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S. Alfonso Maria de Liguori
Conforto a' novizj

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Mezzi per conservare la vocazione.

 

Il primo mezzo è il fuggire i difetti fatti ad occhi aperti. E sappiasi che il demonio tenta i novizj a commettere difetti, non tanto per far loro fare quel male, quanto per far loro perdere la vocazione; poiché dal commettere i difetti deliberatamente cominceranno a perdere il fervore nell'orazione, nella comunione ed in tutti gli altri esercizj divoti. Il Signore all'incontro giustamente con essi stringerà la mano alle sue grazie, secondo la regola generale di s. Paolo: Qui parce seminat parce et metet 1. Specialmente se i difetti son di superbia, mentre a' superbi resiste Dio e su di loro prende più forza il demonio. E così crescendo da una via la tepidezza al novizio e mancando dall'altra la luce divina, non sarà difficile all'inferno di ottenere l'intento di fargli perdere la vocazione.

 

Il secondo mezzo è sventare la mina, cioè scoprire la tentazione a' superiori. Dicea s. Filippo Neri: La tentazione scoperta è mezza vinta. All'incontro, come la postema chiusa si fa cancrena, così la tentazione occultata diventa rovina. Come in fatti dalla sperienza spesso s'è veduto che quelli i quali dalla tentazione sono stati già smossi e ridotti nel bivio (cioè nel dubbio a deliberare la via da prendere, se la sinistra o la destra), e l'han taciuta, quasi tutti han perduta la vocazione. Sicché allora bisogna farsi forza e comunicarla a' superiori; poiché Dio allora si compiacerà talmente di quell'atto d'umiltà e di quella violenza che si farà il novizio, che subito colla sua luce sgombrerà tutte le tenebre e la confusione.

 

Il terzo mezzo è l'orazione, cioè il ricorrere a Dio, acciocché gli dia la s. perseveranza, la quale (come dice s. Agostino) senza pregare non si ottiene. Ma avverta il novizio, il quale ha già avuta la chiamata da Dio, e poi è tentato d'abbandonarla, avverta (dico) a pregare il Signore, non già dicendo: Signore, datemi luce di ciò ch'ho da fare; perché questa luce già Dio glie l'ha data con chiamarlo; e cercando egli solamente questa luce, facilmente il demonio, travestendosi appunto in angelo di luce, potrà ingannarlo, facendogli apprendere essere luce divina il pensiero di uscirne. Ma dee dire: Signore, giacché mi avete data la vocazione, datemi forza di perseverare. Un certo giovine fu chiamato da Dio a stato religioso, ed essendogli già stata approvata dal suo direttore dopo molte prove la vocazione, si ritirò in quella comunità. I parenti tanto fecero che lo costrinsero ad andare in un luogo terzo a meglio esaminare la sua vocazione; ma di infelicemente, in vece di ritornare dond'era partito, se ne andò alla casa propria, contentando i parenti e disgustando Dio. Avendogli io dimandato poi com'avesse fatto quest'errore, mi disse che avea pregato Dio a dargli luce colla preghiera: Loquere, Domine, quia audit servus tuus; e che, ciò fatto avea risoluto di tornarsene a casa. Io allora gli dissi: O figlio mio, hai sgarrata la preghiera; la tua vocazione era certa, confermata con tanti segni; non dovevi dire: Loquere, Domine, perché Dio già ti avea parlato, ma Confirma hoc, Deus, quod


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operatus es in me. Signore, datemi forza di eseguire la vostra volontà che già mi avete fatta conoscere. Tu hai lasciato di far questa preghiera, e perciò hai perduta la vocazione. Serva la disgrazia di costui per ammonizione degli altri.

 

Avverta di più il novizio in quel tempo in cui è tentato (ch'è tempo di tenebre e confusione) a non aspettare chiarezza di ragioni per quietarsi. Attenda solamente allora ad offerirsi di nuovo a Dio ed a pregarlo con dire: Dio mio, io mi son donato a voi, non vi voglio lasciare; aiutatemi, non permettete ch'io vi sia infedele. E così dicendo e ciò replicando più spesso quando più incalza la tentazione, e comunicandola insieme (come si è detto) a' superiori, certamente la vincerà. Si raccomandi allora con modo speciale anche a Maria ss. ch'è la madre della perseveranza. Un certo novizio vinto dalla tentazione stava già per patirsi dal monastero; ma si fermò inginocchiato a dire un'Ave Maria avanti un'immagine della divina Madre, e subito s'intese ivi inchiodato sì che non poteva più alzarsi; allora egli ravveduto fe' voto di perseverare; indi liberamente si alzò, chiese perdono al maestro e perseverò 1.

 

Termino. Fratello mio, ti prego finalmente, quando sarai tentato in qualunque modo sulla tua vocazione, ti prego (dico) a riflettere principalmente a due cose: La prima, che la grazia della vocazione che Dio ha concessa a te, non l'ha data a tanti altri tuoi compagni, forse meno indegni di te: non fecit taliter omni nationi. Onde trema di essergliene ingrato con voltargli le spalle, perché facendo così ti metterai a gran pericolo di dannarti. Ed in questa vita sta certo che non avrai più pace, tormentato sempre sino alla morte dal rimorso della tua infedeltà. La seconda, quando s'affaccia la tentazione e forse ti dice che se non te n'esci farai una vita disperata che te ne pentirai, che anzi forse ne renderai conto a Dio, e cose simili già dette di sovra, allora poniti avanti gli occhi il punto di tua morte, e pensa che se ora ti trovassi morendo, non ti pentiresti già d'aver seguita la tua vocazione, ma ne sentiresti sommo contento e pace; ed all'incontro proveresti grandi angustie e spine se ti trovassi di averla abbandonata. Pensa a questo, che non la perderai, e riceverai in vita ed in morte quella pace e quella corona che Dio prepara a' suoi servi fedeli in questa vita e nell'altra.

 




1 2. Cor. 9. 6.



1 App. il p. Auriemma Aff. scamb. t. 2. c. 6.




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