo mio cor29.

 

Sì l'anima mia

Al dolce spirare

Odor saprà dare

Di sante virtù.

 

«Fulcite me floribus, stipate me malis, quia amore langueo».

O santi desiri,

O frutti d'amore,

A darmi vigore

Venite voi su30.

 

È tanta la fiamma

Che m'arde nel seno.

Che l'alma vien meno

Languendo d'amor31.

 

«Ego dormio et cor meum vigilat».

Io dormo, ma il core

Sta desto in amare

Quel Ben che appagare

Può solo il mio cor.

 

Che sonno felice!

Che quiete! che pace!

Per tutto si tace32,

sento che Amor.


- 297 -


«Indica mihi quem diligit anima mea, ubi cubas, ubi pascas in meridie».

O Spirti beati33,

Che Dio già godete34,

Temer né potete

Di perderlo più,

 

Deh quando scoprite

A me il mio Tesoro,

Per cui sol mi moro,

Sol vivo quaggiù?

 

Mio Dio, dimmi dove

Riposi, e d'Amore

Tu pasci quel core

Che è amato da Te?

 

Ah Cielo, in te solo

Si svela l'Amato,

E a tutti svelato

Ei tutto si .

 

«Ne suscitetis dilectam meam, neque evigilare faciatis».

Sposo: L'amata sen dorme,

Deh non la svegliate35,

E non le turbate

Quel sonno d'amor.

 

Sen giace e riposa

In pace d'Amore

L'amante suo core

Unito con me.

 

«Quae est ista, quae ascendit de deserto, sicut virgula fumi ex aromatibus myrrhae et thuris, deliciis affluens, innixa super dilectum suum?».

Deh quanto quest'alma

Or sembra a me bella,

Che qual tortorella

Sol visse per Me!

 

Il nobil suo core

Con pace penando36,

E fervido orando

D'amore bruciò.

 

Or s'alza qual fumo

Che al Cielo sen vola,

E tutti consola

Col grato suo odor.

 

Di quante mai gioie37

Sen vien'abbondante

Quest'anima Amante

Che a Me sol fidò!38


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«Vulnerasti cor meum, soror mea sponsa, in uno oculorum tuorum, in uno crine colli tui».

Sorella mia sposa39,

Il cor m'hai ferito,

Amante t'invito

Chi t'ama ad amar.

 

Quell'un tuo desio

A me di piacere,

Quell'umil pensiere

Il cor mi ferì.

 

«Veni de Libano, Sponsa mea, veni, coronaberis».

Deh vieni, o diletta,

Dal luogo de' pianti,

Laddove i più amanti

Più penan per Me.

 

Avrai la corona

Di gigli e di rose,

Che all'Anime Spose

In premio si .

 

«Pone me ut signaculum super cor tuum».

Frattanto, o mia Sposa40,

S'è vero l'affetto,

Che vanti nel petto

Per Me riserbar;

 

Io voglio che porti

Scolpita nel core41

Per mano d'Amore

L'immagin di Me.

 

E mentre mi vedi

Trafitto e schernito42,

Da Sposo t'invito

In Croce a morir43.




1 [8.] «Amor per amor» (Sarn. «Crist. Illum.» 1743).



2 [21.] «Deh diteli voi» («Op. Spir.» 1755, Gessari; Venezia, 1758).



3 [26.] «Saper qual sia» (Sarn. «Crist. Illum.» 1743).



4 [27.] «Che l'anima mia» («Op. Spir.» 1755, Gessari; «Canz. Spir.» 1769; Rispoli, 1816).



5 [33-34.] «È bianco, è vermiglio - Sì vago il Diletto» (Sarn. «Crist. Illum.» 1743).

6 [50.] «Ten vola, o Diletto» («Op. Spir.» 1784, Bassano).



7 [53.] N. B.) - I versi da 53 a 61 mancano nell'Ed. Sarnelliana del 1743.



8 [58.] «Ligata e rapita» («Op. Spir.» 1755, Gessari; «Canz. Spir.» 1769 e 1785).



9 [63.] «Son caro, son buono» (Sarn. «Crist. Illum.» 1743).



