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Sant'Alfonso Maria de Liguori
Confessore diretto…campagna

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PUNTO III. Della distinzione de' peccati in quanto alle specie, ed in quanto al numero.

 

8. In quanto alle specie, la distinzione specifica de' peccati si prende da


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due radici, cioè per 1., dall'opposizione a diverse virtù, alle quali si oppongono i peccati, come l'adulterio che si oppone alla castità ed alla giustizia: per 2., dalla difformità diversa contra la stessa virtù, come sarebbero lo spergiuro e la bestemmia, le quali ambedue si oppongono alla stessa religione, ma in diverso modo1.

 

9. In quanto al numero de' peccati la distinzione numerica si prende parimente da due radici, cioè per 1., dalla moltiplicità degli atti moralmente interrotti: per 2., dalla diversità degli oggetti totali. E parlando della prima radice, per conoscere quando gli atti della volontà moralmente s'interrompono, bisogna distinguere gli atti interni dagli esterni. Gli atti interni possono essere circa i peccati detti di cuore, che internamente si consumano, come son gli odi, i mali desiderii e simili: questi si moltiplicano tante volte, quante volte sono acconsentiti: e perciò il penitente dee spiegare il numero, se può, de' consensi dati a' suddetti atti interni; e se non può, spieghi almeno il tempo per lo quale gli ha replicati frequentemente, o a raro.

 

10. Se poi gli atti interni riguardano qualche peccato esterno di bocca, o d'opera, come di voler mormorare, o rubare, e simili, questi s'interrompono o col ritrattare la mala volontà, o cessando liberamente da quella; onde se appresso si ripiglia la mala volontà, allora si commette nuovo peccato. Di più si avverta, che quando la mala volontà persiste per lungo tempo, cioè per più di due o tre giorni, allora gli atti interni circa i peccati esterni anche s'interrompono per le comuni interruzioni che accadono in sonno, distrazioni e simili; e perciò quando il mal proposito è durato per più di tre giorni, il penitente dee spiegare per quanto tempo quello è durato; e 'l confessore dee far giudizio, che tanti sono stati i peccati, quante sono state le interruzioni comuni accennate di sopra, come stanno avanti a Dio2. Se però tali atti interni procedessero tutti dal primo mal proposito, e permanessero in qualch'effetto, a fine di consumare il peccato, allora tutti gli atti interni non costituiscono che un sol peccato; per esempio, se chi vuol uccidere il nemico compra lo schioppo, lo prepara, va a trovare il nemico, e poi l'uccide, questi non commette che un sol peccato, come dicono tutti i dd. con s. Tommaso3. Così anche il ladro per tutto quel tempo che ritiene il furto, ed ha volontà di non restituirlo, commette un sol peccato4.

 

11. Gli atti esterni poi del peccato s'interrompono, o quando essi non si ordinano all'atto compito, v. g., se uno percuote più volte il suo nemico, ma senza animo d'ucciderlo, allora tutte quelle percosse sono peccati distinti: idem dicendum de tactibus turpibus cum muliere sine animo coeundi, perché tutti questi atti sono allora atti consumati, oppure quando si mettono più atti, e si ordinano all'atto compito, ma questo poi non succede. Onde di tutti questi atti interrotti dee spiegarsi il numero. E si avverta, che nel caso in cui non si giunge a compire l'atto, tutti i mezzi esterni posti per eseguire (per esempio) l'omicidio, come la compra dello schioppo, l'apparecchio del medesimo, ed altro, benché sieno in sé atti indifferenti, posti nonperò per compir l'omicidio, se l'omicidio poi non succede, debbono tutti spiegarsi come peccati distinti di numero; poiché tali atti vengon tutti informati dalla malizia del pravo fine. All'incontro in due modi gli atti esterni possono unirsi, e costituire un sol peccato: per 1., quando taluno per lo stesso impeto di passione nello stesso tempo successivamente più volte bestemmia, o percuote il nemico, o tangit turpiter, e cose simili: per 2., quando gli atti esterni si ordinano a consumare il peccato, come chi prende l'armi, va a trovare il nemico, e poi l'uccide; aut qui praemittit verba obscoena, oscula, et postea coit, allora tutti questi atti esterni, e gl'interni (come si è detto sopra) costituiscono un sol peccato; onde allora basta spiegare solamente l'omicidio, o la copula5. Ma se uno rubasse un deposito di 100. ducati in cento volte, checché sentano altri, meglio dicono La-Croix6, e Mazzotta7, che costui commetterebbe cento peccati, benché a principio avesse inteso di prendersi tutto il deposito, perché ciascun furto è separato dall'altro, e tiene la sua propria malizia.


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12. La seconda radice della distinzione numerica è la diversità degli oggetti totali. Perloché diciamo colla sentenza più comune, che commette più peccati distinti di numero chi con un solo colpo di schioppo uccide più persone: chi con un solo discorso scandalo a più uomini: chi con una mormorazione infama molti: chi in una volta fa danno a più persone, o desidera loro male: chi con un solo atto propone di omettere l'officio divino, o il digiuno per più giorni: il confessore, che stando in peccato assolve più persone. La ragione di questa sentenza è, perché lo stesso atto, siccome può comprendere più malizie distinte di specie, così anche può averle distinte di numero. All'incontro commette un solo peccato chi nello stesso atto negasse tre articoli di fede, o chi infamasse il prossimo avanti a più persone. Chi desiderasse ad alcuno diversi mali, povertà, infamia, e morte, se questi mali gli apprende sotto una general ragione di male, come mezzi della ruina di colui, allora commette un sol peccato, e gli basta dire: Ho desiderato male al prossimo. Altrimenti poi, se uno desidera ad un altro questi diversi danni con animo di eseguirli, oppure se glieli desidera specialmente in particolare; perché allora dee spiegare distintamente i mali desiderati, come distinti peccati. Un sacerdote poi, che stando in peccato, nello stesso tempo successivamente amministrasse la comunione a molti, probabilmente non commetterebbe che un sol peccato, perché ella è una sola amministrazione, mentre la comunione amministrata a molti ha ragione di un solo convito spirituale, come dicono molti dd.1.

 




1 Istr. c. 3. n. 41. e 42.

 



2 N. 44-46.

 



3 2. sent. dist. 42. qu. 1. a. 1.

 



4 Istr. c. 3. n. 47.

 



5 N. 48.

 



6 L. 5. n. 170.

 



7 Tom. 1. de consc. c. 2. qu. 4.



1 Istruz. x. 3. n. 50. 51.

 






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