10 [74.] «Sì chiuso ti vedo» («Op. Spir.» 1755 e 1759, Gessari; Venezia, 1758; «Canz. Spir.» 1769).

11 [78.] «Quai frutti già usciti» («Canz. Spir.» 1769).



12 [80.] «Ch'io colgo da te» («Op. Spir.» 1759, Gessari; 1761, Di Domenico).



13 [84.] «Che tiran a te» («Op. Spir.» 1759, Gessari).



14 [88.] [N. B.) - I versi da 69 a 88 incluso non sono nell'Ed. del 1743.



15 [93.] «Deh volgi il tuo viso» («Op. Spir.» 1755 e 1759, Gessari; Venezia, 1758; 1784, Bassano).



16 [97.] «Sii grata in amore...(Sarn. «Crist. Illum.» 1743).



17 [100.] Contenta il mio cor» (Sarn. «Crist. Illum.» 1743).



18 [105.] «Sì, dolce mi sei» («Op. Spir.» 1759, Gessari).



19 [106.] «E come fascetto» («Op. Spir.» 1758, Venezia; 1759, Firenze; 1784, Bassano).

20 [119.] «Lasciar fra le spoglie» («Opere Spir.» 1785, Gessari).



21 [129.] «Di questo son pago» («Canz. Spir.» Ed. XI, 1755, Paci).



22 [135.] «Né ancora all'amante» («Op. Spir.» 1755, Gessari; 1758, Venezia; 1784, Bassano).



23 [136.] N.B.) - I versi da 117 a 136 incluso mancano nell'Ed. del Sarnelli del 1743.



24 [142.] «Deh sorgi, sorella» (Sarn. «Crist. Illum.» 1743).

25 [152.] «Mio bene, da me» («Op. Spir.» 1759, Gessari).



26 [153.] «Mi ha fatto il mio Sposo» («Op. Spir.» 1759, Gessari).



27 [160.] «Che a bever mi dà» («Op. Spir.» 1759, Gessari; 1761, Di Domenico).



28 [165.] «O Spirito d'amore» («Op. Spir.» 1784, Bassano).



29 [168.] «Tu questo mio cor» («Canz. Spir.» 1769).



30 [176] «Venite, su, su» («Canz. Spir.» 1785, Paci).



31 [180.] N.B.) - I versi 145... 180 mancano nella citata Ed. Sarnelliana.



32 [187.] «Per tanto si tace» («Op. Spir.» 1761, Di Domenico).

33 [189.] «O Spiriti beati» («Op. Spir.» 1761, Di Domenico; 1784, Bassano; «Canz. Spir.» 1785).



34 [190.] «Che Dio vi godete» («Op. Spir.» 1755, Gessari).



35 [206-207.] «Deh non la svegliare

E non le turbare» («Op. Spir.» 1755, Gessari).



36 [218.] «Languendo, pregando» («Canz. Spir.» 1785, Paci).



37 [225.] «Di quante delizie» («Op. Spir.» Venezia, 1758; 1760, Paci; Firenze, 1769, Bassano, 1784).



38 [228.] N.B.) - I versi 185... 228 non trovansi nell'Ed. del 1743.

39 [229-233.] «Amante mia Sposa...» - «Fedele t'invito» (Sarn. «Cristiano Illuminato» 1743).



40 [245.] «Trattanto, o mia Sposa» (Sarn. «Crist. Illum.» 1743; 1758, Venezia; 1784, Bassano).



41 [250.] «Scolpita sul core» («Canz. Spir.» 1769, Ed. VII; Rispoli, 1816; Reuss, 1896).



42 [254-255] «Già morto e schernito

Io meco t'invito» (Sarn. «Crist. Ill.» 1743). Questo secondo verso fu ritenuto anche nell'Ed. del Gessari («Op. Spir.» 1759) e del Di Domenico («Op. Spir.» 1761).



43 [256.] N.B.) - S. Alfonso nella prima stesura pubblicò la parafrasi della Cantica in 31 strofette: qualche anno dopo la rivide e l'ampliò aggiungendovi altre 33 strofette. Presso Sarnelli il dialogo svolgesi tra Gesù e l'Anima.




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